Nonostante la guerra ai confini dell’Unione europea, il costo dell’energia e l’inflazione, i lockdown anti Covid che ritornano in Cina, la fine imminente del denaro a costo zero anche in Europa, le imprese liguri, dopo avere superato l’emergenza sanitaria, guardano con un certo ottimismo al futuro: il 59% di esse conta di raggiungere nel 2022 un fatturato superiore a quello del 2021. Il dato risulta da una recente ricerca condotta dal team Deloitte Why Liguria dedicato al Laboratorio Pnrr.
(Il Laboratorio è stato costituito nell’ambito del progetto Deloitte “Why Liguria, il bello e il buono” e presentato il 17 dicembre scorso a Genova, vedi qui).
Ma il Laboratorio ci fornisce un altro dato, preoccupante e paradossale: l’89% delle imprese liguri ha una conoscenza minima del Pnrr e non basa su questo strumento i propri piani di sviluppo. Una risorsa enorme, a disposizione anche del nostro tessuto economico, rischia di essere sottoutilizzata.
Il tema è stato affrontato nel convegno “Liguria: una nuova prospettiva economica“, che si è tenuto venerdì sera al palazzo della Borsa di Genova, organizzato dalla Regione Liguria in collaborazione con Deloitte.
In particolare dalla ricerca condotta dal team Deloitte Why Liguria dedicato al Laboratorio Pnrr emerge che:
il 59% delle aziende si aspetta un fatturato 2022 superiore al fatturato del 2021 ma non si torna ancora ai livelli pre-Covid.
L’89% ha una conoscenza minima dei contenuti del Pnrr.
Il 58% delle aziende ha avviato iniziative dedicate alla sostenibilità ambientale.
il 47% delle aziende punta sulla digitalizzazione e sull’investimento in nuovi prodotti per il rilancio.
Il 60% delle aziende si attende una riduzione dei tempi di spostamento di persone e merci a seguito del potenziamento delle infrastrutture.
Il 67% delle aziende nel medio-lungo termine ha in programma investimenti in strumenti di digitalizzazione per l’implementazione delle tecnologie digitali.
Eugenio Puddu, partner Deloitte e responsabile del progetto Why Liguria, così riassume i termini della questione: «Ci eravamo lasciati in dicembre con delle prime analisi su un contesto economico fortemente provato da due anni di pandemia, dove solamente un intervento massiccio delle istituzioni poteva aiutare gli imprenditori e le aziende a tracciare una nuova strada. Questo è il percorso che abbiamo avviato a dicembre parlando di Laboratorio Pnrrr. In questi mesi abbiamo effettuato analisi, approfondito dei temi, incontrato imprenditori, abbiamo messo a fuoco quali sono le necessità, i bisogni di un territorio che comunque sta reagendo con concretezza e con dei risultati. Questo è importante ma ora servono interventi istituzionali. Ci sono fondi, c’è il Pnrr, quello che è però fondamentale è che le aziende esprimano il loro valore, il loro desiderio di creare una storia nuova, una svolta in questo percorso. Un percorso che è stato provante, e che però, come si apprende dai libri di macroeconomia, dobbiamo trasformare in una nuova opportunità. Gli strumenti ci sono, dobbiamo usufruirne in modo tempestivo e avere un progetto chiaro e coeso. C’è però ancora un livello di conoscenza del Pnrr che non è adeguato. Il Pnrr è uno strumento nuovo. Noi non eravamo abituati a disporre di strumenti così importanti da qualche decennio e del resto non siamo mai stati campioni del mondo nell’utilizzo delle risorse pubbliche, spesso non siamo riusciti a utilizzare tutti i fondi messi a disposizione dell’Unione europea, però questo era lo strumento che serviva, uno strumento che creasse una crescita sociale ancora prima che economica, tant’è che molte misure sono mirate proprio ala crescita sociale, e dobbiamo saperlo utilizzare, è una necessità. Bisogna fare un investimento da parte di tutti, da parte delle aziende, come può essere Deloitte – e noi con il Laboratorio Pnrr ci proponiamo di aumentare la consapevolezza su scenari e opportunità ed essere un riferimento per tutti gli attori della business community – e da parte delle delle istituzioni. In questa regione c’è uno strumento spettacolare che è il Radar Pnrr ma non basta, perché poi bisogna declinarlo azienda per azienda».

Radar Pnrr è un’iniziativa dell’assessorato allo Sviluppo Economico della Regione Liguria ed è anche una newsletter, che esce periodicamente come “serie speciale” della rivista elettronica del Por Fesr. Una task force regionale, attraverso questo strumento, segnala tutte le novità offerte al sistema economico dal Pnrr e dalle misure statali complementari e coerenti ad esso e le opportunità di volta in volta disponibili sotto forma di avvisi, bandi e call, «per scongiurare – aveva spiegato l’assessore regionale allo Sviluppo economico Andrea Benveduti presentando l’iniziativa – il rischio di perdere anche solo un euro di potenziale ricaduta economica. L’obiettivo è scardinare le difficoltà interpretative di queste misure, mettendo a disposizione dei nostri interlocutori tutta la competenza e la professionalità dei nostri qualificati tecnici».
La posta in gioco è altissima, vuol dire il futuro del nostro territorio, e del resto è una sfida che impegna tutto il paese. Al convegno Benveduti ha precisato che «In vista della prossima programmazione comunitaria Fesr, che vedrà la Liguria disporre di una dotazione economica di 629 milioni di euro, una cifra superiore di 252 milioni di euro alla precedente, abbiamo orientato i nostri assi di azione, oltreché verso un generale supporto al complessivo tessuto economico, in direzione di filoni di sviluppo riconosciuti “ad alto potenziale”, come quello delle tecnologie di alto livello e dell’innovazione, della “blue economy”, del turismo e della valorizzazione del nostro entroterra. A tutte queste risorse di programmazione, si aggiungono quelle che cercheremo di intercettare dai fondi del Pnrr, non soltanto come assegnazione dirette, ma anche a bando, come avvenuto con i 120 milioni di euro che arriveranno in Liguria per la costituzione di uno degli undici ecosistemi dell’innovazione nazionali».

«In Liguria, con il Pnrr – ha puntualizzato il presidente della Regione Giovanni Toti – arriveranno investimenti per circa 6 miliardi di euro, destinati al mondo delle imprese ma anche agli enti come le Autorità Portuali e i Comuni. Stiamo parlando di un Piano nazionale che cambierà il volto di questo territorio, senza dimenticare il nostro progetto pilota per la realizzazione agli Erzelli del primo Irccs a indirizzo tecnologico collegato agli istituti di didattica e ricerca del nostro territorio, come l’Università e l’Iit e alla parte di innovazione tecnologica di Liguria Digitale. Competitività, ricerca e innovazione, energia, porti e logistica e aree interne sono le linee di sviluppo della task force operativa che, dall’ottobre scorso, si riunisce periodicamente per aggiornare imprese ed enti sulle possibilità attive o in fase di attivazione con le risorse comunitarie e governative».

La consapevolezza da parte delle imprese della posta in gioco avrebbe anche l’effetto di sostenere l’azione riformatrice del Governo. In conclusione dei lavori il ministro allo Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha affermato che «La globalizzazione senza se e senza ma è finita. C’è un movimento inverso e noi dobbiamo rendere l’Italia appetibile in questo quadro di reinvestimenti in Europa. Per rendere l’Italia appetibile occorrono però certezza del diritto, formazione ad alti livelli e disponibilità a lavorare diffusa. Stiamo attraversando una fase molto delicata, per certi versi preoccupante, ma che apre spiragli interessanti».
Gli ostacoli alle riforme, indispensabili per ottenere i fondi previsti dal Pnrr ma di per sé necessarie al Paese e troppo a lungo rimandate, sono notevoli, tanto più in questa congiuntura politica. «Il governo – ha spiegato il ministro – ha avviato le riforme, quella del fisco, della giustizia e le altre, ora c’è la fase parlamentare. La maggioranza che sostiene il governo è ampia ma questa ampiezza non è un vantaggio, anzi, rende più difficile trovare un punto di incontro tra le forze politiche. Più queste sono numerose maggiore è il rischio che il punto di compromesso si trovi al ribasso. La campagna elettorale, per le politiche, non per le amministrative, è già iniziata, siamo già in piena campagna elettorale, e ogni partito alza la sua bandiera. Purtroppo le bandiere più difese sono quelle che vanno contro la disciplina di bilancio. Il che è preoccupante, non tanto per il governo, quanto per la nostra economia. E teniamo presente che se alcuni settori andranno bene, come il turismo, il manifatturiero soffre per i rincari dell’energia e delle materie prime. Da questo processo rischia di partire una fiammata inflazionistica che potrebbe a sua volta avere un effetto sul piano sociale: pensionati e lavoratori chiederanno adeguamenti e chi li pagherà? Questa è una fase che si può superare per tornare più forti di prima se ci dimostriamo all’altezza della sfida, ma se prevalgono gli interessi particolari avremo grossi problemi».