Una ricerca sui giovani migranti (18-30 anni) ospitati dalle strutture di accoglienza genovesi per promuovere l’occupabilità, creando un tavolo permanente con proposte concrete. E quanto hanno realizzato, in un anno di lavoro, il Rotary Club Genova Nord in collaborazione con Cna Genova e l’Università degli studi di Genova.
I primi risultati di questa ricerca sono stati presentati presso la Sala del Bergamasco, nella sede della Camera di Commercio di Genova. I dati sono stati commentati dai rappresentanti della Associazioni che hanno collaborato: Manuel Fico per Caritas, Marco Vagnozzi per Ceis, Simone Blangetti per Fondazione Migrantes alla presenza di Paolo Bufalini (dirigente responsabile del Settore sistema della formazione di Regione Liguria), Paolo Sottili (direttore generale Alfa Liguria), Raffaella Bruzzone (Camera di Commercio) Sandro Clavarino (Ufficio Scolastico Regionale), Claudio Banci (Confindustria Genova), Nicola Visconti (Assoceic) e Silvia Bisso (Cenfop), Clotilde de Rege (presidente Associazione Tutori Riuniti Liguria). Il dibattito è stato estremamente interessante, con interventi e proposte da parte di tutti i partecipanti.
«Per questo progetto siamo partiti dall’iniziativa del Rotary ‘Piazza del lavoro’, che si proponeva di favorire l’inserimento di giovani in cerca di lavoro», spiega il responsabile della Commissione Progetti del Rotary Club Genova Nord Piergiorgio Marino, affrontando innanzitutto il problema della occupabilità dei giovani extracomunitari su sollecitazione di Don Andrea Parodi della Curia Genovese, per poi estendere l’analisi ai giovani inoccupati genovesi.
Diversi sono stati i problemi ravvisati: dal mismatch tra domanda e offerta alla scoperta dell’elevato numero di neet italiani e stranieri.
«Partendo da queste considerazioni – continua Barbara Banchero, membro del Rotary Club Genova Nord e segretario di Cna Genova – abbiamo pensato di proporre un lavoro scientifico per parlare con i giovani, e non dei giovani».
«Se oggi siamo riusciti a ottenere dei risultati interessanti – sottolinea il presidente del Rotary Genova Nord Marco Carbone – è stato grazie alla collaborazione di tante professionalità rotariane che hanno lavorato al progetto: oltre a Barbara e Piergiorgio, Massimo Sola ed Enrico Di Bella».
«La ricerca – racconta Enrico Di Bella, professore di statistica dell’università di Genova – è partita da un’analisi più generale sui giovani per poi focalizzarsi sui giovani immigrati della fascia d’età 18-30 anni. Nel progetto sono state coinvolte le strutture di accoglienza gestite della Caritas, dal Ceis e da Migrantes. In un anno di lavoro sono state realizzate un’ottantina di interviste ai ragazzi ospiti delle strutture e ai responsabili delle associazioni, con la collaborazione di Davide Valenzona».
«I risultati che abbiamo presentato ieri sono molto interessanti e siamo sicuri che potranno essere utilizzati per creare un tavolo permanente con proposte concrete – aggiunge Massimo Sola -. Tra gli spunti emersi: la necessità di migliorare la conoscenza della lingua italiana per accedere alle proposte di lavoro, la creazione di corsi di formazione accessibili ai migranti, il riconoscimento dei titoli acquisiti nei paesi di origine e il problema abitativo dei neo-lavoratori che sono assistiti nelle strutture di accoglienza».
«Partendo da questi spunti sono convinta che si possano trovare alcune soluzioni sperimentali per favorire l’inserimento lavorativo dei giovani migranti ospitati sul territorio – prosegue Banchero – Da percorsi di lingua italiana concomitanti alla formazione pratica, passando per un’alternanza accessibile ai giovani migranti, le possibilità sono molte. Il mio auspicio, condiviso anche da Don Andrea Parodi, è che da questo lavoro si possano individuare soluzioni concrete e durature per dare una risposta ai giovani e alle nostre imprese».
«La seconda fase del progetto – conclude Di Bella – già finanziata dal Distretto 2032 del Rotary International che comprende i Club della Liguria e delle province piemontesi di Alessandria, Asti e Cuneo, si focalizzerà sui giovani neet italiani, con l’obiettivo di comprendere meglio anche questo fenomeno da un punto di vista non solo statistico, ma anche sostanziale».