È un panorama desolante quello che hanno registrato i tecnici dell’Ente Parco Beigua dopo i primi sopralluoghi effettuati dopo il grave incendio che ha tenuto sotto scacco il Parco del Beigua per ben cinque giorni. La situazione agli occhi di chi sale sul monte Reixa, sulla Rocca Vaccaria o nella Valle della Malanotte è decisamente sconfortante, con i versanti esposti più a sud pesantemente violentati dal fuoco.
Sono andati in fumo più di 200 ettari di prateria montana, di pinete e arbusteti, numerosi habitat di interesse comunitario e un imprecisato numero di animali selvatici. Con tutta probabilità si tratta di uno dei peggiori incendi che abbiano colpito il comprensorio del Beigua. Completate le operazioni di spegnimento, le autorità competenti hanno già avviato le indagini del caso per individuare chi si sia reso responsabile di tale sciagurato disastro ambientale. Ancora una volta fondamentale il contributo dei Vigili del Fuoco e dei volontari delle squadre antincendio della Protezione Civile, che hanno limitato i danni nei settori alle quote più basse e in corrispondenza dell’Alta Via dei Monti Liguri. Proprio questa arteria “verde”, unitamente alla rete escursionistica del Parco, ha svolto una preziosa funzione “tagliafuoco”; in sostanza, le costanti operazioni di manutenzione che vengono garantite lungo i sentieri, in particolare con il taglio periodico della vegetazione, hanno spezzato la continuità del cotico erboso (fattore di alimentazione primario per le fiamme) e hanno contribuito ad arrestare l’avanzamento delle fiamme.
In questo momento risulta molto difficile fare previsioni sui reali danni ambientali provocati, comunque ingenti, e sulle tempistiche di ripresa per le aree colpite. Solitamente, dopo un incendio di tale intensità, si vengono a creare situazioni estremamente complesse e diversificate dal punto di vista ecologico. La minaccia più grave è l’invasione di specie ad ampia diffusione, come la Felce Aquilina (pianta tossica per gli animali e per l’uomo), che una volta insediata si propaga molto velocemente a scapito delle specie erbacee che caratterizzano le praterie montane. Quel che è certo è che l’incendio ha avuto un pesante impatto nei confronti dell’elevato grado di biodiversità del comprensorio del Beigua, sia per quanto concerne l’assetto della vegetazione, basti pensare che nell’area colpita erano noti molti siti con presenza di flora endemica, sia per quanto attiene le presenze ornitologiche, in considerazione del fatto che l’area è un sito importantissimo per la nidificazione di uccelli come il Calandro, la Tottavilla, il Codirossone, la Pernice rossa e molte altre specie di uccelli che nidificano al suolo. Nelle prossime settimane i tecnici dell’Ente Parco completeranno le ricognizioni sul terreno e inizieranno a predisporre progetti specifici per attivare interventi di riqualificazione degli ambienti distrutti dagli incendi degli ultimi giorni.
A fronte di questi fatti e visti i disastrosi effetti sulle risorse naturali dell’area protetta, l’Ente Parco, in una nota, tiene a sottolineare il dovere di rispettare le norme relative all’utilizzo del fuoco in particolari periodi, quali quelli specificamente individuati dalle autorità competenti attraverso l’emanazione di decreti di “grave pericolosità per gli incendi boschivi”. In questi periodi – come era stato segnalato nelle settimane scorse, in coerenza con quanto stabilito dalla Regione Liguria – nel Parco del Beigua nessun fuoco può essere acceso, per nessun motivo e per nessuna necessità. Questa volta pare che l’innesco sia avvenuto in un settore immediatamente esterno ai confini del Parco, in Val Cerusa, ma gravissime si sono poi rivelate le ricadute per l’area protetta.