“Con l’approvazione del DL ex Ilva oggi (ieri) al Senato il governo, per quanto in modo tardivo e insufficiente, ha finalmente dato un segnale per il rilancio. Un segnale anche per Genova grazie all’approvazione della nostra richiesta di mettere urgentemente in atto tutte le azioni necessarie a far ripartire la produzione di banda stagnata a Genova e a riprendere gli interventi di messa in sicurezza dell’impianto, come ripetutamente richiesto dalle organizzazioni sindacali”, così i senatori Lorenzo Basso e Annamaria Furlan dopo l’approvazione della loro richiesta durante la seduta dell’Aula del Senato.
“Con l’approvazione del nostro ordine del giorno – proseguono i senatori Dem – il governo si impegna a sbloccare una situazione ormai insostenibile. Da parte nostra vigileremo affinché alle parole seguano i fatti e questo impegno del Ministro si trasformi in azioni concrete per sbloccare la situazione e permettere allo stabilimento ex Ilva di Genova di riprendere la produzione in modo efficace”.
“È necessario – concludono Basso e Furlan – muoversi con urgenza per rilanciare lo stabilimento di Acciaierie d’Italia di Genova Cornigliano, nel quale sono occupati 985 addetti diretti e che riveste un’importanza strategica fondamentale per il tessuto economico della città e del Paese. La produzione di acciaio zincato presso lo stabilimento di Genova Cornigliano è passata dalle 399 mila tonnellate del 2022 a 287 mila tonnellate nel 2023. Mentre la produzione di banda stagnata è scesa a sole 79 mila tonnellate a fronte di una capacità produttiva di 220 mila tonnellate annue: la causa l’impossibilità di Acciaierie d’Italia di pagare prima della consegna l’azienda che forniva l’acido cromico, necessario per la produzione della banda stagnata, così quest’ultima ha sospeso le forniture. In questo modo lo stabilimento ha subito il fermo di una linea produttiva dell’impianto, facendo sì che la fabbrica al momento lavori al 20% della propria capacità. Siccome la domanda di banda stagnata, fondamentale per l’industria alimentare, non è affatto diminuita sul mercato la sospensione della produzione è ancora più dannosa”.