Il 62% degli intervistati prevede di aumentare il fatturato l’anno prossimo, il 47% dichiara di avere come obiettivo la conquista di nuovi mercati da raggiungere mediante digitalizzazione e innovazione. La survey presentata questa mattina al Palazzo della Borsa di Genova e condotta da Deloitte e Liguria Business Journal la primavera scorsa su un centinaio di imprese liguri per mettere a fuoco il sentiment degli imprenditori circa l’uscita dalla crisi pandemica e le strategie da mettere in campo per agganciare la ripresa ha prodotto questi risultati.
Per valutarne in pieno la portata conviene, oltre a esaminare la survey nella sua interezza, considerare il momento in cui gli imprenditori sono stati intervistati. In sostanza tra fine aprile e fine maggio 2021. Nessuno di noi ha dimenticato e dimenticherà quello che è successo, allora e nei mesi precedenti. Inutile quindi rifare la cronologia degli eventi. Però, quando si pensa a qualcosa che appartiene al passato c’è sempre il rischio di farlo con la sensibilità e la consapevolezza del presente. Mettiamo quindi a fuoco i fatti essenziali di quei giorni.
Covid-19: da Wuhan alla terza ondata
Comparso a Wuhan nel dicembre 2019, il Covid-19 si presenta al mondo nel gennaio 2020 come una novità che nel giro di un mese colpisce l’intero globo. Il 30 gennaio 2020 l’Oms dichiara l’emergenza globale, lo stesso giorno arrivava la notizia dei primi due casi accertati anche in Italia, due turisti cinesi, e a fine febbraio si registrano i primi contagi nel nostro Paese. Seguono riunioni di scienziati e politici, decreti governativi, una serie infinita di talk show e articoli sui giornali, finché la sera del 9 marzo, con un nuovo decreto in vigore dal giorno successivo, tutta l’Italia diventa zona rossa e nei giorni successivi gran parte del pianeta si ferma.
Il nostro Paese è tra quelli che adottano le misure più severe: interi settori, in particolare quelli dell’accoglienza, dei viaggi e del tempo libero vengono messi in ginocchio. Il 13 maggio il governo presenta il decreto Rilancio, maxi manovra da 55 miliardi di euro per far ripartire l’economia. Il lockdown ottiene il suo effetto e il 18 maggio l’Italia prova a ripartire: riaprono bar, ristoranti e negozi. I mezzi di trasporto e le strade delle città si ripopolano. Ma in autunno si assiste in Europa a una crescita dei contagi in diversi Paesi, e anche in Italia. Dal 13 ottobre il nostro Paese si alterna tra zona rossa e zona arancione.
La svolta, però, è vicina, i vaccini sono stati messi a punto e il 27 dicembre, in tutta Europa, è il Vax Day, la giornata in cui vengono somministrate le prime dosi del vaccino anti Covid di Pfizer-BioNTech. In Italia i primi a essere vaccinati sono una dottoressa, un’infermiera e un operatore socio-sanitario allo Spallanzani di Roma.
In gennaio scoppia la crisi di governo, il 3 febbraio Mario Draghi è il nuovo presidente del consiglio, il primo marzo arriva il generale Francesco Paolo Figliuolo e il 19 marzo il nuovo Comitato tecnico scientifico: il numero di vaccinati cresce molto rapidamente arrivando a oltre dieci milioni di prime dosi già a metà marzo. A metà maggio vengono decise moderate riaperture e arriva il Green Pass. L’efficienza nella distribuzione dei vaccini dimostrata dal generale Figliuolo – comandante logistico dell’Esercito, la persona giusta al posto giusto – rende la pandemia meno paurosa, e il prestigio di Draghi fa crescere la fiducia nell’applicazione del Pnrr e nella ripresa dell’economia. Il denaro dell’Europa c’è, dopo mesi di trattative, e la presenza di Draghi fa sperare che l’Italia rispetti gli impegni e non se lo faccia sfuggire. Entro il 30 aprile la Commissione europea attende dall’Italia la versione definitiva del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il 5 maggio 2021 viene pubblicato sul sito della presidenza del consiglio il testo del Pnrr trasmesso dal governo italiano alla Commissione europea dal titolo “Italia domani” dal valore complessivo di 235 miliardi di euro tra risorse europee e nazionali.
Il virus continua a colpire, al 30 maggio 2021 sono 4.216.003 casi totali, ma sempre meno. Anche sul posto di lavoro l’incidenza del Covid cala. I protocolli condivisi tra governo e parti sociali e i vari provvedimenti presi a partire dal 2020 funzionano. Il 20esimo report nazionale della Consulenza statistico attuariale Inail sui contagi sul lavoro da Covid-19 rileva un calo significativo dell’impatto del virus nei primi nove mesi del 2021. Se nel 2020 l’incidenza media delle denunce da nuovo coronavirus sul totale degli infortuni sul lavoro segnalati all’istituto è stata di una ogni quattro, tra gennaio e settembre è scesa a una su 12.
I risultati della survey
Questo lo scenario a cui guardavano gli imprenditori nei giorni in cui hanno risposto alle domande del questionario. Uno scenario in cui si può sperare che il peggio sia passato ma la crisi non è ancora finita e comunque i danni che ha prodotto sono ingenti. Nel 2020 l’Italia ha perso circa il 9% del pil, nel 2021 l’economia si riprende ma nel secondo trimestre 2021 il gap è ancora del -3,8% rispetto agli ultimi tre mesi del 2019.
Il 47% delle aziende intervistate comunque ha dichiarato di avere come obiettivo la conquista di nuovi mercati da raggiungere mediante digitalizzazione e innovazione dell’attività. E la maggioranza delle società intervistate ha annunciato di orientare la propria strategia di implementazione delle tecnologie digitali nell’attività aziendale mediante investimenti in strumenti di digitalizzazione e di formazione.
Dalle risposte risulta evidente la concordanza sul fatto che le nuove tecnologie digitali sono “order qualifier” per competere su un mercato destinato a subire gli effetti dell’emergenza sanitaria anche quando il distanziamento sociale e le altre misure che hanno cambiato la nostra vita nei mesi scorsi saranno abolite o attenuate.
“Niente sarà più come prima” è un’affermazione ricorrente che gli imprenditori sembrano condividere. La crisi ha fatto emergere nuovi bisogni dei consumatori e nuove risposte dei mercati e quindi un riallineamento di gran parte delle filiere produttive: è diffusa la consapevolezza della necessità di una maggiore efficienza operativa da ottenere mediante innovazioni di processo (lo smart working è l’esempio più evidente ma tutta l’organizzazione produttiva e l’approccio finale al cliente sono messi in discussione): le risposte ottenute mostrano con chiarezza che gli imprenditori liguri stanno pensando a nuovi prodotti, nuovi canali commerciali e nuovi mercati. E che hanno fiducia nella possibilità di portare a compimento questa vera e propria rivoluzione: il 62% degli intervistati prevede di aumentare il fatturato l’anno prossimo. Per valutare in modo adeguato la portata di questo orientamento si tenga presente che il panel delle aziende interpellate rappresenta le caratteristiche del tessuto economico ligure, e quindi comprende anche piccole e medie aziende dei settori più colpiti dalla crisi e soggetti che non possono contare su ingenti risorse finanziarie.
Si parla quindi di un vero e proprio nuovo modo di fare business, di innovare il processo con cui generare valore e il modo con cui approcciarsi al consumatore. Con la consapevolezza che per raggiungere questi obiettivi occorre sfruttare la digital transformation, mediante l’acquisto di nuove tecnologie, la formazione dei dipendenti e nuove assunzioni. Su questo presupposto strategico l’imprenditore ligure appare in sintonia con le aspettative dell’Unione europea e del governo nazionale. Nel nuovo Pnrr che l’Italia ha presentato alla Commissione Europea sono previsti 43,6 miliardi, di cui 10 per la pubblica amministrazione, 27,5 per la competitività del sistema produttivo e circa 6 per turismo e cultura. Sono previsti interventi finalizzati alla transizione digitale del sistema produttivo con particolare attenzione alle pmi, con l’indicazione di investimenti in infrastrutture digitali. Anche ed espressamente per la digitalizzazione di turismo e cultura, considerati “settori strategici per il Paese”.
La sintonia tra gli obiettivi e gli orientamenti degli imprenditori (ovviamente non solo liguri) e le aspettative delle istituzioni, in primo luogo della Commissione europea che ha indirizzato i piani dei governi nazionali, è essenziale per la riuscita del Next generation Eu e, in sostanza, per il futuro del Paese e forse della stessa Ue. Perché il piano europeo contiene un punto debole, o meglio un’incognita, forse inevitabile viste le circostanze e i tempi in cui è stato messo a punto: è articolato su analisi, progetti, e richieste di riforme considerate essenziali dalla burocrazia e dagli organi istituzionali dell’Ue non elaborati sulla base di esigenze espresse dai destinatari. Il successo del piano, quindi, dipenderà dalla misura in cui le imprese vi riconosceranno gli strumenti utili per raggiungere i propri obiettivi.
Ma la più grande crisi che il sistema economico globale abbia mai affrontato negli ultimi cento anni sta producendo effetti e richiede misure di intervento che vanno ben al di là dell’organizzazione aziendale e del credito. E anche della riforma della pubblica amministrazione. È in corso una trasformazione del tessuto non solo economico ma anche sociale e culturale a livello globale, e la consapevolezza dell’urgenza di questa trasformazione si sta facendo sempre più stringente: sostenibilità sociale e ambientale sono concetti ormai alla base del dibattito politico ma sono entrati anche nel mondo delle imprese come punti di riferimento della policy sociale. Il nostro sondaggio lo registra: alla domanda sulle politiche adottate dall’azienda per cogliere le opportunità del Next Generation Eu la risposta che ha ottenuto il maggior numero di adesioni (58%) è “sostenibilità ambientale”, ancor più che “formazione” (56%).
Questa percentuale, verosimilmente, si deve anche alla presenza, nell’economia ligure, di una forte componente legata al turismo e all’accoglienza, ma rimane comunque altamente significativa. Nel caso della Liguria, per quel che risulta dal nostro sondaggio, sembra che i presupposti perché il Next generation Eu funzioni esistano. Bisognerà poi vedere come il piano verrà “messo a terra”, cioè come si tradurrà in misure concrete e specifiche.