L’eufemismo, spiega la Treccani, è una figura retorica che consiste nel sostituire, per scrupolo morale, per riguardi sociali o altro, l’espressione propria e usuale con altra di significato attenuato. Ha un punto debole: si usura nella misura in cui viene adoperato. L’espressione che sostituisce non viene mai rimossa del tutto e produce un effetto logorante su quella che la sostituisce che quindi deve essere sostituita a sua volta.
Il termine “responsabili”, adottato nel 2010 per non fare cadere il Governo Berlusconi, è stato ricoperto nel corso degli anni di una patina di sarcasmo e disprezzo, i parlamentari Razzi e Scilipoti che portarono a Berlusconi i loro voti, dopo essere stati eletti per fargli la guerra, sono diventate figure proverbiali.
Oggi, con il Governo Conte bersagliato dall’artiglieria renziana, si ripropone lo stesso meccanismo: salvare l’esecutivo puntando su chi non intende rinunciare a 12 mila euro al mese ed eventualmente a futuri benefici. Ma il termine “responsabili” non è più funzionale. Così, cogliendo al volo l’indicazione del capo dello Stato «Questo è il tempo dei costruttori», chi lavora per la permanenza di Conte a Palazzo Chigi ha trasformato i responsabili in costruttori. Mattarella intendeva altro nel suo appello ma ormai l’operazione è partita e il termine è stato adottato dai media.
C’è, però, chi non ci sta. «Che cosa abbiamo fatto di male noi imprenditori edili per meritare questo accostamento?» dichiara a Liguria Business Journal Emanuele Ferraloro, imprenditore edile savonese, amministratore delegato della Ferraloro spa.

«Già siamo stati chiamati cementificatori, ora si esagera. Se andiamo avanti così dovremo cambiare Ance (Associazione nazionale costruttori edili, ndr) in Ane».
– Ma bisognava ricorrere a un eufemismo, non si poteva chiamarli “voltagabbana”, non è bello.
«Va bene, ma allora troviamo un’altra parola. Pensatori, per esempio».
– Qui, però, si parla di politici non di filosofi.
«Pensatori nel senso che pensano ai fatti loro. È nobilitante e non offende nessuna categoria, pensatori ci sentiamo un po’ tutti».