Un corpo tecnico della Marina Militare, ma che dipende dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e si occupa di tanti aspetti che riguardano la disciplina e la vigilanza su tutte le attività marittime e portuali. Nata nel 1865 come capitani del porto, si è evoluta come amministrazione civile: «Esercitiamo le funzioni di ente periferico – specifica il tenente di vascello, capitano Felice Monetti – collaboriamo con il ministero della Difesa, dell’Ambiente, con l’Autorità giudiziaria, il ministero del Lavoro, dei Beni culturali e dello Sviluppo economico».
Una giornata di porte aperte della direzione di Genova, in occasione della Genoa Shipping Week, per capire meglio le funzioni di questo corpo così atipico, ma fondamentale per uno Stato circondato dall’acqua.
La Capitaneria di Genova ha competenza sull’esercizio della pesca del Nord Ovest e di parte dell’Emilia Romagna, non solo con controlli in mare, ma anche sulla filiera, per esempio i ristoranti: «Le nostre pattuglie – fa l’esempio più assurdo Monetti – possono spingersi persino a Livigno per controllare un ristorante che fa cucina di mare». Il dato nazionale di controlli sulle illegalità della pesca nel 2016 è di 87 mila nel 2016, un controllo sia per la salute delle persone, sia a protezione delle specie ittiche minacciate.
Una presenza capillare
Un comando generale a Roma, 15 direzioni marittime (in Liguria a Genova), 55 Capitanerie di Porto (in Liguria, oltre a Genova, a Imperia, Savona e La Spezia), 51 uffici circondariali marittimi (in Liguria a Santa Margherita Ligure, Loano-Albenga e Sanremo), 126 gli uffici locali marittimi (in Liguria a Ventimiglia, Diano Marina, Alassio, Varazze, Arenzano, Camogli, Portofino, Rapallo, Chiavari, Lavagna, Sestri Levante, Riva Trigoso, Levanto, Portovenere, Lerici, Foce del Magra), 60 delegazioni di spiaggia (in Liguria a Bordighera, Arma di Taggia, Santo Stefano al Mare, Andora, Finale Ligure).
600 le unità navali disponibili in tutta Italia, divise in 15 classi differenti e distribuite in oltre 100 comandi territoriali. Le più lunghe (e recenti) sono due e misurano 94 metri. 40 i mezzi disponibili in Liguria, compreso il rescue runner, una sorta di moto d’acqua che consente di approcciare zone difficilmente raggiungibili.
A Sarzana c’è uno dei nuclei specializzati nelle componenti aeree, che possono volare di notte, sono in grado di operare con il mare mosso e sono adatti per il pattugliamento a bassa velocità.
A Genova c’è anche la componente subacquea e un centro di formazione specialistica “C.A. Antonio De Rubertis” specializzato in sicurezza della navigazione e trasporto marittimo: «I nostri ispettori – dice Monetti – hanno qualifiche internazionali e possono segnalare eventuali problemi riscontrati sui mercantili, inserendo le navi nella cosiddetta grey list, ossia con priorità di controllo, ma hanno anche il potere di bloccarla e avviare un processo per bandirla non solo su acque nazionali ma europee».
Oltre 10.600 persone fanno parte del corpo, 500 i dipendenti civili del ministero dei Trasporti amministrativo. La Capitaneria non si occupa solo del mare: solo nel 2016 i soccorsi sul lago Maggiore e lago di Garda sono stati un migliaio. 270 i dipendenti di Genova, 700 quelli liguri.
Altra competenza fondamentale è la ricerca e il soccorso (Sar, search & rescue), di cui la Guardia Costiera è autorità nazionale di competenza. L’area da controllare si estende su 1.275.000 km quadrati. Il 51% del Mar Mediterraneo (in pratica fino alle 12 miglia dalle acque libiche).
Nel 2015 il comando di Roma ha gestito più di 8000 chiamate di emergenza per più di 930 casi Sar connessi ai flussi migratori nel Mediterraneo. Una motovedetta genovese è impegnata in queste settimane nel canale di Sicilia.
L’impegno è anche per individuare i trafficanti: 225 persone fermate e arrestate l’anno scorso.
Punto iniziale di controllo e smistamento è la sala operativa, che è in servizio 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno. Il reparto operativo è composto da tre ambiti: l’mrsc (Maritime rescue sub-center), il vts (vessel traffic service) e il Ccap (centro di controllo area pesca). L’area di competenza va fino a 60 miglia dalle coste della Liguria.
In un anno il porto di Genova riceve più di 6 mila navi, escludendo gli altri porti e le navi in transito verso la Spagna o viceversa e la sala operativa le monitora tutte. Gli incidenti in mare – segnala Giovanni Calvelli dell’ufficio stampa – stanno diminuendo, anche grazie agli ausiliari che volontariamente si occupano di controllare il mare.