In Liguria i consumi faticano a tornare ai livelli pre-pandemia: tra gennaio 2022 e gennaio 2020 il calo regionale è del 26,2%, con la provincia di Genova che segna un -32%. Abbigliamento-accessori continuano a perdere terreno con una chiusura del mese a -38,5% rispetto al gennaio 2020, non compensata dal periodo dei saldi. Trend negativo anche per la ristorazione a -18%.
I dati emergono dall’ultimo Osservatorio Confimprese-EY sui consumi di mercato, che analizza i dati di gennaio 2022 sullo stesso mese del 2020, prima dello scoppio della pandemia, in modo da generare un confronto più significativo e realistico.
Se il retail non food ritorna ai livelli pre-pandemia, con un gennaio a +5,3% e a -0,2% negli ultimi 12 mesi rispetto a due anni fa, i centri commerciali sono invece in flessione del -33%, le high street del -30,9%. Tengono meglio i negozi di prossimità, seppur ancora in sofferenza: -12,9%.
I consumi in Italia
L’osservatorio evidenzia un trend mensile in confronto al 2021 molto positivo (relativo però a un gennaio 2021 di fase lockdown, +62%). Di contro, la fotografia mensile scattata in confronto a gennaio 2020 inquadra una nuova battuta d’arresto nei consumi con -25,1% su gennaio 2020 e un dato degli ultimi 12 mesi a -19,9% rispetto al periodo febbraio 2019-gennaio 2020.
Se fermiamo il confronto degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti le vendite sono cresciute invece del +31,5%. Siamo, dunque, di fronte a una situazione di criticità del retail, che dopo la fiammata dell’ultimo trimestre 2021, accusa la forte spinta inflazionistica e l’aumento del prezzo dell’energia.
Forti le differenze fra settori di attività. Il comparto abbigliamento-accessori registra una caduta di -38,5% in gennaio 2022 vs gennaio 2020 e di -24,1% negli ultimi 12 mesi rispetto a febbraio 2019-gennaio 2020. Sempre negativa anche la ristorazione a -18% nel mese di gennaio e -24,3% se confrontata a 2 anni fa.
Anche a livello nazionale continua il recupero del retail non food, che chiude gennaio a +5,3% su gennaio 2020 e raggiunge pressoché la parità, -0,2%, anche nel benchmark su due anni fa (febbraio 2019-gennaio 2020). Si tratta di un comparto che, complice la pandemia, ha costretto la maggior parte degli italiani a passare maggiore tempo in casa e a un utilizzo più frequente dei canali digitali per gli acquisti.
Quanto ai canali di vendita, il travel si conferma quello più in sofferenza con -36,6% nel mese, mentre lo shopping di prossimità (aree periferiche delle metropoli e cittadine di provincia) rimane la destinazione preferita dai consumatori registrando un -12,9% nel mese. Andamento negativo per i centri commerciali che chiudono gennaio a -33%, gli outlet -26,7% e le high street -30,9%.
Nelle aree geografiche, sempre nel mese di gennaio 2022 vs gennaio 2020, troviamo tutti trend negativi, che confermano l’andamento generale del mercato a -25,1%. L’andamento migliore, sia pure in negativo, si registra al Centro con -23%, seguito dal Sud -23,6% e dal Nord-ovest -25,2%. Nord-est l’area peggiore -28,3%.
«Gennaio segna una battuta di arresto verso il periodo pre-pandemia – conferma Mario Maiocchi, direttore Centro studi retail Confimprese – Il mese chiude a -25,1% e mostra la debolezza della ripresa, circoscritta all’ultimo trimestre 2021. Nel mese di gennaio è avvenuto un cambio di passo a causa dei fattori congiunturali che impattano sulle decisioni di acquisto delle famiglie e sui conti delle imprese. A incidere maggiormente sull’andamento dei consumi è il settore abbigliamento/accessori, che ha imboccato un trend preoccupante. I saldi, partiti male, non hanno fatto recuperare il terreno perso. Recrudescenza della pandemia, inflazione e caro energia impattano negativamente sulla stabilità dell’economia e gelano la propensione all’acquisto dei consumatori. Una nota positiva arriva dal retail non food, che sembra invece avere raggiunto i livelli pre-covid sia su 12 mesi rolling con -0,2% sia nel mese di gennaio con +5,3%, mostrando quindi anche una certa solidità della ripresa».
La pandemia ha comportato cambiamenti senza precedenti nelle abitudini dei consumatori che potrebbero potenzialmente continuare a evolversi e trasformarsi nel tempo.
Stefano Vittucci, Consumer Products and Retail Sector leader di EY in Italia, commenta: «Il mese di gennaio ha subito la forte ascesa dei contagi che ha influito particolarmente sulle occasioni di consumo e spesa degli italiani. Gli ultimi 24 mesi di pandemia hanno trasformato in maniera strutturale le abitudini di consumo degli italiani, che hanno ridotto la spesa per abbigliamento e ristorazione a favore di altri beni come quelli per la casa. È infatti significativo che la spesa per quest’ultima categoria sia rimasta stabile negli ultimi due anni. Parte di questi cambiamenti rimarranno nelle abitudini di vita e di consumo anche quando l’emergenza pandemica verrà superata definitivamente, impattando di conseguenza sul tessuto territoriale dei comparti analizzati».