Il crollo di Ponte Morandi ha avuto un impatto determinante sulla vita economica e sociale di Genova e della Liguria ma diversi fattori negativi esistevano già prima della tragedia del 14 agosto 2018 e ora, per il rilancio della regione, la politica deve superare l’approccio emergenziale e di saltuarietà che fin qui ha caratterizzato la gestione del territorio e portare a termine le opere infrastrutturali progettate o già avviate. L’obiettivo di fondo è rendere Genova e la Liguria più attraenti per gli investitori e per il lavoro qualificato. È l’indicazione emersa dalla relazione del presidente di Alce-Associazione ligure commercio estero, Riccardo Braggio, alla 74^ assemblea generale dell’associazione e dagli interventi alla successiva tavola rotonda.
La relazione del consiglio di Alce riporta dati di Confcommercio, Spediporto e Confindustria. Secondo un’indagine di Conftrasporto-Confcommercio, realizzata in collaborazione con Isfort, il crollo del ponte sul Polcevera ha comportato un allungamento di 120 km per l’attraversamento di Genova da Levante a Ponente e di 70 km in senso inverso, generando un incremento dei costi pari a poco meno di 600mila euro ogni giorno. L’aumento delle distanze, unitamente a un incremento del traffico, ha fatto sì che i tempi medi di percorrenza crescessero di circa un’ora, con un conseguente aggravio di costi per i circa 4mila camion che transitano per il porto di Genova di oltre 250mila euro.
Secondo l’ultima relazione di Spediporto, il porto di Genova ha fatto registrare nel 2018 un tasso di crescita negativo (-0,5%), primo segno meno dopo anni di crescita. L’effetto del crollo del ponte è ancor più evidente se si considera che nel primo semestre il tasso era ampiamente positivo (+6%).
Uno studio prodotto da Confindustria Genova, Università di Genova e Camera di Commercio ha evidenziato come le merci transitate per il porto di Genova, in termini di tonnellate, abbiano sperimentato una contrazione pari al 6,4% nel corso del secondo semestre 2018.
Agiscono, però, fattori strutturali negativi come la lentezza di certi servizi burocratici e permane lo svantaggio, ha evidenziato il vicepresidente di Alce Paolo Cuneo, delle infrastrutture di trasporto insufficienti: «Genova rimarrà nel cono d’ombra finché non saranno risolti i problemi di collegamento».
Infrastrutture di collegamento e di trasporto interregionale più efficienti, è emerso dalla tavola rotonda, non soltanto renderanno i traffici portuali più competitivi ma potranno facilitare l’attrazione a Genova di nuovi centri direzionali e di lavoro qualificato. Risolti i problemi di traffico emergerebbero i fattori competitivi del capoluogo e della regione, tra i quali la qualità della vita, in una fase in cui, dopo la Brexit, molte società con base a Londra si guarderanno intorno per scegliere dopo trasferire il loro quartier generale.
Le energie suscitate dalla tragedia di Ponte Morandi, con l’affluire a Genova di idee e risorse, potrebbero avviare una nuova ripresa, al di là del superamento dell’emergenza, dell’area colpita dal crollo e di Genova stessa. Il direttore generale di Spediporto, Giampaolo Botta, ha ricordato che la Val Polcevera da un lato è baricentrica per il traffico portuale ed collegata al porto con strade da riutilizzare, dall’altro presenta il più alto tasso di disoccupazione e il pil pro capite più basso del Nord Ovest, è un pezzo di Sud nel cuore di Genova.