I cinesi sono interessati ai porti liguri, ha ribadito questa mattina a Palazzo San Giorgio il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio ma, secondo quanto emerge dal focus di Sace intitolato “One Belt One Road: ultimo treno per Pechino” riportato sull‘Agenda Confitarma del 22 maggio, l’Italia dovrà giocare bene le sue carte per avere un ruolo importante nella nuova via della Seta, il progetto faraonico di Xi Jinping per unire dal punto di vista commerciale la Cina con l’Europa. Il nostro Paese dovrà infatti sfruttare la sua propensione verso il settore logistico-portuale, la sua partecipazione all’Aiib (Asia Infrastructure Investment Bank), la sua presenza di export in molti paesi dell’Asia centrale aumentando la sua presenza nel Made in Italy.
Secondo il focus di Sace nel Mediterraneo, la Cina ha definito la sua strategia marittima investendo sul porto del Pireo in Grecia, con l’intento di trasformarlo in un hub logistico per accedere al mercato europeo. Prima dell’ingresso dei cinesi, il porto ateniese movimentava circa 500 mila container l’anno, oggi sono 3,1 mln e con prospettive di raddoppio in pochi anni. Se da un lato questa crescita rende più attrattivo il Mediterraneo, dall’altro rappresenta un’alternativa ai porti italiani, con minori opportunità commerciali per le aziende italiane che, apparentemente, sembrano tagliate fuori dalla rotta. La linea ferroviaria che collega la Cina all’Europa e che termina a Duisburg, Amburgo e Rotterdam impiega circa 14 giorni di viaggio, quasi la metà del tempo impiegato via mare. Nonostante questo i treni che dalla Cina giungono in Europa spesso tornano indietro vuoti e non si considera il fatto che durante il tragitto (transiberiana), specie nei mesi invernali, la temperatura può raggiungere livelli cosi bassi da compromettere l’integrità del carico, con evidenti ricadute sul costo del trasporto.
Sace precisa che il maggior costo del trasporto ferroviario è dimostrato anche dal primo treno che, a gennaio 2017, è partito da Londra ed è giunto a Yiwu, sulla costa orientale cinese: il viaggio ha impiegato 3 settimane, ma il costo è risultato più che doppio rispetto a quello via mare. Nonostante queste criticità, il trasporto su ferro può essere comunque auspicabile per quelle tipologie di prodotto che a parità di peso, hanno un valore più elevato, come ad esempio le automobili: in particolare, le aziende automobilistiche tedesche che finora erano obbligate a far transitare per l’Italia (per poi imbarcarli) i propri prodotti destinati ai mercati orientali, avrebbero un vantaggio competitivo rappresentato dal trasporto diretto verso la Cina, senza passare per i porti italiani. Il focus è disponibile nella sezione Pubblicazioni del sito http://www.sace.it