La probabilità di contagio da Covid in un autobus pieno al massimo della sua capienza con finestrini aperti a vasistas e con tutti i passeggeri con le mascherine chirurgiche indossate correttamente è sotto lo 0,5%.
Lo dimostra uno studio dell’Università di Genova, nell’ambito di un accordo con Amt proprio per dimostrare che il mezzo pubblico è sicuro, persino in condizioni di affollamento.
La chiarezza dei dati confuta i timori infondati, magari basati sull’emotività. I modelli matematici, insieme all’applicazione di una prova sul campo, evidenziano come la mascherina sia lo strumento fondamentale per far crollare la possibilità di contagiarsi anche in un ambiente chiuso e ristretto come l’autobus.
«Il nostro Ateneo – spiega il rettore Federico Delfino – mette insieme chimici, anestesiologi, ingegneri meccanici e dei trasporti. Una pluralità di competenze che fa la differenza dando risposte complessive».
«Al di là di qualche dato di letteratura questo progetto era un salto nel buio – afferma il presidente di Amt Marco Beltrami – non sapevamo cosa sarebbe venuto fuori». Invece i risultati sono stati più che incoraggianti.
Il professore Carlo Cravero del Dime, che ha lavorato insieme ai ricercatori dei dipartimenti Dcci (dipartimento di Chimica e chimica industriale) e Disc (dipartimento di Scienze chirurgiche e diagnostiche integrate), spiega: «Il riferimento è il bus 18 metri Mercedes Citaro g, di cui abbiamo sviluppato un modello tridimensionale. Per lo studio abbiamo sempre considerato ipotesi peggiori rispetto a quelle che di solito avvengono sui bus e tenuto conto dell’evoluzione dell’emissione da parte della persona infetta condizionata dall’apertura dei finestrini e dal ricircolo interno dell’aria. Abbiamo considerato l’apertura dei finestrini solo a vasistas alternati sulle fiancate, trascurato l’effetto di apertura delle porte in occasione delle fermate, abbiamo ridotto al 50% la capacità filtrante del sistema di ricircolo dell’area rispetto al 90% e inoltre considerato che l’emissione patogena viene direttamente trasportata dal flusso di aria».
Le simulazioni sono state fatte a seconda della posizione dell’emettitore e con un viaggio della durata di 15 o 30 minuti. La posizione sui sedili centrali dell’infetto-emettitore del virus in un viaggio di 30 minuti è stata oggetto di validazione sperimentale dal vero con un manichino che emetteva acqua nebulizzata con tracciante e filtri che assorbivano le emissioni.
«Abbiamo immaginato tre situazioni – dice Cravero – nessun occupante con mascherina, tutti i passeggeri con mascherina tranne l’emettitore e tutti i passeggeri con mascherina chirurgica».
La sperimentazione ha confermato la validità del modello numerico perché i gradi di rischio sulle posizioni dei passeggeri coincidevano in entrambe le situazioni.
Se nessuno indossa la mascherina, le probabilità di contagio sono molto più alte ovviamente nei pressi dell’infetto emittente. La probabilità di infettarsi praticamente si dimezza se tutti indossano la mascherina tranne l’infetto e si annullano con la mascherina indossata da tutti.
Dalla probabilità di contagio si ricava il numero di contagi aggiuntivi associati all’uso del bus ogni 100 mila passeggeri. Si tratta di valori minimi rispetto ad altre attività al chiuso (centri commerciali, palestre, luoghi di culto). L’Università fa riferimento a uno studio statistico con tracciamenti reali pubblicato su Nature nel 2020.
A prescindere dal riempimento il rischio di contagi aggiuntivi è sotto le 20 unità ogni 100 mila abitanti in caso tutti indossino la mascherina, tra i 100 e i 250 se l’emettitore è senza mascherina e tra 200 e 300 unità se tutti sono senza mascherina. Il coefficiente di riempimento quindi non varia la probabilità di contagio.
Non è stato analizzato il rischio di contagiarsi toccando i sostegni o i sedili: le evidenze scientifiche ormai dicono che il contagio da contatto è irrisorio rispetto al respirare il droplet. «Intanto bisogna vedere se sulla superficie c’e il virus o un pezzo di virus – chiarisce Lorenzo Ball del Disc – e poi per infettarsi occorrerebbe portare la mano alla bocca o al naso. La mascherina e le procedure di igienizzazione delle mani scongiurano questo tipo di possibilità».