In attesa di una profonda riorganizzazione dell’indagine sulle forze di lavoro che andrà a regime alla fine di quest’anno, il mese scorso l’Istat ha pubblicato i dati relativi a occupati e disoccupati con riferimento al quarto trimestre del 2020. Nel vivo del dibattito sulle misure di sostegno all’economia e a poco più di un anno dalla dichiarazione di pandemia da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le statistiche in questione rappresentano sicuramente un utile punto di partenza per valutare qual è stato, fino a questo momento, l’impatto del Covid-19 e delle restrizioni imposte dalla situazione sanitaria sul mercato del lavoro, sia sul territorio nazionale, sia a livello più decentrato.
Confrontando i valori del 2020 con quelli del 2019 con riferimento alla regione Liguria, i dati rilasciati dall’Istat mettono in evidenza un quadro congiunturale caratterizzato da evidenti criticità. Per quanto riguarda il livello di occupazione, nell’ultimo anno la Liguria ha perso all’incirca 10.500 posizioni lavorative facendo registrare nel suo complesso una riduzione dell’1,7% del numero di lavoratori occupati che passano dalle 611.776 unità del 2019, alle 601.258 del 2020. A livello nazionale la perdita di posizioni lavorative è stata dell’1,9%, mentre nel nord-ovest la riduzione è arrivata al 2%.
Sul territorio ligure la perdita di posti di lavoro ha inciso prevalentemente sulla popolazione femminile, infatti, oltre il 70% delle posizioni lavorative perse risultava occupato da donne, mentre per quanto riguarda la posizione professionale dei lavoratori coinvolti, circa il 90% degli individui che hanno perso il posto di lavoro è costituito da lavoratori dipendenti.
Scendendo a livello provinciale si osserva poi che il calo del livello di occupazione è stato particolarmente severo a Savona e ad Imperia, dove la riduzione del numero di lavoratori occupati è stata, rispettivamente, del 2,8% e del 2,1%. Più moderato invece il calo dell’occupazione a Genova e a La Spezia, dove la riduzione del numero di occupati si è fermata all’1,3% e all’1,1%.
Altre importanti indicazioni sul mercato del lavoro ligure vengono poi dalla conta degli individui attivamente in cerca di occupazione. Secondo le stime dell’Istat, a livello regionale il numero dei disoccupati si è complessivamente ridotto di un ammontare – in termini assoluti – molto vicino alla riduzione del numero di occupati, infatti, il numero di individui in cerca di occupazione è passato dalle 64.942 unità del 2019 alle 54.406 unità del 2020, facendo così registrare un calo del 16,2%. Sul territorio nazionale e nel nord-ovest la riduzione si è fermata, rispettivamente, al 10,5% e al 10,6%. L’ampia riduzione del numero dei disoccupati in Liguria ha interessato per oltre il 90% la popolazione femminile, mentre a livello provinciale si sono manifestati andamenti piuttosto variegati. Infatti, se è vero che a Genova e a Imperia il numero degli individui in cerca di occupazione è calato su base annua, rispettivamente, del 21,1% e del 31,6%, è altrettanto vero che a Savona e a La Spezia il numero di disoccupati è invece aumentato del 7,3% e del 9,2%.
Se proviamo a leggere l’andamento degli occupati e dei disoccupati in maniera congiunta, è possibile dare alcune indicazioni sulle dinamiche che hanno interessato il mercato del lavoro ligure nel suo complesso.
Da una parte, nonostante il blocco dei licenziamenti entrato in vigore nel mese di marzo dello scorso anno, l’evoluzione del numero di lavoratori occupati evidenzia che la pandemia da Covid-19 e le restrizioni ad essa associate hanno determinato una significativa riduzione della domanda di lavoro da parte delle imprese che operano in Liguria. Molto probabilmente, questa riduzione della domanda di lavoro è avvenuta tramite il mancato rinnovo dei contratti a termine in scadenza, la mancata attivazione di contratti stagionali – tipici del settore turistico – e il mancato avvicendamento dei lavoratori andati in pensione per sopraggiunti limiti anagrafici. Dall’altra parte, la parallela riduzione del numero di disoccupati mette in risalto un’ancora più forte riduzione dell’offerta di lavoro da parte dei lavoratori liguri. In effetti, è verosimile che il peggioramento delle prospettive economico-sanitarie resosi evidente a partire dal secondo trimestre dello scorso anno abbia indotto un numero considerevole di individui a smettere di cercare lavoro.
Questa congettura sull’andamento dell’offerta di lavoro è numericamente corroborata dall’andamento del numero di inattivi, vale a dire gli individui che non lavorano e non cercano un posto di lavoro, che secondo i dati Istat, a livello regionale, sono aumentati di oltre 14.000 unità, passando dai 277.395 individui del 2019, ai 291.577 individui del 2020. Anche in questo caso, coerentemente con l’andamento del numero dei disoccupati, l’aumento della popolazione inattiva risulta concentrato sul genere femminile, infatti, quasi il 60% di quanti nell’ultimo anno hanno interrotto la loro partecipazione al mercato del lavoro ligure è rappresentato da donne.
In vista di ulteriori approfondimenti sulla questione e dell’allentamento delle misure restrittive adottate dal governo centrale, i dati appena analizzati suggeriscono alcune indicazioni anche sul fronte della politica economica a venire. In effetti, è molto probabile che con lo sblocco dei licenziamenti le imprese trovino conveniente avviare processi di ristrutturazione che porteranno nell’anno in corso a un ulteriore calo del numero di occupati.
In uno scenario di questo genere, diventa essenziale un ripensamento globale del sistema di ammortizzatori sociali che garantisca un reddito a chi perde il posto in attesa di una ripresa dei normali livelli di produzione. In aggiunta, appaiono auspicabili anche interventi sul fronte delle politiche attive che in qualche modo rendano più attraente la partecipazione al mercato del lavoro da parte degli individui scoraggiati e il rientro di quanti sono stati invece in qualche modo espulsi durante la pandemia. Questi ultimi interventi dovrebbero essere indirizzati soprattutto ai giovani e alla popolazione femminile.
(Marco Guerrazzi)