Il consiglio comunale ha approvato gli indirizzi per la cessione del 100% delle quote del Comune di Genova in Farmacie Genovesi srl, con il trasferimento della titolarità del diritto di esercizio delle 8 farmacie comunali a Società Farmacie Genovesi srl e la modifica dello statuto sociale. Si tratta solo di un primo passo, perché, a quanto pare, restano ancora da definire tempistiche e dettagli sul bando che darà il via all’asta.
Pur essendo stati presentati cinque ordini del giorno e 25 emendamenti, c’è stata l’approvazione con 24 voti favorevoli e 14 contrari: Pd, M5S, Lista Crivello e Chiamami Genova.
Un nuovo assetto giuridico nazionale ha favorito la delibera comunale
La legge del 4 agosto 2017 n. 124 ha cambiato le carte in tavola, perché ora una società di capitali può essere proprietaria di una farmacia e delle relative autorizzazioni al suo esercizio. Prima la proprietà di una farmacia poteva essere intestata unicamente a persone fisiche, a società di persone o a società cooperative a responsabilità limitata. I proprietari dovevano inoltre essere necessariamente farmacisti che avessero conseguito l’idoneità in un concorso per sedi farmaceutiche. Le società di capitali non potevano pertanto avere la proprietà di una farmacia. Inoltre, ciascun farmacista non poteva essere proprietario di più di una farmacia, mentre le società cooperative a responsabilità limitata non potevano superare il limite di quattro farmacie. Venuto meno anche l’obbligo che il gestore della farmacia sia uno dei soci, ossia un proprietario della farmacia. Rimane tuttavia ferma la necessità che la direzione della farmacia sia assegnata a un professionista che abbia conseguito l’idoneità in un concorso per sedi farmaceutiche.
La nuova possibilità aperta dalla legge del 2017 (vedi box) consente la vendita di tutte e 8 le farmacie, comprensivo delle relative autorizzazioni all’esercizio, attraverso l’alienazione dell’intera quota di partecipazione del Comune di Genova nella società stessa.
Adesso il prossimo passo è l’indizione di un’asta pubblica con offerte segrete in aumento rispetto al prezzo base. La base d’asta è fissata in 10.243.107 milioni, più 826.515 euro di valore di beni immobili (non soggetto a rialzo), mentre il prezzo provvisorio al 31 dicembre 2017 vede una riduzione di 1.145.981 milioni, da rideterminare sulla base delle risultanze contabili alla data di esecuzione del contratto. In caso di asta deserta ne verrà fatta un’altra e poi, in ulteriore caso negativo, si procederà a una trattativa privata.
L’occupazione del personale attuale (42 dipendenti) è garantita per il triennio 2019-2021, «tutto ciò ci preoccupa – dice Silvia Avanzino della Fisascat Cisl – è stato inserito il pagamento di 150 mila euro a violazione, ma se per esempio venissero licenziati 5 dipendenti, la violazione sarebbe unica». Il percorso per arrivare al bando di vendita è ancora lungo: «Non abbiamo notizie né sulle tempistiche, né su eventuali privati interessati – aggiunge Avanzino – tuttavia intanto bisognerà armonizzare i contratti, attualmente riferiti alle municipalizzate, con quello delle farmacie private. Vorremmo inserire la clausola che le associazioni temporanee di imprese giovani non siano ammesse al bando di gara, per evitare che grandi farmacie si uniscano per partecipare e poi si spartiscano a piacimento ciò che hanno acquistato. Gli emendamenti presentati anche da esponenti della maggioranza sono stati praticamente tutti negati, non ci è piaciuto il comportamento dell’assessore Matteo Campora».
Ci sarà un tavolo di confronto per provare a strappare qualche margine a tutela, assicura la segretaria della Fisascat. «Siamo comunque riusciti a dare un percorso certo ai magazzinieri e a confermare i tempi determinati. Comunque è strano che il Comune venda le quote della società e poi abbia in programma di aprirne una al Terminal Traghetti». Avanzino contesta anche il fatto che alcune farmacie si siano rifatte recentemente “il maquillage”, con soldi pubblici: «Per quella di Quinto parliamo di 500 mila euro».
Una storia lunga 50 anni
La storia delle Farmacie Genovesi srl inizia il 2 gennaio 2002, in realtà tutto affonda le radici molto più indietro: nel 1967 il Comune di Genova costituisce l’azienda Farmacie Comunali con cui veniva garantita la distribuzione gratuita dei medicinali attraverso le indicazioni del servizio farmaceutico comunale. Nel 1997 la gestione passa ad Amiu e la società si trasforma in Farmacie Genovesi spa: «Sì sembra una stranezza – conferma Avanzino – ma all’epoca siccome avevano la possibilità di condividere gli uffici, si era pensato fosse la cosa migliore».
Nel 2010 il ritorno al Comune di Genova e la cessione delle farmacie in costante perdita: al Biscione, a Coronata e al Cige. Il capitale sociale è di 10 mila euro.
Oggi le farmacie sono 8: a Molassana (via Gherzi 50), in zona Marassi (via Burlando, 90), al Cep (via Cravasco 22), in zona Sampierdarena (via San Bartolomeo del Fossato 211 r e via Vasco de Gama 19r), a Sturla (via Isonzo 48 r), a Quinto (via Quinto 30r), a Sestri (via San Giovanni Battista 42r).
I bilanci
Il consuntivo 2016 è stato di +36.000 euro e quello del 2017 di +58.000 euro. Il valore della produzione è stato di 7,8 milioni, i costi 7,7 milioni. Il trend vede un calo della spesa farmaceutica del Servizio Sanitario Nazionale nell’Asl 3 genovese (numero ricette -2,13%, importo netto -3,02%) più accentuato rispetto alla media nazionale. Nel bilancio si legge che l’andamento delle vendite nazionali è piatto, con un andamento locale più rassicurante ma debile, mentre il fatturato globale di Farmacie Genovesi è cresciuto del 3,4%.
Facendo un confronto con il 2013 per esempio, prima della vendita delle tre farmacie in perdita, si nota che sono aumentati sia il valore sia il costo della produzione: rispettivamente quell’anno si era arrivati a 7,42 milioni di produzione a fronte di 7,49 milioni di costi, con una perdita di 63 mila euro.
L’amministratore unico della società è Giuseppe Privitera, commercialista, subentrato nel 2015 dopo le dimissioni di Davide Grossi, diventato direttore generale dopo che un bando aveva proceduto a selezionare tale carica. Linkiamo un comunicato stampa dei sindacati risalente all’epoca, in cui veniva ribadito che si trattava di una società partecipata sempre in bilico non solo per ragioni politiche, ma anche e soprattutto per il pareggio di bilancio. La questione del bilancio e della vendita non è certo nuova: nel 2012 sempre i sindacati si opponevano al piano industriale per il salvataggio della società. «Grazie però alla vendita di quelle tre farmacie che erano costantemente in perdita e con il nuovo assetto – dice Avanzino – la società è diventata una delle due ad avere i bilanci in attivo. Spiace che proprio adesso il Comune se ne voglia liberare».