La novità del progetto della Nuova Diga Foranea, di cui è stata posata la prima pietra oggi (in realtà si è trattato di un’immersione di ghiaia), è che occorrerà una palificazione molto più profonda, per poter consolidare lo strato di ghiaia sotto il basamento in un fondale che ha un limo di 12 metri contro i 6 metri della stima iniziale. Confermata dal presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini la costruzione dei cassoni di minor dimensioni a Pra‘, nonostante Vado Ligure avesse dato disponibilità a prendersi in carico tutta la fabbrica.
«La regola di buon senso − spiega Signorini − porta a diversificare i rischi: è opportuno avere almeno due siti. Ci orientiamo anche con un piano C di un terzo sito che è l’opzione Piombino. Dobbiamo comunque ancora avere interlocuzione con gli enti locali per capire quanti di questi cassoni saranno fatti nei due siti».
Il sindaco e commissario Marco Bucci tenta di rassicurare: «Cercheremo di fare meno cassoni possibili a Pra’».
Sulle obiezioni recenti, alcune effettuate anche da tecnici qualificati, sul fatto che si tratti di un’opera realizzata a una profondità proibitiva su un fondale fangoso, Signorini commenta: «Le obiezioni vanno considerate e ponderate. Quest’opera è monitorata da un centinaio di persone. Non abbiamo preoccupazioni».
Il sindaco sottolinea: «Ho fatto tanti progetti nella mia vita. Le preoccupazioni ci sono sempre, fino al giorno dell’inaugurazione e anche il giorno dopo. Ci saranno centomila intoppi tecnici, ma siamo qui per risolverli tutti, come si fa con tutti i progetti. Ci sono tanti tecnici che hanno fatto proposte alternative, alcuni sono stati ascoltati, altri hanno proposto cose che non stanno in piedi, come mettere i depositi costieri sulla diga, che è impossibile perché non c’è abbastanza volume per fare le pipeline. Nessuno è perfetto. Si può anche fare un fondale più basso, però non serve. Sciusciâ e sciorbî no se peu. Purtroppo il fondo marino va così, se la fai più vicino c’è meno spazio e così non serve».
La realizzazione è affidata al consorzio PerGenova Breakwater, guidato dal Gruppo Webuild insieme a Fincantieri infrastructure, Fincosit e Sidra.
L’opera sarà realizzata circa 450 metri più al largo di quella attuale e poggerà su fondali fino a una profondità di 50 metri. In questo modo potranno accedere in sicurezza al porto di Genova anche le navi più lunghe di 400 metri e larghe 60 e delle navi da crociera della classe World di Msc. Lo spazio che verra a crearsi consentirà anche di separare i flussi di transito con approdo differenziato, dividendo ad esempio il traffico mercantile da quello croceristico, aspetto benedetto anche dai piloti del porto di Genova: «La sicurezza c’è sempre, ma con la nuova diga avremo più spazio per le manovre di evoluzione − conferma Danilo Fabricatore Irace, capo dei piloti − il vero segreto di quest’opera è mantenere le due entrate separate in modo che il porto possa avere un’accessibilità nautica raddoppiata, con l’attuale imboccatura per il traffico del porto antico ed eventualmente del Sech e quella nuova per tutto l’accesso verso Bettolo e l’aspetto commerciale di Sampierdarena».
Due le fasi di realizzazione: nella prima, finanziata con il fondo complementare al Pnrr e il cui termine è previsto a novembre 2026, sarà realizzato il nuovo ingresso da levante, largo oltre 300 metri, e sarà esteso lo spazio di manovra per le navi; nella seconda fase, che verrà conclusa nel 2030, sarà completato l’ampliamento del canale di Sampierdarena. La nuova Diga foranea avrà uno sviluppo complessivo di 6.200 metri, con la costruzione di 4.125 metri previsti nella prima fase.
«Il cronoprogramma prevedeva la partenza dei lavori il 4 maggio, quindi non abbiamo oggi motivi per non confermare la scadenza» conferma Signorini.
Il costo è di 950 milioni, di cui 600 del Pnrr, 100 milioni dalle amministrazioni regionale e territoriali, 250 a valere sulle risorse dell’Autorità portuale tramite mutuo con la Banca europea degli investimenti.
Signorini risponde anche alle critiche sull’imponenza economica dell’opera: «Non è costosa, anche in esito alle prime indagini della progettazione esecutiva. Sull’importo di gara l’aggiudicazione è avvenuta con uno sconto significativo e inoltre avevamo preoccupazione del caro materiali che invece si sta attenuando».
La diga si inserisce in un complesso disegno che prevede anche il rafforzamento di tutte le infrastrutture non solo attorno al porto, ma anche a livello italiano ed europeo. Questa opera rientra nel corridoio Reno-Alpi delle reti Ten-T europee, che da Genova arriva fino a Rotterdam, toccando le principali aree produttive in Europa.
Durante la cerimonia il consigliere regionale di opposizione Ferruccio Sansa ha mostrato uno striscione con su scritto “Firma Salvini, guadagna Salini, pagano i cittadini”. Il ministro ha risposto dal palco: «Non ho capito perché Salvini dovrebbe fare favori a Pietro Salini. Ognuno fa il proprio lavoro. Alcune persone contesterebbero persino l’essere al mondo in generale. Il Ponte sullo Stretto non è il Ponte di Messina ma il Ponte dell’Italia e dell’Europa. Credo vi sareste risparmiati il “modello Genova”. Oggi mi chiedono tutti “dammi il commissario”. Se non è più eccezione ma prassi vuol dire che la legislazione non va bene. Allora abbiamo varato il nuovo codice degli appalti che dà fiducia a sindaci e imprese».
Per realizzare il basamento saranno impiegati 7 milioni di tonnellate di materiale roccioso, sul quale verranno posizionati i 97 cassoni in cemento armato alti fino a 33 metri, larghi fino a 35 e lunghi circa 67 metri.
La costruzione della Diga impiegherà circa 1.000 persone e numerose imprese del territorio, anche il ministro Matteo Salvini si è raccomandato dal palco della cerimonia sul coinvolgimento delle aziende locali.
Pietro Salini, a.d. di Webuild, dichiara: «La Nuova Diga Foranea di Genova è il sogno di un Paese che pensa al futuro, ai nostri figli, a come essere competitivo nel mondo e a come realizzare velocemente infrastrutture che ci sono necessarie. È evidente che abbiamo davanti una sfida importante, per condizioni e difficoltà tecniche, ma vorremmo che ci fosse nel Paese quell’afflato che ha accompagnato la ricostruzione degli anni Cinquanta. Quest’opera non è la sfida di Webuild o del governo, ma di tutto il Paese che deve riuscire ad avere opere innovative e strategiche. Il nostro è un paese cresciuto poco negli ultimi 20 anni rispetto ad altri Paesi europei, per tante ragioni, e spesso ci diciamo erroneamente che non siamo capaci di realizzare le opere che ci servono quando invece abbiamo capacità straordinarie, che hanno riempito il mondo di innovazione e idee. Allo stesso modo, noi con Fincantieri e Fincosit, metteremo tutto il nostro impegno e le nostre competenze nel realizzare la nuova diga entro il 2026, cercando di ripetere il miracolo della costruzione record del nuovo Ponte Genova San Gorgio. Come ci siamo riusciti? Ce l’abbiamo messa tutta noi, e con noi il Paese, la città, la regione, perché ognuno voleva contribuire a suo modo a realizzare un’opera che riteneva necessaria per la città».
Sul tema della competitività del Paese anche Salvini aggiunge: «Conto che questa mattina non solo venga posata la prima pietra della nuova diga, ma comincia un nuovo movimento culturale, a prescindere dai partiti, che pretenda dei sì. Le opere pubbliche a questo Paese servono perché senza sviluppo, industria e manifattura non andiamo da nessuna parte. Viva la diga. Siccome i professionisti del no sono bravi a farsi ascoltare perché qualunque cosa venga proposta non va bene a prescindere per ideologia, ho bisogno che la maggioranza silenziosa genovese, ligure, italiana dei sì, che vuole lavoro, sviluppo, bellezza, sicurezza e ricchezza si faccia sentire Grazie all’italia del sì in questa sala». Salvini ha anche ringraziato l’ex ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli (Pd), presente in sala, che ha sostenuto l’opera.
Anche il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti si esprime in merito: «Oggi affondiamo anche quella politica che tende a distruggere anziché costruire. Chi pensa che qualcosa sia impossibile, dovrebbe evitare di disturbare chi ce la sta facendo. Finalmente il giorno è arrivato: oggi è il giorno in cui, senza retorica, siamo al cospetto della storia. Cambiamo. E la storia vuole che parta negli stessi giorni dei Mille da Quarto: credo che sia davvero l’ultima tappa di un nuovo risorgimento. Questo è un grande momento in cui tutti dovrebbero riconoscersi come genovesi, liguri e italiani e penso che ogni polemica sia davvero fuori luogo».
Salini spiega che oggi inizia il test, «che però test non è perché se tutto funziona, come ci aspettiamo, diventa parte della costruzione. Nei prossimi giorni arriveranno i risultati. Ora iniziamo a farla, poi vedremo tutti i progetti per migliorarla. Non è un test elettorale, è un test tecnico: è importante la differenza, non è che si inizia oggi e domani mattina si chiude il cantiere e si va via. Il cantiere comincia oggi e andrà avanti, pensiamo che questa sia già l’opera definitiva».