Tre stagioni di raccolta delle olive, 408 campioni di olio tutti georeferenziati, la Liguria battuta palmo a palmo con una raccolta mirata di prodotto.
Il Consorzio di Tutela dell’Olio Extravergine di Oliva Riviera Ligure dop è stato la mano operativa degli Scienziati dell’Università Cattolica di Piacenza. Il risultato è uno studio pubblicato sulla rivista Food Chemistry, una delle riviste top mondiale del settore, coordinato da Marco Trevisan, preside di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali e Luigi Lucini del dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari per una filiera agro-alimentare Sostenibile – Distas.
Analizzando con l’indagine metabolomica i composti chimici che la pianta di taggiasca produce in risposta all’interazione con l’ambiente ligure in cui cresce gli scienziati hanno lavorato su due classi di composti chimici che si sono rivelati del tutto distintivi per la Taggiasca ligure: polifenoli e steroli. In particolare, i derivati del colesterolo e alcuni antiossidanti come i polifenoli sono risultati i migliori marcatori per distinguere l’olio da oliva taggiasca ligure da qualsiasi altro, sia oli di varietà presenti in Liguria piuttosto che oli di taggiasca o di altre varietà fuori regione. Qui poi è entrata in campo l’intelligenza artificiale che con modelli matematico-informatici ha permesso di processare i numerosi dati di composti chimici raccolti e di definire l’impronta chimica dell’olio extravergine di oliva taggiasca ligure.
«In pratica − spiega Lucini − il funzionamento del modello dell’intelligenza artificiale usato in questo studio, come concetto, è lo stesso del “face id” del telefono anche se alcuni parametri cambiano, nel face id, ad esempio indossare o meno gli occhiali, la lunghezza della barba o, nella Taggiasca, la fisiologica variabilità da una stagione all’altra. Il set di informazioni contiene alcuni fattori, in questo caso contenuto e tipologia di alcuni composti fenolici o steroli, che sono caratteristici e quindi distintivi della autenticità dell’olio».
«Complessivamente − aggiunge Trevisan − la ricerca ha individuato oltre 1500 tra polifenoli e steroli che sono utilizzati dal modello a reti neurali, anche se circa 45-50 sono risultati quelli più caratterizzanti, i cosiddetti marker, il cui profilo − presenza/assenza ed abbondanza − aiuta a discriminare l’extravergine ottenuto con la Taggiasca».
Tra i composti più rappresentati ci sono antiossidanti come i flavonoidi, gli antociani e i lignani, tutti di natura polifenolica.
Si tratta di una ricerca diversa rispetto a quella sul genoma, ovvero la totalità dei geni presenti che non è influenzato dall’ambiente ed è sostanzialmente costante per varietà o insiemi di varietà.
«Questo lavoro dimostra ancora una volta che l’ambiente lascia una impronta ben distinguibile sui suoi prodotti − sottolinea Trevisan − in biologia si parla di interazione varietà di pianta-ambiente, in enologia si chiama “terroir”, ma in tutti i casi si intende che una specifica varietà in un territorio definito è in grado di presentare alcuni tratti caratteristici che la distinguono. Lo studio della composizione chimica del prodotto con la metabolomica, associato all’intelligenza artificiale, è un approccio promettente e futuribile per la tutela delle produzioni tipiche».
«Siamo orgogliosi e onorati di aver contribuito a questo importante risultato scientifico che apre la strada ad una sempre maggiore tutela delle nostre eccellenze grazie alla collaborazione tra le diverse istituzioni» afferma il presidente del Consorzio per la tutela dell’olio Riviera Ligure dop.