Fuori le proteste, dentro un dibattito che ha visto qualche marcia indietro e alcuni chiarimenti. Il rigassificatore di Vado Ligure è protagonista di un consiglio regionale monotematico. La maggioranza ha respinto la richiesta dell’opposizione di interrompere la procedura per accogliere a Vado Ligure, a meno di 3 km dalla spiagge savonesi, la nave rigassificatrice Golar Tundra, che nei piani del governo si dovrà spostare da Piombino.
«La maggioranza ha finalmente calato la maschera − afferma Roberto Arboscello, consigliere del Pd − votando contro la nostra risoluzione che chiedeva di sospendere la procedura che prevede il rigassificatore tra Vado e Savona, ha espresso chiaramente qual è la sua posizione. Dopo mesi di silenzio assordante anche i consiglieri regionali di maggioranza del territorio savonese, costretti a esprimersi con un voto, hanno approvato lo spostamento di Golar Tundra tra Vado e Savona e ora tutti sanno che anche i consiglieri regionali savonesi eletti sono favorevoli alla scelta scellerata del presidente Toti».
Il commissario e presidente della Regione Liguria Giovanni Toti spiega, come riportato dall’Agenzia Dire: «Il percorso per l’autorizzazione e l’eventuale collocazione è semplicemente all’inizio, avremo modo di confrontarci compiutamente su tutti gli aspetti. Ho grandissimo rispetto per chi protesta, anche e soprattutto quando dice cose che non condivido. Ne ho un po’ meno per chi alimenta paure e sospetti. Sul piano energetico nazionale si deve esprimere il Parlamento e, comunque, è stato elaborato dal ministro Cingolani, approvato da tutta la maggioranza che sosteneva il governo Draghi, e prevede un mix tra gas e rinnovabili».
La disponibilità della Liguria era stata data al governo Draghi, non al governo Meloni, spiega Toti. Era stato proprio il governo Draghi ad aver scelto Piombino, al di là della volontà dei territori. Toti dice di non voler scaricare sul governo questa responsabilità perché è una responsabilità che condivide.
Toti non sa se quella nave avrà tutte le autorizzazioni. «Sarà tutto sottoposto a valutazione di impatto ambientale nazionale, ma nessuno ha avuto il buonsenso di aspettare quelle valutazioni per esprimersi su quel progetto, avete già avuto un pregiudizio su quello che la Valutazione di impatto ambientale dirà. E se dicesse che quello è il posto perfetto in tutta Italia? Sarebbe opportuno lasciare che si esprimessero gli organi competenti, che lo faranno a differenza di quanto successo in Toscana, perché qui non c’è nessuna procedura d’urgenza».
Il governatore aggiunge di poter «stimare chi dice che è disposto ad andare incontro alla decrescita, per puntare solo sulle rinnovabili; molto meno chi va oltre la sindrome Nimby, dicendo sì a Roma e no sul territorio. Io penso che questo Paese debba imparare a dire sì, anche se questi richiedono fatica». Poi, contesta chi parla di mancato confronto: «Non sta né in cielo né in terra. Il confronto si fa con la struttura commissariale, l’ente Regione, i sindaci del territorio. Il progetto si sta modificando proprio sulla base di suggerimenti opportuni e utili dei territori. Il confronto lo avremo in Provincia di Savona, da qui a qualche giorno, dove abbiamo convocato anche i consigli comunali. Se qualcuno il confronto lo intende come la corrida in piazza, è fuori dalle regole della democrazia rappresentativa».
Toti ricorda che il porto di Vado è il più vicino alla rete nazionale del gas e replica a chi gli dice che il rigassificatore lo vuole solo lui: «Mi sento di essere accompagnato dai milioni di cittadini italiani su cui è ricaduto, hanno pagato il caro bollette».
Durante la mattinata la Lega ha ritirato la richiesta di compensazioni per un miliardo di euro a fronte dell’installazione al largo di Vado Ligure della nave rigassificatrice Golar Tundra, trasformandola in una molto più generica richiesta al governo di “individuare risorse adeguate per la realizzazione di opere di accompagnamento destinate a infrastrutture e progetti di valorizzazione, sviluppo e rilancio del territorio savonese per tutte le comunità coinvolte dal progetto”. Il testo della Lega chiedeva anche agevolazioni per le bollette delle famiglie e una modifica del progetto, vista la disponibilità di Snam a rivedere il tracciato del gasdotto per evitare interferenze con le coltivazioni di pregio. Mai motiva il ritiro spiegando di aver ricevuto le opportune rassicurazioni sul fatto che il gasdotto non passerà sotto la piana agricola di Quiliano e che verrà aperto un tavolo di confronto tra governo e Regioni sulle opere compensative.
Intanto Legambiente invia alcune osservazioni a Regione e ministero. «Lo spostamento del rigassificatore da Piombino a Vado causerà un impatto ambientale irreversibile e notevoli rischi per i residenti − sostiene Dario Franchello di Legambiente Savona − tale gas ha un potere climalterante, fino a 85 volte superiore all’anidride carbonica, e pertanto non può essere considerato una risorsa rinnovabile, a discapito della decisione Ue di inserirlo nella tassonomia delle attività ecologicamente e socialmente sostenibili, sia pure nel periodo transitorio».
Nelle osservazioni viene sottolineato che “il gas freddissimo, a contatto con l’acqua di mare, molto più calda, inizierebbe a ribollire, a evaporare e formare una pericolosa nube. Questa nube di metano evaporato rimarrebbe più fredda e più densa dell’aria e potrebbe viaggiare sfiorando la superficie marina, spinta dal vento, verso la terraferma. Scaldandosi lentamente, la nube comincerebbe a mescolarsi con l’aria. Una miscela fra il 5 e il 15 percento di metano con l’aria è esplosiva”. Preoccupazioni anche per gli animali, soprattutto per quelli che vivono nel Santuario Pelagos. «Ci chiediamo l’utilità di questa scelta − aggiunge Franchello − visto che, lo scorso anno, il nostro Paese ha esportato oltre 4,5 miliardi di metri cubi di gas fossile: il triplo del 2021, 11,5 volte in più rispetto al 2005. Mentre i consumi interni sono calati del 10% rispetto al 2021». Legambiente Liguria, infine, ribadisce l’urgenza del graduale abbandono delle fonti di energia fossile e sottolinea la necessità di investire le pubbliche risorse in fonti di energia rinnovabile.