Iter istitutivo del Parco Nazionale di Portofino oggetto dell’ultima seduta della IV commissione regionale Territorio e Ambiente. All’incontro hanno preso parte da remoto anche i sindaci degli 11 Comuni della perimetrazione provvisoria, stabilita dal ministero della Transizione ecologica, in ottemperanza alla sentenza del Tar del Lazio. Erano presenti anche i rappresentanti delle associazioni ambientaliste e il comitato di gestione provvisoria, con il presidente Francesco Faccini.
«Non si riesce a capire come mai la Regione abbia preso la decisione di questo parco francobollo, formato da tre Comuni, che andrebbe ad allargare di poco i confini dell’attuale Parco Regionale – spiega la consigliera della Lista Sansa, Selena Candia – La prima proposta del ministro Cingolani, di un parco allargato a 11 Comuni, era stata bocciata dalla Regione, perché ritenuta un’imposizione calata dall’alto che non ascoltava i Comuni. Oggi, dopo 4 mesi di percorso d’ascolto sui territori, guidato da Anci, si è arrivati alla proposta di un Parco allargato ai 7 Comuni che vorrebbero far parte del nuovo ente, ma la Regione ignora questa istanza territoriale continuando a tirar dritto verso il mini parco a tre Comuni».
Per Gianni Pastorino, capogruppo di Linea Condivisa, «l’istituzione di un parco nazionale dovrebbe essere uno strumento di valorizzazione e rappresenta l’identità del territorio. Un valore aggiunto che porta ricchezza in una fase di transizione e delicata come quella che stiamo attraversando. In questi mesi, su questo progetto, è mancato ogni supporto tecnico e finanziario sia dalla Regione sia dal governo. E poi si chiede: «Chi vuole veramente il Parco di Portofino?». Dalle risultanze della IV Commissione «sembrerebbe proprio nessuno: la Regione non lo vuole, lo dimostra il fatto che stia cercando una mini-perimetrazione a tre Comuni per favorire i rigurgiti della Lega. Non lo vuole il governo, che istituisce un comitato provvisorio di gestione dal 3 novembre 2021 senza che questo riceva né fondi, né personale dal governo o dalla Regione», aggiunge il capogruppo di Linea Condivisa.
«Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani si riempie la bocca dicendo di istituire un parco nazionale con il prestigioso nome di Portofino, Giovanni Toti vuole ridurre il parco da 10 a 3 Comuni e non investe un euro per la realizzazione effettiva – continua Pastorino – Tutte le regioni d’Italia e le altre nazioni europee investono sui parchi perché rappresentano l’identità di un territorio, sono un importante strumento per intercettare fondi nazionali e comunitari che portano benefici alle popolazioni interessate. In Liguria evidentemente la si pensa in maniera diversa».
È d’accordo anche Luca Garibaldi, capogruppo del Partito Democratico Articolo Uno: «I sindaci dei territori che ruotano attorno al perimetro del Parco di Portofino e le associazioni ambientaliste – WWF, Legambiente, Federparchi e Lipu – hanno ribadito che nel futuro Parco Nazionale di Portofino devono rientrare tutti i territori che hanno dato la propria disponibilità. Durante la commissione è stato confermato il valore naturalistico di questo ampliamento e l’impatto positivo che potrebbe avere sul territorio, sia in termini di ricadute economiche sia ambientali. Per questo è necessario non fermarsi a un parco francobollo come prospettato da Toti, ma permettere a tutti i Comuni che desiderano rientrare di avere questa opportunità: non ci sarebbe alcun valido motivo per escluderli».
L’auspicio dell’opposizione è che «di fronte alle richieste dei sindaci venga presentata una proposta che rappresenti la reale volontà del territorio», conclude Garibaldi.
Di ben altro avviso Claudio Muzio, capogruppo di Forza Italia, membro della Commissione Ambiente e Territorio, che sostiene la scelta di Toti: «il peccato originale del Parco nazionale di Portofino è il suo essere stato calato dall’alto nel 2017 per iniziativa di un senatore del PD di Sarzana, il suo essersi abbattuto come una scure sui nostri territori senza alcun confronto con i diretti interessati. Questa mancata condivisione è un elemento dirimente, che non va messo tra parentesi e che la dice lunga sull’ultroneità di questo progetto rispetto alle esigenze reali delle aree coinvolte. Per questo sostengo senza se e senza ma la proposta avanzata dalla Regione».
Per il capogruppo della Lista, Ferruccio Sansa, la vicenda andrebbe vista in modo ancora più ampio e di prospettiva: «Questo potrebbe essere un parco unico nel Mediterraneo, un’occasione irripetibile di tutela, turismo e lavoro. Immaginatevi di guardare la Liguria dal monte di Portofino: a est i parchi delle Cinque Terre e in fondo quello di monte Marcello e del Magra, a sud il mare del Santuario dei cetacei, intorno a voi la macchia mediterranea del promontorio e alle spalle le montagne e le valli del nostro entroterra. A questa prospettiva la Regione di Toti e della Lega preferisce quella di un parco bonsai, il più piccolo d’Italia, per la felicità di chi vuole continuare a costruire e dei cacciatori».
«Chiediamo da subito che venga riaperto il dibattito e che almeno i Comuni che abbiano espresso di voler far parte del Parco, possano rientrarci – ribadisce Candia – Vogliamo capire le motivazioni che hanno portato il ministero a rifiutare il parco a 7 Comuni quando lo stesso ministero era partito da una proposta di parco a 11 Comuni. Queste motivazioni le vorremmo capire noi ma anche i Comuni stessi».