Dopo un 2020 in forte difficoltà e in uno scenario in cui prevale ancora molta incertezza, anche le pmi liguri devono fare i conti con crisi d’impresa, piano di risanamento, ristrutturazione aziendale. Tra le parole più ricorrenti dell’anno appena trascorso e le prossime su cui puntare.
Studio Temporary Manager, società specializzata nei servizi di temporary management, ha elaborato un’analisi sui bilanci depositati di circa 72 mila imprese italiane, con fatturato tra i 5 e i 50 milioni di euro, fotografando lo stato di crisi delle aziende e dividendole in categorie con rating positivo e critico. In Liguria il 37% delle aziende del campione presenta al momento un rating a rischio. In Italia questa percentuale è del 63%.
Tutti i territori mostrano segnali di sofferenza, ma con valori variabili. In otto regioni le imprese con un rating a rischio superano il 40% e tutte il 30%: tra queste si evidenziano la Sicilia (43%), l’Abruzzo (42%), il Lazio (42%), il Molise (42%), la Puglia (42%), la Calabria (41%), la Basilicata (41%) e la Sardegna (41%). Seguono l’Umbria (39%), l’Emilia Romagna (37%), appunto la Liguria (37%), la Toscana (36%), il Piemonte (35%), la Lombardia (35%), il Friuli-Venezia Giulia (34%), la Valle d’Aosta (34%), la Campania (33%), le Marche (34%), il Trentino-Alto Adige (31%) e il Veneto (31%).
«Dalla nostra analisi – dichiara Alberto Cerini, responsabile “Corporate Turnaround & Restructuring” di Studio Temporary Manager – emerge che già nei bilanci a oggi depositati sono presenti evidenti segnali di criticità. Molto probabilmente l’impatto del Covid e la relativa chiusura a intermittenza di molte attività accelereranno la crisi delle imprese italiane già fragili, a cui se ne aggiungeranno altre, e ciò comprometterà in modo significativo la capacità delle stesse di far fronte ai propri impegni finanziari futuri. Di conseguenza, anche il rapporto con gli istituti di credito è divenuto più complesso e richiede ora più che mai assistenza qualificata per poter accedere alle opportunità finanziarie messe a disposizione dai recenti provvedimenti legislativi. Portare a compimento un piano di risanamento aziendale di successo può offrire una seconda possibilità a un’impresa in crisi, e per far ciò va creato un clima di fiducia e consenso presso i principali stakeholder, cioè clienti, fornitori, banche e fisco, in quanto è solo con l’appoggio anche di questi ultimi che si può implementare un efficace rilancio aziendale».
Secondo Cerini «la discontinuità con il passato affidata a manager credibili al fianco dell’imprenditore è la chiave di un risanamento efficace. Inoltre, è importante da un lato riconoscere e ammettere la crisi in corso e gli errori fatti nel passato, perché questa consapevolezza permette di non rifare i medesimi errori nel futuro; dall’altro avere il coraggio e la forza di fare cambiamenti, di innovare (anche grazie alle agevolazioni fiscali in essere) e implementare velocemente azioni spesso difficili, se necessario tramite gli strumenti legislativi disponibili, che consentano però poi alla propria impresa di tornare a prosperare».
Per aiutare gli imprenditori, Studio Temporary Manager ha realizzato un vademecum di 10 regole utili nei momenti di crisi aziendale:
- Discontinuità con il passato: identificare il giusto team per la gestione della crisi e affiancare agli imprenditori manager adeguati, se necessario esterni all’azienda
- Fermare l’emorragia: stop loss
- Essere reattivi: 1 mese vale 1 anno
- Ristrutturare l’indebitamento finanziario
- Risolvere i problemi industriali
- Comunicare in modo efficace il progetto di risanamento ai terzi
- Gestire l’azienda per cassa
- Focalizzarsi su ciò di cui si ha esperienza (core business)
- Porre le basi per il futuro, anche con operazioni di M&A
- Avere umiltà ma anche coraggio e forza di innovare