55 carcasse di motoveicoli e parti di veicoli per circa 2 tonnellate. Quasi 6 tonnellate tra manufatti e detriti contenenti amianto, avviati a specifiche filiere di smaltimento. Altri venti tonnellate di detriti abbandonati lungo la viabilità e lungo la scarpata sottostante. E ancora, più di otto tonnellate di ingombranti, legno ed elettrodomestici riportati alla luce, insieme a 200 chili di pneumatici fuori uso, due tonnellate di metallo, insieme a quasi due tonnellate e mezzo di rifiuti non differenziabili. È quanto è stato recuperato grazie all’attività di bonifica eseguita nella “storica” discarica a cielo aperto che per vent’anni ha inquinato un versante della collina in via al Poligono di Quezzi. L’intervento, iniziato lo scorso 10 ottobre e chiuso oggi pomeriggio, è stato svolto da Amiu Bonifiche, società specializzata del Gruppo Amiu. Tutto il materiale recuperato è stato inviato a impianti e piattaforme di recupero della società.
Il fronte operativo, che sovrasta il rio Finocchiara, immissario del Fereggiano, era lungo oltre mezzo chilometro, la profondità vicina ai 25 metri in scarpata: «Per questo si è trattato di un intervento molto difficoltoso − osserva Francesco Chiantia, dirigente di Amiu − La scarpata è molto ripida: sono intervenuti i nostri operatori specializzati nei lavori su fune, ma anche quelli formati per il trattamento dell’amianto. La strada inoltre è molto stretta, quindi era impossibile arrivare qui con mezzi di una certa portata».
Nel corso dei 35 giorni di lavori, erano presenti nel cantiere sei operai che hanno operato con imbragatura di sicurezza, vista la ripidità dell’area di intervento. Inoltre sono stati utilizzati specifici mezzi: un escavatore da 80 quintali per rimozione detriti da demolizione e, per venti giornate, un mezzo semovente con braccio telescopico capace di una estensione fino a 20 metri supportato da un verricello, ha permesso il recupero dei rifiuti abbandonati lungo la scarpata.
Trattandosi di un intervento svolto su terreni privati, escluso dal contratto di servizio tra Comune e Amiu, è costato al Comune di Genova 175 mila euro (vedi qui). Solo durante il 2021, gli interventi di rimozione e avvio a recupero o smaltimento sono stati un centinaio, di cui 30 a carattere oneroso e tutte per il ripristino di scarpate e di altre aree difficilmente accessibili e che, come per Quezzi, si sono degradate proprio per la presenza di rifiuti abbandonati da ignoti. «Stiamo censendo tutte le discariche abusive presenti sul territorio genovese − spiega Matteo Campora, assessore comunale all’Ambiente − presto inizieremo ad “attaccare” un’altra discarica abusiva».
L’auspicio di Mauro Ferrante, presidente del municipio Bassa Val Bisagno, è che questa attività non sia un punto di arrivo ma di partenza, per evitare nel futuro di ritrovarsi nella stessa situazione: «Vorremmo che queste attività diventino strutturali e non occasionali − sostiene − Auspichiamo che soluzioni che contrastino questi fenomeni siano valutati con attenzione per evitare che la ripetizione di questo mal costume si replichi altrove, magari in altre scarpate. Certo, deve aumentare il senso civico degli abitanti di questa città e il senso di comunità che non deve essere sottovalutato; dobbiamo lavorare in questo senso promuovendo anche azioni di sensibilizzazione sulla sostenibilità e sulla corretta gestione dei rifiuti». L’idea è quella di installare un sistema di videosorveglianza, ma il Comune punta anche sulle segnalazioni dei cittadini stessi, metodo che sta funzionando per sanzionare i trasgressori: «Chiediamo ai cittadini di sorvegliare le zone dove abitano e di segnalare all’amministrazione ogni tipo di attività illecita», ricorda Campora.