I numeri sono alti, mai come oggi: 986 espositori da 23 Paesi del mondo, 13 delegazioni diplomatiche presenti, oltre 1000 barche, 100 i buyer presenti dall’estero. Ucina scommette già sul numero dei visitatori, che dovrebbe superare quello dell’anno scorso, ma guarda già avanti, alla prossima edizione: si aspira a diventare il Salone più grande del mondo.
Dire che questo è un Salone dei record è riduttivo – dice Carla Demaria, presidente dei Saloni Nautici – perché quest’anno abbiamo fatto un passo avanti, con “La città della nautica”, ma guardiamo già al futuro, abbiamo l’obiettivo di fare il più grande salone al mondo. Ringrazio il sindaco Marco Bucci, che ha creato le condizioni per creare un vero evento della città.
Sono 98 le iniziative previste. «Dobbiamo dire grazie anche agli espositori – aggiunge Demaria – che hanno creduto nei momenti più duri e meritano tutto il successo di oggi. Aspettatevi un 60° Salone che dovrà fare i conti con questo 59°».
«Lavoreremo con Ucina – conferma Bucci – per programmare le attività dei prossimi anni. I Saloni si devono fare dove le barche si vedono in mare». Non è un caso che oggi il primo interlocutore di Ucina sia diventata la società Porto Antico, come conferma il presidente Mauro Ferrando.
L’appello da parte del presidente di Ucina Saverio Cecchi, che annuncia per il 2018 il 10,3% di crescita del fatturato del settore, il quarto a doppia cifra, arrivando a 4,3 miliardi dai 2,1 della grande crisi. Cecchi è ottimista e auspica che presto si potrà tornare ai fasti del 2008, quando i miliardi erano stati 6,2.
Secondo il presidente di Ucina, che sta anche lavorando alla riunificazione della categoria dal punto di vista associativo, mancano decisioni rapide da parte del Parlamento, che dovrebbe approvare la riforma della nautica per consentire una maggiore competitività con il mercato internazionale: «Abbiamo un’opportunità – ricorda Cecchi – entro fine ottobre bisogna che si approvi il codice, visto che con la Brexit, il 30 ottobre tutte le bandiere inglesi diventeranno extracomunitarie. Parliamo di tante possibilità per far pagare l’iva allo Stato italiano, visto che a oggi 2.000 diportisti all’anno scelgono bandiere diverse da quella italiana».
Cecchi chiede attenzione anche per la piccola nautica: «Il 60% del nostro parco barche è sotto i dieci metri. Nel decreto correttivo abbiamo chiesto l’inserimento di diverse norme, come il riconoscimento degli ormeggi a secco, le riparazioni dei motori sotto 40 cavalli, parliamo anche di guida senza patente, sono le nostre biciclette: statisticamente non ci sono problemi di sicurezza, i pochi incidenti avvenuti negli anni sono di barche immatricolate, quindi con patente».
Il ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli, che di nautica si è occupata parecchio durante tutta la sua storia politica, rassicura: «Arriveremo all’approvazione definitiva a breve. Ho perfettamente chiara l’occasione, non possiamo non approfittarne. Non mancano gli impedimenti però, a partire dalla procedura di infrazione sul leasing nautico per le presunte agevolazioni fiscali illecite per gli yacht. Poi c’è un tema di sistema: occorre consentire alle imprese di stare in un mercato sempre più competitivo, ma accettando la sfida ambientale che questo governo ha intenzione di spingere fino in fondo. Dobbiamo accelerare sulle scadenze urgenti, ma continuare a guardare lontano».
Per il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, se quello dell’anno scorso era il Salone della speranza e dell’ottimismo della volontà, a un mese dal crollo del ponte Morandi «oggi è il Salone della certezza della ragione, che ne siamo usciti: Genova più forte di prima grazie al lavoro di tante persone. I numeri ci dicono che la tragedia del Morandi è stata una gigantesca presa di consapevolezza delle capacità di questo territorio».