“La ragazza dagli occhi d’oro” (Adelphi) è una miscellanea di scritti di Pietro Citati preparata dallo stesso autore scomparso nel luglio scorso e pubblicata all’inizio di quest’anno. Comprende una settantina di brevi articoli sull’arte, la pittura, la musica, la letteratura, la teologia, lungo un arco temporale che va dalla Torah, il mazdeismo, Maometto a Fellini, Manganelli, Arbasino, passando per Caravaggio, Mozart, Goethe, Dickens, Balzac. E tanti altri.
Un libro che grazie alla sua eterogeneità può essere letto senza seguire un ordine cronologico. Anzi, forse, per una prima lettura è questo l’approccio spontaneo, e più godibile, alla “Ragazza dagli occhi d’oro”. Ma il fatto che Citati fino agli ultimi giorni abbia lavorato a ordinare il suo ultimo lavoro ci fa pensare che abbia voluto costruire e, chissà, suggerirci un percorso organico e che opere e personaggi di epoche lontane siano uniti in una rete di relazioni.
Qual è questo percorso, quale itinerario lega i protagonisti dei bravi saggi del libro? Forse è il modo di Citati di leggere e interpretare opere e personaggi il filo rosso di questo affascinante labirinto. Citati vedeva nei mondi in cui si addentrava particelle di un universo in apparente, continuo mutamento. Un caleidoscopio in cui possiamo trovare riflessa la nostra stessa immagine.