La Liguria è la regione in cui l’economia del mare incide di più sul totale di quella territoriale: il valore aggiunto prodotto dalle imprese della blue economy nel 2022 pesava per il 10,6% dell’economia ligure (contro il 3,8% di media nazionale) e nel 2023 si stima un ulteriore crescita fino all’11,9%.
Scendendo a livello provinciale, La Spezia con il 16,8% è la terza assoluta (dopo Trieste 18,9% e Livorno 17,6%) per contributo dell’economia del mare sulla ricchezza complessiva prodotta localmente.
A dirlo è il XII Rapporto nazionale sull’Economia del mare 2024, realizzato dal Centro studi Tagliacarne, Unioncamere, OsserMare, e il contributo dell’Azienda Speciale Informare della Camera di Commercio Frosinone Latina, che è stato presentato oggi, 10 luglio 2024, a Roma.
Secondo il report, l’economia del mare in Italia continua a crescere: nel 2022 ha superato i 178 miliardi di euro, il 10,2% del Pil nazionale, mentre le stime relative al 2023 indicano una crescita di quasi 20 miliardi, arrivando a 197 miliardi di euro.
A livello nazionale le imprese dell’economia blu operative nel 2022 erano 227.975 (pari al 3,8% del totale nazionale, in lieve calo rispetto alle 228.190 del 2021) e hanno superato il milione di occupati.
Il valore aggiunto diretto prodotto dalle imprese italiane nel 2022 è stato pari a 64,6 miliardi di euro (export 10,1 mld). Ogni euro di valore aggiunto diretto dell’economia del mare nel 2022 ha generato altri 1,8 euro (effetto moltiplicatore): complessivamente la filiera arriva a 178,3 miliardi di euro.
Il report – che relativamente allo scorso anno si basa su dati ancora non definitivi – stima che nel 2023 il valore aggiunto diretto abbia superato i 70 miliardi (+10,6% sul 2022) e gli occupati 1,07 milioni, mentre il valore generato dalla filiera si aggirerebbe, come detto, a 197 miliardi di euro complessivi.
Gaetano Fausto Esposito, direttore generale Centro Studi Tagliacarne spiega: «Se le cose vanno come immaginiamo, e lo scopriremo solo il prossimo anno, secondo noi nel 2023 abbiamo avuto un ulteriore incremento dell’economia del mare, che ci porterebbe a sfiorare per la prima volta i 200 miliardi di euro. Quello che guida tantissimo – spiega – è il turismo: siccome vediamo che sta andando bene in molte aree del Paese, siamo abbastanza confidenti che questa prima anticipazione che abbiamo fornito per il 2023, che ci porta al 10,5% del Pil italiano, potremo confermarla».
Entrando nel dettaglio della Liguria, la crescita maggiore del numero di imprese dell’economia del mare nel periodo 2019-2023 è nello spezzino: qui la forbice stimata dal report è di un incremento del 10,8%-25,5% delle imprese. In positivo anche i territori di Imperia e Savona, entrambi con una crescita tra lo 0,9% e il 6,1%. Più indietro la provincia di Genova per cui la variazione è compresa tra -8,7% e 0,8%.
I diversi settori che compongono l’economia del mare hanno una diversa capacità di moltiplicazione, spiega Esposito: «I settori che hanno maggiore capacità di integrarsi con gli altri e produrre valore sono trasporti e logistica; sui territori dove ci sono più trasporti e logistica c’è un effetto di sviluppo ulteriore rispetto alla produzione, poi viene la cantieristica e la ricettività. Questi sono i settori guida».
Secondo il report, in Italia il moltiplicatore medio stimato per il 2023, come detto, è 1,8: significa che per ogni euro speso nei settori direttamente afferenti alla filiera mare se ne attivano altri 1,8 nel resto dell’economia: in Liguria tale moltiplicatore risulta il più alto più alto di tutta Italia (2,7) proprio per la composizione del mix dei settori che ne caratterizzano l’economia: la specializzazione del comparto cantieristica, trasporti e logistica a Genova e nel Levante (La Spezia è la quinta provincia assoluta con un moltiplicatore pari a 2,9) e di trasporti e logistica e, soprattutto, ricettività nel Ponente.