Trovare parcheggio nelle immediate vicinanze della stazione di partenza della Ferrovia Genova-Casella non è un caso da ritenersi fortunato, perché si è costretti a percorrere a piedi almeno 300 metri in salita, seguendo speranzosi i cartelli con la freccia “parcometro”, lungo le mura di San Bartolomeo, superando castello MacKenzie e arrivando sino all’incrocio tra via Carso e le mura di San Bernardino.
Quello che è successo a chi scrive sabato mattina è uno dei classici esempi del “biglietto da visita” di una città che vuole ampliare le proprie attrattive turistiche, ma non cura dettagli importanti.
Dovendo portare sul trenino una persona anziana con qualche problema a camminare in salita, si è preferito usare l’automobile, pur nella consapevolezza che i dintorni della stazione sono tutti Blu Area. Quella delle mura di San Bartolomeo è un’area da 1,50 euro all’ora (e viene da chiedersi se non sia possibile pensare a un forfait, in un’area ristretta, dedicato a chi prende il trenino, per evitare comunque un salasso).
Si va alla ricerca del parcometro e si arranca a piedi (fortunatamente siamo arrivati con largo anticipo sull’orario di partenza del trenino e con i biglietti già acquistati), alla ricerca della colonnina blu per pagare. Tralasciando il pessimo stato delle aiuole e dei marciapiedi (erba secca non tagliata, tantissime deiezioni canine, percorso accidentato), sembra di essere alla ricerca del santo Graal, tanto che servono due cartelli di segnaletica verticale per convincere l’utente a proseguire la marcia in salita.
Si arriva al bivio con via Carso e le mura di San Bernardino e, finalmente, al parcometro, che però non accetta altro che monete. L’adesivo, beffardo, che invita a scaricare la app per il pagare il parcheggio, non aiuta sul momento.
Considerando che il ritorno è previsto per il tardo pomeriggio, bisognerebbe aver con sé il salvadanaio per poter coprire la spesa per la sosta. Fortunatamente un bar nei dintorni riesce a cambiare banconote in moneta e si torna velocemente verso la stazione, perché nel frattempo è trascorso almeno un quarto d’ora.
Altro dettaglio: sul trenino ci sono indicazioni per varie escursioni a seconda delle stazioni di discesa, tutte solo in italiano. Per noi va bene, per gli stranieri, probabilmente, no.
Ci sarebbe da dire anche sull’arrivo, sulla necessità di una maggiore comunicazione e articolazione dell’offerta turistica, perché il viaggio di per sé, come attrazione, rischia di non essere sufficiente a soddisfare la voglia di trascorrere una giornata fuori porta.