Liguria in controtendenza rispetto alla maggioranza delle regioni italiane che, tra 2019 e 2020, hanno ridotto il proprio stock di debito locale. Nella nostra regione il debito per abitante è aumentato di 88 euro, secondo valore più alto d’Italia dopo quello del Lazio (171 euro). In termini pro-capite, la riduzione nella media nazionale è di 10 euro per abitante. I dati sono contenuti nell’ultima analisi dedicata alla finanza locale, condotta dalla direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo (dati Banca d’Italia).
Dal rapporto emerge che, nel corso del 2020, il debito pubblico nel suo complesso è aumentato, ma per quanto riguarda le amministrazioni locali il quadro appare migliore: il debito consolidato delle amministrazioni locali è stato pari a 84,2 miliardi di euro, in riduzione rispetto al 2019.
Ma le tendenze non sono uguali in tutte le amministrazioni: se da un lato ricomincia a crescere il debito delle Regioni, tornando sui livelli di metà decennio, quello dei Comuni e delle Città metropolitane si riduce, in misura simmetrica all’incremento osservato per le Regioni. Il marcato deterioramento dell’attività economica nell’ultimo anno ha poi comportato un aumento del rapporto tra debito locale e Pil, cresciuto di 5,1 punti percentuali.
Il debito pubblico
Alla fine del 2020, il debito consolidato della pubblica amministrazione ha toccato quota 2.569 miliardi di euro. Il forte incremento del livello del debito, associato alla contrazione del Pil, ha portato il rapporto debito/Pil al 155,6%, un massimo storico, con un incremento di 21 punti percentuali rispetto all’anno precedente. La pandemia di Covid ha inevitabilmente avuto effetti anche sul livello di debito: per far fronte all’emergenza sanitaria, il governo ha introdotto misure di sostegno di importo molto elevato, stanziando risorse per oltre 100 miliardi di euro in un solo anno (un valore pari a quello di 5 o 6 manovre “ordinarie”). Azioni che si sono tradotte in un forte aumento dell’indebitamento, già colpito dal deterioramento congiunturale, salito al 9,5% del Pil, e conseguentemente, del debito pubblico. L’incremento è stato concentrato sul debito centrale, che nel corso di un anno è aumentato di oltre 160 miliardi di euro, mentre per il debito locale si è osservata una riduzione di 800 milioni di euro. In altre parole, il governo centrale si è caricato l’onere del sostegno all’economia, mediante un eccezionale ampliamento del grado di indebitamento, mentre per le amministrazioni locali l’impatto è stato trascurabile, anche per effetto dei trasferimenti di risorse effettuati nel 2020 dal governo centrale a favore degli enti locali: il combinato dei diversi decreti approvati nel corso dell’anno ha disposto l’assegnazione di circa 12 miliardi ai Comuni e 4,5 miliardi alle Regioni (oltre a 16 miliardi come fondo per assicurare la liquidità per il pagamento di debiti commerciali).
Il debito delle amministrazioni locali, nel suo complesso, nel 2020 si è dunque ridotto di 800 milioni di euro, portando il debito locale a 84,2 miliardi di euro (dopo aver toccato un massimo nel 2010 pari a quasi 115 miliardi).
Scende il debito dei Comuni, sale quello delle Regioni
Se nel complesso il debito locale complessivo è sceso anche nel 2020, a livello di singoli comparti le evoluzioni sono state piuttosto differenziate. Per quanto riguarda i Comuni, che sono titolari della maggior parte del debito locale (il 40%), il rapporto di Intesa Sanpaolo evidenzia una diminuzione di 1,8 miliardi di euro del debito, che scende così a 33,9 miliardi di euro, tornando sui livelli del 2003. Decisamente inferiore il debito di Province e Città Metropolitane, pari a 6,4 miliardi di euro (il 7,6% del totale); anche per questo comparto, il debito ha sperimentato una contrazione del proprio stock nel 2020, pari a 200 milioni di euro.
Al contrario, aumenta il debito delle Regioni, che cresce di 1,8 miliardi, riportando lo stock regionale sui livelli di metà decennio (33,5 miliardi). Una risalita, secondo il monitor, che riflette le tensioni sperimentate da questi enti, in prima linea nella battaglia contro l’epidemia e sottoposti a un rilevante incremento delle spese.

Il debito locale
Come detto, il debito locale espresso in termini pro-capite non è distribuito uniformemente lungo il territorio nazionale. Se la media nazionale è di 1.411 euro per abitante, in alcune regioni i valori sono ben più alti: per esempio Campania, Calabria, Piemonte e Lazio. Nelle ultime due, in particolare, il debito locale per abitante si avvicina (o nel caso del Lazio, supera) i 2.500 euro nel 2020. Rispetto al 2019, la maggioranza delle Regioni ha ridotto il proprio stock di debito che, in media, è diminuito di 10 euro per abitante. Molise, Calabria e Valle d’Aosta le regioni in cui la riduzione è stata maggiore. Anche in Piemonte, regione con elevato stock di debito, si è osservata una diminuzione. Diverso il discorso per la Liguria, in cui, così come nel Lazio, Campania, Puglia e Sardegna, il debito locale per abitante è aumentato. Di 88 euro nella nostra regione, addirittura di 171 nel Lazio.

Anche se a livello pro-capite la rappresentazione del debito in termini di Pil non appare particolarmente elevata rispetto alla media nazionale, l’esposizione debitoria per alcuni territori si rivela meno sostenibile che in altri. Non è il caso della Liguria:

Il debito locale per fonti di finanziamento
Tra le varie fonti di finanziamento, la principale è rappresentata dall’accensione di prestiti con istituti monetari o bancari nazionali o con Cdp. Dall’analisi emergono comunque importanti differenze a livello regionale. Anche in Liguria la maggior parte dei debiti sono nei confronti di banche o Cdp, mentre i titoli emessi in Italia rappresentano circa il 13% delle fonti di finanziamento (tra le percentuali più alte), così come i titoli emessi all’estero.
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