Stefano Bigliazzi è il nuovo presidente di Legambiente Liguria. Succede allo storico presidente Santo Grammatico, alla guida dell’associazione ligure dal 2011.
La nomina è avvenuta sabato 21, durante l’assemblea regionale dei soci che ha eletto gli organismi dirigenti e nominato i delegati e le delegate al Congresso nazionale che si svolgerà a Roma dal 1 al 3 dicembre.
Eletti come vicepresidenti regionali Alice Micchini e Stefano Sarti; riconfermato il direttore Federico Borromeo ed eletto i membri del direttivo regionale: Paola Esposito, Manuela Mercatelli, Massimo Maugeri, Daniele Salvo.
Bigliazzi, 58 anni, genovese, è avvocato penalista e co-presidente del Centro di Azione Giuridica di Legambiente nazionale. Attivo nell’associazione da 25 anni, ha seguito come parte civile i processi Diaz, Bolzaneto e Jolly Nero, ha difeso Legambiente come parte civile nei processi Stoppani, Ilva, Acquasola, TirrenoPower.
Questo il commento del neopresidente Bigliazzi: «Difficile trovare le parole per salutare un amico come Santo. Conosco Santo da oltre 30 anni, da prima ancora della nostra militanza in Legambiente. Lo ricordo il 19 luglio 2001, giorno della manifestazione dei migranti, con un gruppo di ragazzi ed un alberello sulle spalle, durante il G8. Sono entrato nel direttivo di Legambiente Liguria 12 anni fa, quando Santo è diventato Presidente, ed abbiamo condiviso battaglie, problemi e soddisfazioni. Faremo l’impossibile per portare avanti tutto quanto ha fatto in questi anni, non sarà facile, ci mancheranno la sua capacità e la sua competenza e ci mancherà un amico con cui camminare insieme».
Il congresso Legambiente Liguria si è svolto presso il circolo Arci Zenzero e ha coinvolto i circoli regionali da Lerici al ponente ligure, aprendosi alla partecipazione di associazioni, organizzazioni, cittadini e studenti.
Durante la giornata sono stati affrontati alcuni dei temi che più stanno a cuore all’associazione del cigno verde: la necessità di uscire dall’economia delle fonti fossili; attuare una strategia per la mitigazione dei cambiamenti climatici; implementare l’economia circolare realizzando impianti di trasformazione e trattamento delle materie prime seconde; ripensare gli spazi urbani liberandoli dalle eccessive pressioni antropiche e investire di più su parchi e aree verdi.
La discussione è iniziata con la presentazione della relazione “Cantiere Liguria 2030” che fotografa lo stato di salute della nostra regione.
«La crisi ambientale, climatica, sociale si fa sentire in maniera pesante anche nella nostra regione – ha spiegato il direttore Borromeo – Una regione in cui si sono commessi crimini ambientali legati al ciclo dei rifiuti e del cemento tanto da farci emergere nei rapporti “Ecomafia” stilati dalla nostra associazione; con uno sviluppo delle energie rinnovabili ridicolo rapportato alle potenzialità presenti sul nostro territorio; con una politica verso i parchi naturali regionali tesa a svuotarli dall’interno, togliendo risorse e competenze per poi recitare il mantra dei territori abbandonati e non adeguatamente presidiati dai parchi stessi; in cui lo sviluppo turistico viene vissuto in maniera quantitativa (emblematico il caso dell’inquinamento da navi da crociera che coinvolge tutti e tre i principali porti liguri Genova, La Spezia, Savona); una regione che invece di incentivare il sistema pubblico dei trasporti, sia cittadino che ferroviario, privilegia le grandi opere viarie autostradali e ferroviarie (gronda e terzo valico) che costituiscono una forte aggressione del territorio con conseguenze e impatti ambientali».
È stato evidenziato il caso della nave rigassificatore Golar Tundra che il presidente Toti – senza un confronto pubblico – ha deciso di spostare da Piombino a Vado Ligure proponendo ancora una volta un modello energetico basato sul gas e quindi sulle fossili – che dovrebbero essere invece bandite dalla nostra regione – e mettendo così a rischio persone e territorio.
Per quanto riguarda il Parco nazionale di Portofino, Legambiente Liguria ricorrerà in giudizio contro la scelta del ministero dell’ambiente che, accogliendo la richiesta della Regione Liguria, ha riperimetrato il Parco riducendo il territorio protetto di circa 4 mila ettari senza ascoltare quei comuni che invece chiedevano di poter entrare nel Parco (Zoagli, Rapallo, Coreglia e l’area di Chiavari).
«Se il Parco di Portofino deve essere nazionale deve includere almeno le aree che la stessa Regione Liguria nel corso del tempo ha individuato come aree da preservare. Un parco di mille ettari non è giustificabile e non serve né all’ambiente della Liguria, né al Paese. Nella Regione che vanta il parco più piccolo d’Italia – Il Parco delle Cinque Terre – non se ne può proporre uno ancora più piccolo anche alla luce delle richieste di tutelare almeno il 30 per cento del territorio» ha spiegato Massimo Maugeri, consigliere della Comunità del Parco.