Quattro macro temi su cui catalizzare le iniziative dei soggetti culturali pubblici, trainando magari anche il privato. Il tavolo della cultura del Comune di Genova ha prodotto il piano strategico della cultura 2023-2026.
Il mare quest’anno, legato all’arrivo della Ocean Race, il Medioevo nel 2024, con il Museo di Sant’Agostino che sarà il centro di tutto, l’Ottocento nel 2025 e la trasformazione urbana e l’innovazione tecnologica nel 2026.
La presentazione, a cura del sindaco Bucci, di Giacomo Montanari coordinatore del Tavolo e di Serena Bertolucci, direttore di Palazzo Ducale, ha visto partecipi anche Davide Livermore, direttore del Teatro Nazionale, e Claudio Orazi, sovrintendente del Teatro Carlo Felice.

Per l’occasione è stato anche rivelato il logo ufficiale di Genova capitale italiana del libro: un’onda che si tramuta in pagine. Annunciata anche la ricerca di un coordinatore del progetto legato alla capitale del libro e interlocuzioni con le aziende del Terzo Settore per rimpolpare il personale delle biblioteche. Sul city logo, che supererà Genova more than this, invece ci sta lavorando l’Accademia Ligustica di Belle Arti.
«La cultura è educazione delle emozioni e dei comportamenti dei cittadini − afferma Montanari − abbiamo voluto dare questa vision per l’eccezionalità del sistema culturale nel nostro quotidiano. Siamo dunque partiti dalle cose che succedono sul territorio. Per noi la cultura è strumento di cittadinanza».
I pilastri del piano sono: qualità, identità, internazionalizzazione, giovani, occupazione.
La strategia attraverso cui realizzarli sono la rete e l’ampliamento dell’offerta, l’accessibilità, il prodotto, l’innovazione e l’impresa, il lavoro.
La declinazione operativa della strategia si svilupperà attraverso questi obiettivi: determinare la conoscenza e l’attenzione al territorio anche in chiave di recupero e
rigenerazione; realizzare e consolidare partnership tra i vari protagosnisti della cultura cittadina; permettere e sostenere l’inclusività, l’apertura e la condivisione tra gli individui; rendere attrattiva la città dal punto di vista turistico soprattutto per le fasce
giovani della popolazione; promuovere modelli di sviluppo economico culturale sostenibili e compatibili con la realtà dello spazio urbano; accrescere il welfare dei cittadini, il buon vivere collettivo e i comportamenti virtuosi dei cittadini.
«Il lavoro di squadra porta all’individuazione di un filo comune − afferma Bucci − con obiettivi condivisi a cui dovranno tendere tutti quelli che fanno cultura a Genova. E questo porta anche maggior interesse da parte dei turisti. La cultura è un formidabile acceleratore di ricchezza ed economica, strumento fondamentale per promuovere identità, appartenenza, inclusione e coesione. Il nostro obiettivo è quello di alzare il livello culturale della città».
Piano strategico della cultura
«Abbiamo deciso di dedicare un anno slla Genova dell’Ottocento − aggiunge Montanari − perché è un’epoca un po’ dimenticata. Vogliamo puntare un faro per far conoscere e favorire il recupero di luoghi come il cimitero monumentale di Staglieno. Ora è stato aperto anche il sito Unesco, un portale dedicato che non è stato facile da costruire perché l’Unesco è un ente sovranazionale, ma abbiamo anche idea di investire in arte contemporanea».
Presto, entro l’estate, arriverà un bando per la direzione del Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce, che però dovrà subire un restyling architettonico per l’accessibilità di tutti i piani, ma il Comune intende valorizzare anche tutta la tradizione dei galleristi in città.
«Intendiamo anche valutare l’impatto degli eventi − aggiunge Montanari − tracciandone gli effetti non solo a livello economico ma a anche sociale».
Per l’anno del Medioevo è allo studio un complesso progetto per la riqualificazione e riallestimento totale di quello che si punta a far diventare Sant’Agostino il Museo medievale più importante d’Europa.
«Abbiamo anche l’ok per l’acquisizione dai privati di tutta Torre Embriaci, per cui è previsto un progetto di messa in sicurezza e riapertura al pubblico assieme alla Torre Grimaldina» aggiunge Bucci.
«Il piano mette in evidenza il ruolo strategico di Palazzo Ducale, un nodo importante in una rete che deve essere sempre più allargata è rafforzata − sostiene la presidente di Palazzo Ducale, Fondazione per la cultura Serena Bertolucci − l’attività che sarà messa in campo sarà il più possibile accessibile e coinvolgente, dai grandi cicli e festival (non dimentichiamo che oggi comincia La Storia in Piazza, uno dei più importanti festival nazionali del settore) alle mostre, che vanno dalla dimensione locale a quella internazionale, alle attività educative fino alla conferenze giornaliere, pluridisciplinari e divulgative per un totale di oltre 400 azioni culturali l’anno. L’auspicio è che Palazzo Ducale possa essere sempre più individuato come una ricchezza e una opportunità per la città e possa essere sempre in grado di svolgere il proprio ruolo con la qualità che gli è riconosciuta a livello nazionale».
«Il Teatro Carlo Felice aderisce e concorre alle linee guida ed agli obiettivi del sistema culturale genovese proponendo, tra le altre, alcune significative azioni − dichiara Claudio Orazi, sovrintendente del Teatro Carlo Felice − una programmazione artistica nel segno della più alta qualità. Un progetto di ricerca storico-artistica in campo musicale che intende restituire l’esteso patrimonio di partiture che compone l’identità e la civiltà musicale genovese. Un rapporto stabile di attività musicali con i Municipi di Genova e i Comuni della Regione Liguria, nella direzione della massima inclusione sociale. Un progetto di educazione e partecipazione alla vita del Teatro delle nuove generazioni per le Scuole di ogni ordine e grado, l’Università, il Conservatorio di musica e l’Accademia Ligustica. Il tutto si collega a rapporti di collaborazione internazionale con importanti Paesi e Teatri d’Opera. Una simile concezione industriale, che coniuga qualità e crescita produttiva, ha favorito anche la creazione di molti nuovi posti di lavoro».
«Genova rappresenta una grande opportunità per il nostro Paese perché sta sviluppando modalità di connessione culturale tra le eccellenze del proprio territorio. Un punto di riferimento tematico come quello previsto da questo Piano Strategico sarà di ispirazione per chi come noi vuole collaborare, fare rete − afferma Davide Livermore, direttore del Teatro Nazionale − Creare arte ed essere capaci di migliorare la qualità della vita delle persone è al centro della nostra mission. E questo lo fa la cultura, l’immersione nella bellezza e la consapevolezza e la partecipazione che il teatro porta con sé».