Il porto, le navi, i traffici, i container e le rinfuse, i passeggeri ma non solo. Il mare, su cui Genova nei secoli ha costruito la propria grandezza, oggi offre alla città un’altra leva potente per superare la stagnazione economica e invertire il declino residenziale e demografico.
Le nuove infrastrutture di collegamento (Terzo Valico, nodo ferroviario ristrutturato e, forse, un giorno, la Gronda) e la diffusione dello smart working agevoleranno chi, dal Nord Italia e anche dal Sud Europa, vorrà trasferirsi o trascorrere parte dell’anno all’ombra della Lanterna senza rinunciare al lavoro nei grandi centri propulsori dell’economia italiana ed europea.
Ad attrarre nuovi cittadini, attivare nuove imprese e incentivare i consumi dovrebbe essere il waterfront riqualificato e arricchito di funzioni. Il disegno di Renzo Piano e degli amministratori che avevano voluto l’esposizione colombiana del 1992 ha raggiunto in buona misura l’obiettivo: Genova, terminata l’expo, si è ritrovata con un nuovo quartiere, ricco di strutture turistiche, tra le quali l’Acquario (il secondo più grande d’Europa dopo quello di Valencia e una delle maggiori attrazioni turistiche italiane), il Galata Museo del Mare, la Biosfera, l’ascensore panoramico Bigo, di un centro congressi al quale si può accedere anche via mare. E la riqualificazione del porto antico ha avviato quella di una parte del centro storico.
Ora, è partita una seconda fase: la realizzazione del waterfront verso Levante. Un fronte mare che inizia dalla Fiera e può arrivare fino a Boccadasse. Qui, è ovvio, non si tratta di superare una situazione di degrado come nel centro storico, ma di arricchire di funzioni una zona di gran pregio. Funzioni di tipo turistico-ricettivo-ricreativo.
Nei giorni scorsi è stato aperto il cantiere per l’ammodernamento del Palasport per conto di CdS Holding spa. Il progetto prevede di confermare la vocazione sportiva del Palasport, realizzando un’arena di circa 5 mila metri quadrati per la cui gestione sarà coinvolto anche il Coni. L’arena sarà polifunzionale e modellabile per cambiare configurazione e ospitare anche eventi come i concerti. Attorno all’arena ci sarà spazio per un distretto commerciale tematico con al centro i temi del turismo, dello sport, della produzione locale e della nautica. Verrà realizzato un nuovo quartiere che comprenderà residenziale, uffici, servizi, studentato e ospitalità. Nelle aree esterne sorgerà una parte del grande parco urbano che proseguirà negli altri lotti del waterfront, con nuovi filari di alberi ad alto fusto e un tratto della pista ciclabile che attraverserà tutta l’area. Sono già iniziate le demolizioni dei padiglioni C, D e F della Fiera, propedeutiche allo scavo dei canali, che scorreranno a fianco del Padiglione Blu di Jean Nouvel. L’intenzione dell’amministrazione è procedere velocemente nell’attuazione delle opere programmate. La gara è prevista entro febbraio, per aggiudicare i lavori entro aprile e far partire gli scavi dei canali non appena saranno finite le demolizioni dei padiglioni.
Il nuovo Palasport, quindi, sarà la porta d’ingresso del waterfront di Levante. E costituirà il nucleo intorno al quale verranno aggregate le componenti di un grande polo nautico. Lo ha dichiarato a Liguria Business Journal il sindaco Marco Bucci a margine della inaugurazione dei lavori per il Palasport.
«Sarà – ha precisato il sindaco – il Polo della Nautica di Genova, destinato a ospitare ogni segmento di questo sport, quello della nautica sotto i 24 metri e quello al di sopra. Saranno fianco a fianco attività sportive, ricettive e di refitting e servizi vari, anche collegati al turismo. La presenza del nuovo Palasport, con la sua flessibilità e la vasta gamma di servizi offerti, accanto a quella quella di aziende nautiche altamente qualificate e l’entrata in funzione, ormai a breve, del Terzo Valico produrranno un effetto volano anche sul turismo della città».
Non è ancora certo il futuro della banchina coperta dalla grande tensostruttura, dove ora sono ospitati alcuni circoli nautici, ma il Polo non sembra in forse. «La struttura – precisa il vicesindaco Pietro Piciocchi – rimarrà sicuramente ancora un anno e mezzo o due anni. Poi si vedrà. Ma il Polo Nautico in ogni caso troverà spazio nel complesso intorno al Palasport, indipendentemente dal futuro della banchina. Per noi è un progetto importante, non solo come sbocco ricreativo per i genovesi ma anche come attrazione turistica».
Su questi progetti e queste prospettive abbiamo intervistato Giancarlo Vinacci che, già assessore della giunta Bucci per lo Sviluppo economico, ha lasciato la carica ed è diventato senior advisor economic development per il Comune. Nel 2018 Vinacci ha fondato un think tank, che porta il suo nome. Missione del think tank è quella di di approfondire idee e valutare progetti, per lo più di natura economico/sociale e con forte attenzione all’impatto ambientale, renderli sostenibili e sottoporli alla pubblica amministrazione per la messa in opera.
– Secondo lei che impatto sulla vita dei genovesi potrebbe avere effettivamente il novo waterfront?
«Ricordando che i tempi di raccolta dei benefici possono variare da pochi o moltissimi anni a seconda dell’impostazione che verrà data al progetto, l’ipotesi è di un impatto positivo per il lavoro, il consolidamento delle eccellenze locali, il ritorno alla crescita dei residenti prima e demografica a seguire, il recupero del mercato immobiliare».
– E in particolare il Polo Nautico?
«Un Polo Nautico a Genova, così come viene prospettato, potrebbe aiutare seriamente a invertire la rotta, purtroppo ancora in corso, di decrescita residenziale. Inserito in un adeguato contesto dimostrerebbe l’utile complementarietà con l’accelerazione che sta prendendo il nuovo modo di affrontare il problema del lavoro. Insomma un Polo Nautico, magari assistito da un importante Open Innovation Center, sarebbe di grande aiuto per tornare a essere attrattivi e riconosciuti e iniziare a ripopolare la città».
– Si riferisce al Blue District recentemente inaugurato agli ex-magazzini dell’Abbondanza?
«Sì. Il Blue District, struttura che avevo voluto e avviato durante il mio incarico assessorile, è una struttura certamente adeguata, ma a oggi non ancora tarata sulle necessità di sviluppo e crescita. Affinché sia utile a giovani e imprenditori bisogna ancora fare la parte più delicata. Molto spesso accade che, come dice una nota canzone di De Andrè, “la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio”, il che ai giorni nostri significa non entrare nel merito fino in fondo di una questione, sentendosi soddisfatti di aver eseguito il proprio compito. Insomma, non basta una bella struttura, bisogna animarla e favorire il processo fino in fondo. Quasi sempre chi presenta un progetto, al momento di trovare la finanza necessaria, viene lasciato in balia delle onde. Ecco, gli Open Innovation Center tanto voluti, e finanziati, dall’Europa, all’ultima porta del corridoio verso l’uscita dovrebbero avere un corposo panel organizzato di opportunità di investimento per tutte le tipologie oggi realtà, c’è chi investe in startup, chi nelle pmi, chi negli spin off o nell’m&a, ci sono i business angels, eccetera».
– In sostanza, si tratta di aiutare le startup ad accedere ai finanziamenti?
«Sì, ma guardi che i finanziamenti quando si ha in mano un progetto vitale, credibile, si trovano. Ci sono montagne di soldi a disposizione, c’è chi non vede l’ora di investire. Nell’aprile 2019, da assessore, avevo organizzato a Genova un incontro pubblico con gli esponenti di alcuni grandi fondi investimento internazionali (vedi qui). C’erano Roberto Gatti, amministratore delegato di Orefici Finance, boutique finanziaria, e di Boutique Italia, holding di investimento in pmi, Lorenzo Baraldi, managing director di Neuberger Berman Aurora, primo fondo di permanent capital quotato in Italia; Andrea Bovone, partner del fondo di private equity Equinox investitore dal 2001 in pmi italiane; Stefano Keller, dal 2010 managing director di LFPI Italia Reim, società di investment advisory e asset management del gruppo LFPI in Italia; Massimiliano Magrini, imprenditore, manager, venture capitalist e co-fondatore di United Ventures, fondo specializzato in investimenti in tecnologie digitali; Gianluca Petrera, country manager di Reuben Brothers, azienda leader in private equity e real estate investment; Nicolò Saidelli, amministratore delegato dal 2013 di ARDIAN Italy srl, quarto operatore di private equity al mondo; Andrea Tomaschù, chief executive officer e partner di Riello Investimenti, azienda leader nella gestione di fondi di private equity di private debt. È stato consulente dell’Aifi dal 1991 al 2001. Fondi con diverse specializzazioni ma con la comune convinzione che Genova fosse la città italiana in grado di proporre le migliori condizioni di investimento purché arricchita di interconnessione, infrastrutture, di acciaio e di cemento e immateriali, apertura verso l’esterno, densità di competenze, rete tra imprese e tra pubblico e privato. Sto organizzando un altro incontro pubblico con i fondi investimento, lo faremo appena il Covid lo permetterà e vedremo se gli investitori confermeranno questo orientamento. Io credo di sì».
– Se il progetto del waterfront e del Polo Nautico andrà avanti, forse i primi effetti si avvertiranno sul mercato immobiliare. Lei come vede in prospettiva questo settore?
«La storia degli ultimi cinquant’anni ci ha insegnato che di norma gli immobili si rivalutano del 3% all’anno. Abbiamo anche appreso che i cicli positivo e negativo del trend immobiliare, a parte l’ultimo di durata eccezionale, sono a grandi linee di cinque anni. Il passato ci insegna anche che dopo un ciclo negativo, quando il mercato riprende, recupera velocissimamente le perdite, le consolida e riparte per gradi. Che il mercato ripartirà è certezza, il quando, anche se i recenti segnali politici sembrano finalmente incoraggianti, è ancora incerto, però di sicuro Genova è ancora molto sottostimata: un bell’appartamento vista mare non può costare meno di un vista nebbia nella periferia milanese… questa equazione non reggerà ancora per molto. Va ricordato però che le cause della depressione dei prezzi, da noi, a differenza del resto del Paese, non è nata dalla bolla di cui si fece tanto parlare. Da noi è stato per la più semplice delle regole economiche, domanda e offerta. Per far ripartire la città non servono tante fotografie in ogni luogo o dare una pennellata di pittura qua e la, bisogna amare la città e far tornare le persone… e quindi avanti con il Polo Nautico, con annessi e connessi!».