Parte il progetto di ristrutturazione del Palasport, il Nira è stato demolito ed è imminente l’avvio dei lavori di scavo per costruire il canale in zona Fiera previsto da Renzo Piano.
La fase iniziale della riqualificazione del waterfront genovese di levante procede secondo il programma, le fasi successive dipendono in buona misura da fattori oggi non programmabili, come l’intervento di investitori privati. È quindi un’incognita la distribuzione definitiva degli spazi, in particolare per quanto riguarda la nautica, comparto in crescita che ha sempre più fame di superfici utilizzabili e diversificato.
Il progetto che Piano ha donato alla città prevede di collegare il mare con piazzale Kennedy e corso Quadrio, creando i presupposti per nuovi spazi di riconversione verso il lungomare di corso Italia fino a Punta Vagno – dove sono i Giardini Govi e il depuratore – in direzione levante, e verso il Porto Antico (waterfront già riqualificato con il primo progetto di Piano, quello per l’Expo del ’92) in direzione ponente. Parte della linea di costa rientra nella gestione del Demanio, parte in quella dell’Autorità portuale, che collabora con il Comune per il ridisegno del waterfront cittadino.
Sulla linea di costa tra Fiera e Punta Vagno troviamo, oltre alla Fiera, le riparazioni navali e varie attività di tipo commerciale, industriale, cantieristico e portuale, di servizio, peschereccia, balneare, turistica e da diporto. A progetto ultimato le riparazioni navali e le attività collegate, dopo le varie ipotesi formulate negli anni scorsi, dovrebbero risultare riordinate e razionalizzate, eventualmente concentrate in una “isola” raccordata al resto dell’area da un canale navigabile. Giorni fa il comitato portuale dell’Autorità ha dato via libera ai capannoni di levante delle riparazioni navali, con concessioni quadriennali. La Fiera si articolerà nel Padiglione Blu e in quello dello sport. Nel tratto tra Porto Antico e piazzale Kennedy il progetto mette al centro la riqualificazione degli immobili e le aree non più funzionali all’attività fieristica, circa 100 mila metri quadrati, che sono stati acquistati da Spim (la società immobiliare del Comune) tramite la controllata “Nuova Foce” nell’aprile 2014.
Cds Holding, nata nel 1993, è tra i leader in Italia nell’industria real estate e il principale player nello sviluppo del retail real estate, con oltre 70 strutture completate nell’arco di 25 anni, per una superficie sviluppata di oltre 1 milione di metri quadrati.
Il Palasport, primo tassello del mosaico, passa a Cds Holding spa, che si è aggiudicata la gara bandita da Spim su mandato dal Comune di Genova per individuare operatori a cui cedere le aree del compendio fieristico. La società investe complessivamente nel progetto 92 milioni di euro, di cui 14,250 milioni per l’acquisto dell’area e 10 per la messa in sicurezza del Palasport.
Entro il 30 settembre 2019 sarà sottoscritto il contratto preliminare di acquisto e, nel frattempo, prenderà avvio l’iter autorizzativo, che Cds punta a concludere entro il 2020.
«Siamo partiti dal progetto di Renzo Piano con grande rispetto – spiega Massimo Moretti, direttore generale di Cds Holding – E da una concezione del Palasport come porta d’ingresso del waterfront di Levante. Dovrà essere multifunzionale, ospitare attività sportive e anche grandi eventi, attività commerciali, ristoranti, servizi, avere una passeggiata panoramica. In sostanza dovrà essere vivibile tutto l’anno. Questa è la vera sfida».
Per la costruzione dei tratti di canale Nord-Sud e Ovest-Est il sindaco Marco Bucci ha annunciato che il Comune procederà direttamente avendo reperito le risorse necessarie.
Parte della linea di costa rientra nella gestione del Demanio, parte in quella dell’Autorità portuale, che deve collaborare con il Comune per il ridisegno del waterfront cittadino. Di recente l’Autorità portale ha deciso di assegnare al Comune per 50 anni piazzale Kennedy, dove verrà costruito un parco fitto di alberi con spiaggia lambita da mare e un parcheggio sotterraneo.
«È ovvio – spiega Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità portuale di sistema del Mar Ligure Occidentale – che su determinati tratti e funzioni della linea di costa da parte nostra l’interlocuzione con la città è più forte. Nel waterfront di levante le prerogative della città e del Municipio sono grandi, e noi tendiamo a recepire gli indirizzi di Comune e Regione. Il ridisegno è un’opera molto complessa, eseguita in un sistema delicatissimo. Si parte con interventi parziali ma l’approccio gradualistico deve offrire determinate garanzie agli investitori. Quando sollecitiamo il mercato ci viene chiesto quale sia la redditività dell’investimento, quali siano le condizioni di contesto, e soprattutto dobbiamo dare la certezza che la riqualificazione sarà portata a termine. Bisogna coniugare un approccio che va per fasi e parte da interventi concreti, come la demolizione del Nira, i lavori a piazzale Kennedy, e una visione complessiva da presentare all’investitore».
«Il singolo investitore ha un’idea delle destinazioni d’uso del comparto nella sua totalità – precisa Simonetta Cenci, assessore comunale all’Urbanistica – sa che la direzione è più o meno quella indicata nel layout dell’architetto Piano e sa anche che da parte nostra c’è ampia disponibilità. Abbiamo impostato un progetto di recupero comprensivo di demolizioni, bonifiche, risistemazioni di aree, accessibilità, creazione dell’isola della fiera e risistemazione urbana di tutto il comparto. È un progetto complesso e procederemo per fasi. La prima è stata la demolizione del Nira, la seconda comprende lo spostamento dei detriti e lo scavo del canale. È stata aggiudicata la gara per il primo pezzo, poi si proseguirà con la demolizione degli edifici delle biglietterie e e degli ex uffici Fiera. A seguire, una volta demoliti tutti questi edifici, verrà proseguito lo scavo del canale che andrà a creare una nuova isola della Fiera. Il Palasport sarà riqualificato dall’impresa che si è aggiudicata la gara e rimarrà insieme con il padiglione di Jean Nouvel. Gli altri edifici saranno abbattuti. In effetti rimarrà una piccola isola della Fiera intorno alla quale si potranno mettere barche private e pubbliche».
«Il molo all’esterno dell’area oggetto di intervento, che corrisponde al molo Ucina-Amico – prosegue Cenci – sarà dato in concessione quando la contesa tra i due sarà risolta, e comunque avrà un uso misto tra cantieristica pulita, che vuol dire finiture all’interno delle barche, sistemazione di mega-yacht, e zona destinata a saloni nautici e fiere. Per adesso il tendone prospiciente la Fiera sotto il quale avvengono certe manifestazioni, quello bianco, rimane perché non ci sono soldi per demolirlo. L’ultimo tratto del canale eventualmente verrà ampliato e diventerà un nuovo specchio acqueo. Bisogna capire se ci serve più uno specchio acqueo o uno spazio espositivo. Per piazzale Kennedy la decisione dell’Autorità portuale di dare l’area in concessione cinquantennale al Comune ci permetterà di realizzare il parco previsto da Piano».
Nel complesso come verranno collocate le diverse attività? «Noi un’idea l’abbiamo, ma questa idea deve essere supportata dagli investitori».
L’incognita principale riguarda la nautica, un mondo complesso che comprende attività industriali, professionali, di servizio e ricreative. Il progetto di Piano prevedeva fin dall’inizio un polo di attività ricreative, che oggi la prospettiva di sviluppo della città rende strategico. Quando da Milano si potrà arrivare a Genova con un’ora di treno – verosimilmente non molto oltre il 2023 – e, si spera, il traffico autostradale sarà alleggerito dalla Gronda e la linea ferroviaria litoranea di Genova verrà lasciata libera con il riassetto del Nodo ferroviario e trasformata in metropolitana all’aperto, la funzione di un polo ricreativo collegato al mare andrà ben oltre le necessità dei genovesi. Riguarderà Milano e parte della Lombardia, e la nautica e le altre attività diportistiche collegate al mare diventeranno un motore della riqualificazione immobiliare e dello sviluppo turistico della città. Dove troverà posto un polo così importante e articolato?
La questione comincia a porsi già oggi, e non solo per il diportismo, ma per tutti i comparti della nautica. Alberghi, ristoranti, bar, agenzie di real estate saranno tra i protagonisti della nautica genovese di domani, ma i protagonisti attuali, i fornitori di beni e servizi del settore e i loro clienti, i diportisti – avanguardia di ipotetici, futuri flussi – sono già una realtà notevole, che ha bisogno di attenzione e di spazi. I cantieri italiani sopravvissuti alla crisi sono tornati a vendere in Italia e in tutto il mondo, i fornitori di servizi e attività di refit e supporto agli yacht sono in piena espansione, come lo è il Salone Nautico, sempre più affamato di superfici da destinare agli espositori.
Fanno parte di Genova for Yachting: Amico Servizi, Femobunker, GIS International Supplies, GM Odone, Image Mott, Molo Vecchio Marine Supplies, Pesto Sea Group, San Giorgio Shipping Services, SCS Ship & Crew Services per i servizi; S.S.P. Società Sviluppo Porti, Marina Molo Vecchio, Marina Molo Vecchio Crociere per i marina; Amico&Co, Cantieri Navali Di Sestril, Cantieri Navali Genovesi, Consorzio Assistenza Nautica, Genoa Sea Service, Yachtline Arredomare 1618 per i cantieri; AB Volt, Acier Steel, CN Sat, Cooperativa Steel Works, Generalmarine, Interni Navali Genovesi, Lisi Arredamenti, Motonautica Cuneo, Motonautica Sorin Diesel, Schembri e Gardella Verniciatura Yacht, Tecnomarine, Tonissi Meccanica Generale, Vampa, Viacava per le tecnologie.
Di recente il cluster della nautica professionale genovese ha reso evidente la propria importanza aggregando i suoi quattro comparti tradizionali – marine, cantieri, tecnologie e aziende specializzate, servizi – in un’associazione, Genova for Yachting.
Questi i dati principali del cluster: 33 aziende associate, 121 milioni di euro il fatturato dei quattro comparti nel 2018, 342 gli addetti, oltre mille i fornitori tra Genova e il resto d’Italia, forte propensione all’export e a capacità di creare – con un rapporto di 1 a 3 – un indotto sul territorio nei settori dei servizi, dell’accoglienza e del turismo, del commercio e anche culturale.
«Per quanto riguarda l’indotto – precisa il presidente della nuova associazione, Giovanni Costaguta – teniamo presente che le barche oltre 25 metri sono 6 mila nel mondo, e ciascuna in media richiede una spesa annua di un milione di euro. La loro necessità di refit è continua e la spesa non riguarda soltanto la manutenzione. L’armatore del grande yacht quando non l’usa lo lascia in porto con l’equipaggio, che a sua volta spende, in alberghi, affitto di abitazioni, e in tutto ciò che è necessario alla vita quotidiana. Il nostro cluster si occupa esclusivamente di servizi rivolti ai grandi yacht ed è in grado di fornire tutto ciò di cui queste unità hanno bisogno. Il potenziale di lavoro per noi e per la città, quindi, è enorme. E noi siamo molto competitivi, a Genova si trovano competenze industriali, professionali e artigianali e anche pezzi di ricambio che altrove non esistono».
Seimila barche che spendono un milione di euro a testa fa un potenziale di sei miliardi. Se alla competitività del cluster genovese aggiungiamo il fatto che l’Italia è leader mondiale nella costruzione dei grandi yacht (secondo una ricerca di Federagenti a fronte di una flotta mondiale di 5.373 grandi imbarcazioni da diporto, sono ben 1.660 quelle costruite in Italia e dei 416 yacht attualmente in costruzione nel mondo, l’Italia vanta una quota pari al 41%), che il Mediterraneo è certamente un mare attrattivo e che Genova per certi aspetti – anche se non per tutti – può essere gradita agli equipaggi tenuti a svernarvi, ne risulta che una parte interessante di quei sei miliardi potrebbe essere spesa sotto la Lanterna. I competitori, però, non mancano. «Sono soprattutto – precisa Costaguta – Barcellona, Marsiglia e Viareggio-Livorno. Una concorrenza che non lascia spazio a incertezze. Il fattore tempo è determinante e per questo Genova for Yachting si dichiara da subito disponibile per un confronto con le istituzioni portuali e cittadine nell’interesse del comparto, del porto e della città. Il momento offre opportunità straordinarie e bisogna coglierle».
Che cosa chiedete alle istituzioni?
«Non abbiamo richieste specifiche, chiediamo che Autorità portuale e Comune al più presto definiscano e migliorino le infrastrutture dedicate alla attività nautica. Bisogna anche trovare spazi adeguati per gli yacht oltre i 100 metri. Per questo chiediamo di essere considerati degli interlocutori. Stiamo iniziando a dialogare anche con Università e istituti tecnici e professionali del territorio, perché se vogliamo che Genova resti un centro di eccellenza mondiale nella nautica professionale dobbiamo garantirci che la formazione dei giovani sia adeguata. Intendiamo offrire ai ragazzi l’opportunità di approfondire materie tecniche e gestionali molto richieste nel nostro settore, sia attraverso un contributo per l’adeguamento dei piani didattici sia aprendo le porte delle nostre aziende con stage e esperienze di lavoro».
Più spazi chiede anche Ucina per il Salone Nautico, poiché la manifestazione, dopo gli anni della crisi del settore, causata dalla recessione globale partita con il crollo della Lehman Brothers nel 2008, dopo anni durissimi nel 2014 ha iniziato la ripresa e ora è in forte crescita.
«La nautica e il Salone di Genova – spiega Piero Formenti, vicepresidente di Ucina e fondatore della Zar Formenti, produttrice di gommoni – hanno attraversato un periodo molto difficile. Basta un dato per capire l’entità del fenomeno: a un certo punto il settore aveva perso il 98% del mercato interno. In quelle condizioni investire nella partecipazione al Nautico è stato un sacrificio ma molte aziende, come la mia, lo hanno fatto, perché credevano nella manifestazione, nella nautica e nel binomio Genova-nautica. L’anno scorso, dopo il crollo di Ponte Morandi, si era diffusa la voce che a Genova non si potesse più circolare. Abbiamo ricevuto telefonate di espositori preoccupati che chiedevano chiarimenti ma non abbiamo perso nemmeno un’azienda. Veramente la nautica ha creduto in Genova e ora può crescere insieme alla città, il margine c’è, Genova può e deve essere la “Città della nautica”, come recita lo slogan della manifestazione di quest’anno».
«Düsseldorf – puntualizza Formenti – dispone di spazi enormi, Fort Lauderdale è forte per la capacità di imporsi sul mercato, ma l’unica struttura con padiglioni che si affacciano sul mare è a Genova. La “sea experience” si può fare solo qui. Le barche si provano in mare e l’unico salone dove si può farlo è quello di Genova. Potremmo superare Düsseldorf se avessimo gli spazi. Invece gli spazi non bastano già per questa edizione, abbiamo il problema dell’overbooking. Tutti gli espositori ci hanno chiesto di aumentare le superfici e noi non siamo in grado di accontentarli».
Nel giugno scorso è emerso che il denominatore comune dei diversi comparti nell’edizione 2019 del Salone è rappresentato dalla richiesta di maggiori superfici espositive: nel panorama di yacht e superyacht l’incremento è del 28%, con una tendenza maggiore su open e fly; aumenta del 48% la domanda per la vela, sia per quanto riguarda gli entry level sia sul top di gamma, la cui dimensione aumenta ancora (fino a 70/80 piedi). Cresce del 73% la richiesta nel settore dei fuoribordo. Le richieste del mondo degli accessori crescono del 35%.
Sono state messe a punto soluzioni tecniche come l’estensione dei pontili e l’ottimizzazione di alcune aree all’aperto ma il problema rimane. «Alle istituzioni diciamo: non si può non tenere conto di noi» conclude Formenti.
«Noi siamo a disposizione, vogliamo dare, non portare via – precisa Marina Stella, direttore generale di Ucina – e stiamo lavorando con le istituzioni per tutelare l’interesse comune. E devo dire che c’è fiducia nel nuovo modo di approcciarsi che le istituzioni stanno dimostrando».
La carenza di spazio ha già generato un contrasto tra Ucina e il cantiere Amico &Co. Oggetto della contesa, La Nuova Darsena. Il compendio interessa l’attività fieristica – si trova a poche decine di metri dal Padiglione Blu – e quelle industriali. Il cantiere intende adibirla al refitting dei grandi yacht, Saloni Nautici (società operativa di Ucina) ne ha bisogno per il Salone. L’Autorità portuale, in seguito a gara, aveva assegnato il 40% a Saloni Nautici in concessione quadriennale e il 60% ad Amico &Co in concessione ventennale. «Vorremmo creare un luogo in cui sviluppare diverse funzioni turistiche e imprenditoriali – assicura Alberto Amico – un’area integrata con il nuovo waterfront. A chi muove timori su eventuali intralci con l’organizzazione del Nautico, rispondo che il marina impatterà sì sul salone, ma in modo positivo. La struttura sarà sinergica con il salone: per 50 giorni l’anno, forse anche meno se saremo capaci di venirci incontro, le barche saranno spostate, anche con l’aiuto degli altri marina genovesi».
L’imprenditore non ha convinto Ucina, che ha presentato ricorso al Tar della Liguria, ottenendo l’annullamento della delibera dell’Autorità portuale. Ora si attende la decisione del Consiglio di Stato ma la soluzione, grazie a un accordo tra le parti, potrebbe arrivare prima, forse in tempo per il prossimo Salone Nautico. Lo ha annunciato Signorini.
Lo schema cui si sta lavorando prevede che Saloni Nautici ottenga la gestione pluriennale del Nautico, oggi rinnovata annualmente, ma in cambio perda la gestione degli ormeggi della sua parte della Darsena nautica. Ad Amico & Co rimarrebbe la concessione del 60% della Darsena mentre il restante 40% invece che a Saloni Nautici passerebbe a Porto Antico spa. «L’ipotesi – spiega Signorini – è garantire a Saloni Nautici l’organizzazione del Salone per un periodo più lungo, cosa che gli consentirebbe di organizzarsi meglio e pensare ad allestimenti più corposi, mentre lascerebbe l’attività di gestione degli ormeggi della Darsena, quella classica della Marina. C’è un accordo in fase molto avanzata, è una cosa su cui il sindaco è molto impegnato, e speriamo di chiudere tutto per il prossimo Salone Nautico».
Si vedrà. Comunque un accordo tra queste due realtà potrà risolvere una questione importante, permettere ad Amico & Co di lavorare e a Ucina di organizzare i Saloni ma non sembra possa essere decisivo per assegnare una sede definitiva a tutti i comparti della nautica. In particolare per quanto riguarda i diportisti.
Nella Darsena della Fiera, finché l’area non era stata assegnata ad Amico & Co era presente anche la base navale della Fiv e dei circoli di spiaggia del centro-levante. I circoli, una dozzina, alla base tenevano i gommoni e gli Optimist, le barche impiegate per un’attività che è di importanza vitale per il futuro della nautica, l’addestramento dei bambini, la formazione dei futuri campioni. Lì c’era lo spazio sufficiente, inoltre l’affaccio in uno specchio d’acqua protetto permetteva agli Optimist anche in inverno di prendere il mare e di tornare a terra senza le difficoltà che si incontrano nei circoli di spiaggia, più esposti alla forza delle onde. Lo sfratto e il trasloco in una sede provvisoria, a poche centinaia di metri di distanza, in area della Fiera, avevano provocato malumore. L’area non era sufficiente e non era attrezzata. Poche settimane dopo è arrivata l’assegnazione definitiva, al bordo esterno della piazza coperta dalla tensostruttura. Nella concessione che l’Autorità portuale rilascia alla Porto Antico viene assegnata un’area assegnata alla Fiv nazionale che a sua volta ne delega la gestione al Comitato I Zona. Qui ci sono tutti i requisiti necessari, l’affaccio in mare è protetto, lo spazio è sufficiente e accessibile. Ma – qualcuno si è chiesto – quanto è definitiva la nuova sede? E come si può investire nelle attrezzature necessarie (spogliatoi, docce, bagni, magazzini) se non si ha certezza di poter ammortizzare gli investimenti?
«Siamo i primi a difendere quella realtà, noi e l’amministrazione comunale, che è socio di maggioranza della Porto nostra società», dice Corrado Brigante, responsabile tecnico di Porto Antico spa. «Anche per volere dell’amministrazione comunale – spiega – abbiamo ricavato per la nautica uno spazio sotto la tensostruttura di 2000-2500 metri che è garantito fino al dopo Salone 2019. Nel 2020 perfezioneremo il contratto con opzione per gli anni successivi. Lo spazio è agibile tranne che nei giorni i cui si effettuano i lavori di manutenzione e quando si svolge il Nautico. Da parte nostra c’è tutta la volontà di andare incontro alle necessità della nautica, l’attenzione è massima e siamo in contatto diretto con Gianni Andrea Belgrano della Fiv, abbiamo costruito il percorso per la nautica insieme con lui e con la partecipazione del sindaco».
«Questa – conferma Gianni Andrea Belgrano, presidente del Comitato I di Zona (Levanto-Ventimiglia) della Fiv – è la base agibile per i prossimi due, tre anni ed è un’ottima sistemazione. Non può essere una sistemazione definitiva perché il waterfront è in continua evoluzione e in particolare l’area che ci interessa verrà modificata. Abbiamo comunque la possibilità di fare i nostri investimenti. Il Comitato di Zona metterà le strutture necessarie, i circoli le potranno utilizzare e potranno anche aggiungerne di proprie. Saranno strutture leggere, mobili, ma d’altra parte le strutture rigide non farebbero al caso nostro, richiederebbero un iter, come si sa, molto lungo. E il Comune, in accordo con gli altri enti, ha garantito che la base nautica una sede l’avrà anche in futuro. C’è un tavolo di confronto tra noi, la Porto Antico, il Comune e gli altri enti, molto costruttivo e noi già ora siamo in grado di organizzare manifestazioni impegnative. In inverno vengono a Genova velisti dal Lago di Garda, dalla Svizzera, dall’Austria, lasciano qui le barche e poi tornano nei week end e durante le feste. Importanti per noi, quindi, sono i collegamenti con l’Italia del Nord e con l’Europa, via treno e via aereo».