Connettività, infrastrutture, blue economy, efficientamento energetico, assetto idrogeologico, formazione, orientamento e politiche attive del lavoro, marketing sanitario e silver economy, turismo e cultura, sostegno agli investimenti. È il decalogo dei progetti necessari per lo sviluppo dell’economia del Tigullio elaborato dal Gruppo Territoriale del Tigullio di Confindustria Genova in base a un sondaggio eseguito tra le aziende associate. I suggerimenti delle aziende sono stati poi approfonditi e, laddove possibile, integrati dalle indicazioni fornite dagli operatori politici e/o economici interessati. Il decalogo è stato presentato ieri a Chiavari all’assemblea del Gruppo Tigullio che ha confermato Giancarlo Durante alla presidenza.
Ecco i dieci progetti, ciascuno con il valore il valore dell’investimento richiesto e le tempistiche.
L’attuazione dei dieci progetti troverebbe le leve necessarie nelle potenzialità del Tigullio. Sul territorio si trovano le sedi legali e operative di numerose imprese di medio-grandi dimensione e un tessuto di piccole aziende trasversali ai principali settori merceologici. La conformazione e la posizione geografica del Tigullio permette di sfruttare sia i vantaggi in termini di attrattività del turismo (soprattutto balneare), sia le specializzazioni manifatturiere che nel tempo sono andate consolidandosi sul territorio, anche grazie alla vicinanza con Genova e il suo porto. Le 13.133 imprese tigulline contano una forza lavoro di 37.192 addetti; 907 di esse sono attività manifatturiere, per un totale di 5.800 addetti. Proprio la manifattura è il settore portante dell’economia del territorio, che esprime eccellenze nella cantieristica navale, nell’energia e nella metalmeccanica-impiantistica, connessa a industrie chiave come l’automotive e ai settori high-tech. Tra i servizi la prima menzione riguarda gli operatori e le aziende del turismo, che trovano negli 1,8 milioni di presenze annui una forte domanda di servizi, per la metà relativa a visitatori esteri, con capacità di spesa elevata. La popolazione dell’area può inoltre vantare la possibilità di accesso a servizi sanitari di riconosciuta qualità, in particolare nell’ambito riabilitativo. Un ruolo importante è poi in capo agli operatori locali legati all’offerta formativa, tecnologico-digitale e di animazione imprenditoriale.
Il Tigullio è un comprensorio territoriale di 711 kmq, parte integrante della Città metropolitana di Genova. È costituito principalmente dai comuni costieri di Portofino, Santa Margherita Ligure, Rapallo, Zoagli, Chiavari, Lavagna, Sestri Levante e dai territori delle valli interne (val Fontanabuona, val Graveglia, valle Sturla, val d’Aveto e val Petronio). Nel complesso sono 27 i Comuni del territorio per una popolazione di 138.018 abitanti.
Sono obiettivi ambiziosi quelli del catalogo ma realizzabili secondo l’assessore regionale allo Sviluppo economico Alessio Piana. «Credo che questa giornata sia stata utile – ha dichiarato l’assessore a Liguria Business Journal – sono stati posti degli obiettivi ambiziosi in una logica di rete e di sistema non solo con i territori della città metropolitana ma della Liguria tutta. E sicuramente l’amministrazione regionale, per competenze e per possibilità, riesce a dare risposte alle esigenze dei vari territori, comprese quelle del Tigullio».
Il Tigullio ha le carte in regola e anche la volontà dei suoi imprenditori per puntare a un ulteriore sviluppo ma deve fare i conti con fattori che vanno ben oltre il suo territorio. «Dopo le emergenze che ci sono avute negli ultimi anni – spiega il presidente Durante – il sentiment è cambiato, si nota ottimismo, volontà di tenuta, di lavorare insieme. Però sopraggiungono nuove difficoltà. Comportate dal contesto nazionale. Negli ultimi quattro anni abbiamo avuto emergenze di ogni tipo e devo dire che le abbiamo superate in una maniera dignitosa ma la normalità non può essere una continua emergenza. Ci sono i conflitti internazionali, cala la produzione industriale a livello europeo e nel nostro paese l’automotive è in difficoltà anche a causa della la Germania che è il nostro maggior cliente per quel che riguarda la componentistica, e c’è una politica di Stellantis che non è più italocentrica ma rivolta ad altri paesi. E ci sono i problemi posti dalla transizione energetica. Gli obiettivi di sostenibilità ambientale vanno rispettati ma in maniera equilibrata a livello mondiale. C’è bisogno di una ridefinizione di questi obiettivi, che vanno gestiti in maniera più equilibrata e con scadenze molto più raggiungibili e accessibili anche per le piccole imprese. L’industria europea dell’auto non può essere penalizzata a favore di quella degli Stati Uniti e della Cina. Non possono essere i paesi Ue, che tra l’altro producono un inquinamento minimo a livello globale, a risanare i mali del mondo».