È appena terminato uno dei trimestri finanziari più turbolenti degli ultimi anni: dopo i primi segnali di fine gennaio e inizio febbraio scorsi, con i repentini massimi registrati tra il 5 e il 9 febbraio (SP500Vix in area 39-42), successivamente in parte rientrati (SP500Vix in area 15-18), la volatilità è prepotentemente tornata sotto i riflettori sui mercati globali. Ma i gestori e gli investitori più esperti sanno bene che il 2017 è stato un anno anomalo proprio su tale fronte e, più volte in questa sede, avevamo evidenziato come occorresse cautela dinanzi a valori del tutto innaturali e ampiamente sottovalutati della volatilità implicita (per esempio, sul principale indice azionario globale, lo statunitense S&P500), risultati inferiori al 10% per ben 70 sedute di fila! Si consideri che solamente nella sola seconda metà di marzo si sono registrate a Wall Street, a distanza di pochi giorni, la migliore seduta degli ultimi 3 anni e la peggiore settimana dal 2016!
Durante il I trimestre, a muovere i mercati sono stati e, certamente, lo saranno ancora per le prossime settimane, i temi e i numeri collegati alla crescita economica globale (attesa ancora solida, dagli Stati Uniti all’Unione Europea, fino al Giappone e alle principali economie emergenti ed ex-emergenti), alle performance societarie (la prossima settimana riprenderanno le trimestrali statunitensi, con previsioni di crescita degli utili a doppia cifra percentuale), alle aspettative d’inflazione (ancora benigne) e conseguenti politiche monetarie delle principali banche centrali (previste in fase di “graduale normalizzazione” ovvero di “graduale aumento dei tassi di riferimento”), alle decisioni di politica economica (in area euro) e di commercio estero, con il botta e risposta tra Stati Uniti e Cina sulla questione “dazi commerciali” a innervosire nuovamente i mercati finanziari globali, nel timore di una escalation da vera e propria guerra commerciale.
Il bilancio settimanale delle principali borse estere è stato pesante (S&P500 – 1,2%, Dow Jones – 2,5%, Ftse di Londra -8,2%, Cac40 di Parigi -2,7%, Dax di Francoforte -6,3%, Ibex di Madrid -4,40%, Nikkei di Tokyo -5,8%), con l’eccezione di Milano (Ftse Mib +2%, grazie al recupero del comparto finanziario) e del comparto dei titoli tecnologici e non finanziari statunitensi (Nasdaq +2,5%, che, però, diventa -0,48% con il -2,74% di avvio settimana corrente).
Dal punto di vista dell’analisi tecnica, aprile inizia con la rottura al ribasso della media mobile a 200 giorni per l’indice azionario statunitense S&P500 (2.591) e sono a rischio di rottura, anche gli altri due principali indici azionari statunitensi, il Dow Jones e il Nasdaq; occorre, però, ricordare che negli ultimi 6 anni, l’S&P500 ha avuto 4 false rotture della media mobile a 200 giorni (2012, 2014 e due volte nel 2016) e 2 confermate violazioni (una durante la crisi cinese dell’agosto 2015 e l’altra a gennaio 2016). L’indice Nasdaq, dopo il massimo assoluto di metà marzo a 7.600 punti, ha iniziato aprile con un calo fino a poco sopra area 6.800, avvicinandosi pericolosamente al minimo di 6.777 punti registrato lo scorso 5 febbraio e in prossimità del quale transita proprio la media mobile a 200 giorni (6.753). Senza dubbio, i livelli di tali indici vanno monitorati con attenzione, ma è ancora prematuro parlare di inversione del trend positivo di medio periodo.
Che cosa guardiamo questa settimana
In uscita dagli Usa, venerdì 6/4, i come sempre molto attesi dati del mercato del lavoro, registrati a marzo, con i nuovi posti di lavoro creati dal comparto non agricolo, il tasso di disoccupazione ed i salari orari medi. Dall’Europa, sono attesi gli indicatori anticipatori PMI (3/4) e i dati sulla disoccupazione (4/4).
La nostra strategia di allocazione del portafoglio
Riteniamo che i solidi fondamentali economici in tutte le principali aree geografiche possano continuare a supportare la crescita globale e, conseguentemente, i mercati azionari durante il 2018.
Sul comparto azionario, manteniamo, tuttavia, una “neutralità”, tenuto conto delle possibili ricorrenti incursioni della volatilità nel breve periodo (da un punto di vista di analisi tecnica, per una ripresa duratura del trend rialzista di medio periodo, occorrerebbe un test di conferma della tenuta dei supporti corrispondenti ai minimi di inizio febbraio).
Sul comparto obbligazionario, poiché i tassi d’interesse, ormai entrati nella fase da tempo annunciata di graduale normalizzazione delle politiche monetarie delle principali banche centrali a livello globale, tenderanno a salire, seppur con gradualità, suggeriamo un approccio cauto, basato su scadenze brevi, gestione flessibile della duration e rigorosa selezione qualitativa degli emittenti e dei settori.
Sul comparto valutario, restiamo in generale prudenti, a causa dell’aumentata complessità di previsione degli andamenti futuri e tenuto conto degli attuali contesti politici interni (sia statunitensi che europei) e geo-politici, anche con particolare riferimento alle citate tensioni sul fronte del commercio internazionale.