«Oggi inizia un percorso importante per la città». Il sindaco di Genova Marco Bucci, rigorosamente abbigliato ad hoc per l’occasione, ha spiegato quali sono i cinque punti che rendono Genova Jeans, in partenza oggi (sino al 6 settembre), una delle manifestazioni di punta della sua amministrazione: «Recupero di una tradizione; un modo per dare visibilità futura alla nostra città attraverso aspetti del passato; rendere il jeans veicolo di messaggi; raccontare l’ecosostenibilità nella produzione del jeans sia a livello ambientale, sia sociale con condizioni di lavoro migliori; recuperare alcune aree e palazzi del centro storico».
Sei mostre – tra cui ArteJeans al quarto piano del recuperato edificio Metellino, che nel corso del tempo si amplierà con nuove opere e girerà il mondo – diverse conferenze e spazi dedicati in città appunto: via Prè, via del Campo e via San Luca. Soprattutto via Prè risente dell’eccesso di serrande abbassate (qui il bando per incentivare l’apertura delle attività), che il Comune ha “abbellito” con degli adesivi a tema. Ridare un’identità a queste strade da troppo tempo trascurate potrebbe essere una scelta lungimirante e che andrà curata al di là di pochi giorni di manifestazione.
La presidente del comitato promotore, un mix di pubblico e privato, è Manuela Arata, che chiarisce: «Abbiamo fatto uno sforzo molto grosso, considerando che la manifestazione è stata organizzata pochissimo tempo, da quando la Liguria è diventata zona bianca. Speriamo che i genovesi ci mettano l’entusiasmo che ho già conosciuto con il Festival della Scienza».
Arata parla con entusiasmo dell’emozione di quando uno dei partner, Francesco Doria Lamba, ci ha mostrato il documento che il suo avo commerciava indaco nel 1400: «Questa è storia che dobbiamo legare alla nostra città».
Il successo della manifestazione non sarà misurato in vendita di biglietti, ribadisce Arata: «Conterà la visibilità che possiamo acquisire. Associare nome di Genova con quello dei jeans è un’occasione talmente grande che vogliamo far sapere dalle Isole Svalbard alla Patagonia che Genova è la mamma del jeans. In secondo luogo auspichiamo che prossimamente partecipino anche altri marchi produttori, oltre ai già presenti Candiani e Diesel, che quest’anno non sono riusciti per motivi di crisi legati a pandemia. Così l’anno prossimo riempiremo le strade con tutti i brand del jeans». Arata si toglie l’ultimo sassolino dalla scarpa commentando le polemiche legate al budget della manifestazione, giudicato esagerato dalla minoranza in consiglio comunale e dal consigliere regionale Ferruccio Sansa che aveva lanciato uno sciopero del jeans: «Purché se ne parli va bene tutto. Con 4 mostre, 2 musei, 8 conferenze, 10 spettacoli il budget non è nemmeno esagerato, a Milano si sarebbero fatti tutti una risata».
Il programma
Il percorso inizia negli spazi della Biblioteca Universitaria, che ospita il racconto delle origini genovesi del jeans e la loro evoluzione nei secoli con reperti storici e postazioni multimediali. La Biblioteca è anche sede delle conferenze, dell’info-point e della biglietteria/merchandising. Scendendo in via Prè si incontrano le vetrine in cui Diesel espone la sua visione del futuro del jeans. Il percorso prosegue verso la mostra “Behind the seams. Quanto credi di sapere del tuo jeans?” situata nel Mercato comunale in piazza dello Statuto dove è stata allestita una mostra interattiva sull’impatto della produzione del jeans sull’ambiente e le nuove soluzioni sostenibili. Si continua verso il Museo del Risorgimento, in cui oltre ai jeans dei Garibaldini, viene esposta l’opera donata dal famoso artista inglese del jeans Ian Berry “Ritratto di Giuseppe Garibaldi” che rende omaggio all’eroe dei Due Mondi.
Nel sottoporticato di Palazzo Ducale si trova l’esibizione “Diesel’s denim heritage. A walking in its archive” dedicata ai pezzi leggendari e iconici dell’archivio privato dell’azienda che per la prima volta escono dalla loro sede. Il Museo Diocesano ospita i “Teli della Passione”, riconosciuti oggi come gli antenati del jeans. L’edificio del Metellino ospita “ArteJeans, un mito nelle trame dell’Arte contemporanea”, una mostra che espone 36 opere donate alla città da artisti contemporanei di livello internazionale, in vista del futuro Museo del Jeans.
Al tramonto la Lanterna si illuminerà di blu.
Nelle vie del jeans si possono trovare anche una raccolta di jeans usati, visitare le botteghe storiche Pescetto e Lucarda, ma anche ammirare la riproduzione dei jeans garibaldini e soprattutto conoscere una nuova attività, di cui Liguria Business Journal parlerà diffusamente domani: InJeans, la “startup” produttrice di jeans interamente a Genova e che si rifà ai tessuti che si utilizzavano nel 1500, ovvero fustagno di lino e cotone.
L’ingresso alle sedi al chiuso è consentito solo con biglietto e Green Pass. Ingresso libero alle conferenze previa prenotazione (posti limitati) o fruizione in streaming. Qui tutte le informazioni.