A livello di dati economici, per l’Area Euro hanno sorpreso in positivo, la scorsa settimana, gli indici anticipatori Pmi di giugno, con il settore manifatturiero che cresce al ritmo più sostenuto da aprile 2011, nonostante il dato del comparto servizi sui minimi da 5 mesi; complessivamente, ci troviamo di fronte al secondo trimestre di espansione più forte degli ultimi 6 anni. Inoltre, tasso d’inflazione stabile a +1,4% anno su anno, con la componente energia a rappresentare la spinta maggiore nell’arco dei 12 mesi, ma anche un freno se il dato sui prezzi al consumo viene fotografato nell’arco degli ultimi 3 mesi.
Sempre a livello di dati economici, per gli Stati Uniti soddisfacenti i dati usciti dal mercato immobiliare di maggio in entrambe le componenti “nuove case” e “case esistenti” (+2,9% e +1,1% di variazioni mensili, rispettivamente), mentre i nuovi permessi di costruzione hanno sorpreso in negativo (-5,5% mensile), suscitando qualche perplessità sul contributo alla crescita del Pil attesa per il secondo trimestre. Dati dal mercato del lavoro e manifatturieri preliminari di giugno leggermente negativi rispetto alle attese, ma che confermano la solidità di base della crescita moderata in atto negli Usa, comunque, ben supportata dal comparto industriale, con l’indice relativo di aprile arrivato ai massimi da maggio 2009 (+2,1%).
In ambito geo-politico, le possibili nuove tensioni militari tra Russia e Stati Uniti non sono registrate dai mercati come foriere di aperto conflitto, con lo spread tra i bond sovrani dei due Paesi in crescita di meno di 10 bps, mentre in Europa, la schiacciante vittoria del partito di Emmanuel Macron alle legislative francesi e la quasi contestuale apertura della leader tedesca Angela Merkel al rinnovamento dell’Unione Europea proposto dalla nuova guida della Francia hanno contribuito a ridurre il rischio politico percepito nell’Eurozona dagli investitori, con lo spread tra BTp e Bund decennali che si porta sui minimi da cinque mesi a circa 160 punti base (rendimento del BTP a 10 anni all’1,90% lordo).
I mercati azionari a livello globale, hanno, in parte, subìto l’andamento negativo del comparto materie prime (petrolifere e minerarie), con la forte cadute dei prezzi ai minimi da novembre scorso in area 42 $/barile per il contratto WTI di New York e 45 $/barile per il contratto Brent di Londra, sulla notizia che la produzione libica è al massimo da quattro anni e potrebbe crescere ulteriormente; la nomina del principe Mohammed Bin Salman a futuro regnante dell’Arabia Saudita ha, però, almeno in parte, invertito il movimento: leader moderato e modernizzatore del Paese, Salman disporrà la vendita sul mercato di una quota del gigante petrolifero Saudi Aramco.
Sui mercati valutari, l’avvio delle trattative sulla Brexit penalizza la sterlina, con il Regno Unito considerato parte debole nella contrattazione.
In Giappone, il governatore della Banca centrale Kuroda ha ribadito la correttezza dell’attuale politica monetaria fortemente espansiva e non convenzionale, data il gap ancora presente tra tasso d’inflazione attuale e tasso d’inflazione target, pur evidenziando nelle minute dell’ultimo meeting di aprile un maggiore ottimismo sull’andamento dell’economia nipponica (con la prospettiva giudicata oggi dal board meno problematica di un possibile calo degli acquisti futuri di bonds governativi).
In Europa la Banca Centrale Europea conferma la sua attuale impostazione di politica monetaria ancora accomodante, dati gli ancora presenti rischi potenziali per l’economia. Infine, in ambito Fed, sicuramente la più seguita tra le banche centrali in questi mesi estivi (insieme alla Bce), si sono tenute diverse conferenze pubbliche alle quali hanno partecipato alcuni suoi membri del Comitato Direttivo, dai quali, però, non sono ancora emerse indicazioni rilevanti sulla data di effettivo avvio e sulle dimensioni programmate del programma di riduzione futura dei rinnovi e acquisti di titoli del Tesoro e garantiti da mutui (cosiddetto “tapering”), così come annunciato nell’ultima riunione dello scorso 14/06.
Nel medio termine, il contesto economico e finanziario globale di moderata crescita economica, bassi tassi d’interesse, inflazione benigna e bassa volatilità rimane favorevole alle classi di attivo rischiose (azionario, materie prime, obbligazionario “high yield” ed “emergente”), per il cui inserimento in portafoglio gli esperti suggeriscono “piani programmati e periodici di accumulo”.
Tuttavia, nel breve termine e, in particolare, per i mesi estivi (maggio/settembre), preferiscono mantenere un approccio complessivamente più tattico e prudente, non escludendo un ritorno della volatilità, con implicazioni ribassiste, repentine e di una certa entità, per gli strumenti d’investimento più rischiosi, come le azioni (anche europee) e le obbligazioni societarie “high yield” e del debito emergente, anche a seguito di un eventuale evento inatteso (per esempio, un inasprimento del dossier sulle vicende “Trump-Russia-gate”).