In occasione di #PayYourWorkers, la campagna internazionale a favore dei diritti delle lavoratrici del tessile, mercoledì 26 ottobre, alle ore 20.15 presso il Cinema Nickelodeon di via della Consolazione 5, la cooperativa Fair, in collaborazione con la Campagna Abiti Puliti ed Equo Liguria e grazie al contributo di Regione Liguria, organizza una serata di sensibilizzazione tra arte e attivismo con la proiezione del film “Le ali non sono in vendita”. Seguirà un dibattito, moderato dalla giornalista Erica Manna, con: Deborah Lucchetti (Fair), Ilaria Piazzano (Cooperativa La Bottega Solidale), Marta Fracasso (Equo Garantito) e Francesca Ghio (Fridays For Future Genova). Ingresso gratuito previa prenotazione online.
Si stima che solo nel corso del primo anno della pandemia le lavoratrici e i lavoratori dell’abbigliamento, circa 50 milioni di persone in 7 paesi chiave per la produzione globale, abbiano accumulato un credito di oltre 11 miliardi di dollari e che il 10% di loro abbia perso il posto di lavoro. Tutto ciò ha portato a una mobilitazione internazionale per richiedere a brand e rivenditori del tessile garanzia di retribuzioni e stipendi adeguati, nonché il pagamento degli arretrati per tutti coloro che, durante l’emergenza sanitaria del 2020, non hanno ricevuto i dovuti compensi. L’iniziativa si è concretizzata nella campagna #PayYourWorkers, un appello globale ai grandi marchi dell’industria tessile a garanzia dei diritti dei lavoratori, ma anche un vero e proprio momento di riflessione sul tema della fast fashion, modello di sovraproduzione e consumismo che caratterizza ormai da anni tutte le grandi catene commerciali e importanti marchi della moda.
Fair, cooperativa equosolidale impegnata in campagne internazionali, di giustizia sociale e ambientale, diritti umani e attivismo internazionale, si inserisce in questa iniziativa con la proiezione del docufilm “Le Ali non sono in vendita” diretto da Paolo Campana, con la supervisione artistica di Sara Conforti, che rappresenta un viaggio inedito nel mondo della fast fashion. Attraverso una metafora onirica, che passa da Dedalo e dal filo di Arianna, il percorso di riflessione personale di un gruppo di studenti di moda di Torino e Foggia, con il contributo particolare degli studenti dell’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, incrocia quello politico attraverso testimonianze dirette e interviste esclusive a esperti e attivisti del settore, approfondendo il tema dell’impatto che l’industria della moda “usa e getta” ha sui diritti umani e sull’ambiente.
“Insieme a Dedalo“, il gruppo di studenti di moda riflette su ciò che si cela dietro le scintillanti vetrine delle catene di abbigliamento: un modello di sviluppo insostenibile, una logica produttiva edificata su scala mondiale sull’erosione dei diritti del lavoro, oltre che sul venir meno della salvaguardia dell’ambiente e della salute. Accompagnati dalla testimonianza di esperti in materia, lavoratori del tessile e attivisti dei diritti umani, gli spettatori scendono negli inferi di un fenomeno in cui si consumano tragedie, come il crollo della fabbrica del Rana Plaza, che ha causato la morte di 1.138 persone, soprattutto donne, e alienazioni quotidiane come quelle vissute da chi lavora nel retail.
Il documentario ha coinvolto i giovani non solo in una riflessione collettiva sui concetti di trasparenza e diritti umani nella fast fashion, ma anche sul tema dello spreco e dell’inquinamento ambientale prodotti dai marchi della moda, secondo un sistema di consumo rapido che si stima produca 92 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, di cui solo l’1% riciclabile, e che si prevede scaricherà 22 milioni di tonnellate di microplastiche negli oceani entro il 2050.