Si è conclusa con la firma di una lettera formale la mattinata di protesta degli operai dell’Ilva e l’incontro tra i rappresentati sindacali e le istituzioni genovesi in prefettura. La missiva chiede al governo un incontro per confermare gli impegni presi nell’accordo di programma e per conoscere nel dettaglio il piano industriale e le ricadute dello stesso sul territorio, visto che sinora le istituzioni liguri non sono state messe al corrente dei progetti futuri su Ilva.
«Oggi – dice Bruno Manganaro segretario generale della Fiom Cgil di Genova – abbiamo avuto la conferma dalle istituzioni genovesi che l’accordo di programma è valido, vogliamo essere convocati urgentemente per capire come ciò si incrocia sulla vendita. Il governo è evasivo, ma l’accordo di programma significa un milione di metri quadrati di aree, 50 anni di concessione, investimenti, riconferma di tutti i lavoratori».
Manganaro sottolinea: «Cornigliano è l’unico stabilimento in Italia che fa banda stagnata, siamo il Paese del pomodoro, perché importare questo materiale dall’estero? Abbiamo banchine che potrebbero scaricare molto più materiale. Il problema in effetti è politico e giuridico, non è che in questi anni Taranto non ci ha alimentato e, d’altro canto, se si risolve Taranto non si risolve Genova».
«Il Governo e i nuovi acquirenti – avverte Antonio Apa, segretario generale della Uilm di Genova – devono sapere che la posta in gioco è alta e noi non permetteremo né per Genova né per l’insieme della siderurgia un massacro sociale, anche perché non si capisce per quali ragioni il presidente francese interviene a gamba tesa su un valido accordo della cantieristica mentre il nostro Governo fa politica industriale svendendo la siderurgia agli indiani».
Luca Maestripieri, segretario generale della Cisl di Genova, dichiara: «oggi, dopo anni di commissariamento dell’Ilva, non accetteremo nessun esubero. Se non ci saranno investimenti su Genova, lo stabilimento di Cornigliano diverrà sempre più marginale: per questo motivo a Roma chiederemo di dare centralità agli investimenti per rilanciare la produzione, a partire proprio dal sito produttivo genovese che ha grandi potenzialità di sviluppo legate alla banda stagnata, segmento di mercato che non conosce crisi».
Manca solo una conferma, quella più importante: il governo deve ribadire all’atto della vendita il rispetto dell’accordo, perché altrimenti il rinvio a un eventuale confronto con Mittal-Marcegaglia sarebbe un segnale giudicato negativo dai sindacati e dai lavoratori, che tornerebbero in piazza.
Al momento la cordata Am Investco Italy (la cordata Arcelor Mittal-Marcegaglia) è stata giudicata miglior offerente dai commissari Ilva (Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi) per l’acquisizione del gruppo siderurgico, ha proposto 9,5 milioni di tonnellate entro il 2024, di cui 8 prodotti direttamente a Taranto, e un organico che, a fronte degli
attuali 14.200 di tutta l’Ilva, conterebbe nel 2018 circa 9.400 unità per arrivare
a regime a 8.480.
I sindacati calcolano tra i 5 mila e i 6 mila esuberi a partire dall’anno prossimo.
La cordata Acciaitalia (Jindal, Cdp, Del Vecchio, Arvedi) ha rilanciato con una nuova offerta su tutti e tre i capitoli previsti dal bando: piano industriale, piano ambientale e prezzo. Lo afferma Acciaitalia in una nota nella quale si precisa che il prezzo offerto è di 1,850 miliardi. Da subito saranno assunti 9.800 dipendenti e la validità dell’offerta è al 30 settembre. Cdp e Arvedi non aderiscono al rilancio, mentre Jsw e la finanziaria di Del Vecchio si impegnano a rilevare pariteticamente le quote detenute in Acciaitalia da Cdp e Arvedi. La nuova offerta prevede un impegno economico di 4,95 miliardi di euro. L’offerta irrevocabile è stata inviata al ministro Carlo Calenda e ai commissari straordinari dell’Ilva. Tuttavia la gara al momento sembra chiusa perché dopo che i commissari hanno fatto la loro proposta di aggiudicazione al Mise dicendo sì ad Am Investco Italy, il comitato di
sorveglianza del ministero l’ha approvata e ora Calenda si accinge lunedì a firmare
il decreto. «Non abbiamo nessuna intenzione di ritardare l’aggiudicazione della gara
– puntalizza il ministro per il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti – in una intervista in diretta su Radionorba, ospite della rubrica PuntoIt. del resto la procedura continuerà a seguire le regole e le norme di legge, da questo punto di vista ci tengo a sottolineare che le due offerte su cui si è espressa la valutazione e la proposta dei commissari sono offerte elaborate in mesi di lavoro delle due cordate, queste proposte fanno testo, non le improvvisazioni dell’ultima ora».
La scelta dei commissari dovrà essere sancita da un decreto del ministero dello Sviluppo Economico. Quindi trascorrerà un periodo di 30 giorni per verificare la rispondenza del piano ambientale presentato dall’azienda assegnataria alle indicazioni del ministero dell’Ambiente, che entro l’autunno emetterà un proprio decreto. Il vincitore della gara dovrà poi passare il vaglio dell’Antitrust europeo. A quel punto, scatterà l’esecutività del contratto di acquisizione.