«La difficoltà maggiore è stata convincere i neoimprenditori ad aderire a questa esenzione». Le parole di Edoardo Rixi, assessore regionale allo Sviluppo economico della Regione Liguria, durante la presentazione dei risultati dell’esenzione Irap per le imprese nate nel 2016, colpiscono.
Su 987 società nate nel 2016, a oggi in 765 (circa l’80%) hanno presentato
domanda per usufruire dell’azzeramento dell’Irap regionale per i prossimi 5 anni, mancano ancora le domande presentate negli ultimi giorni disponibili (fine marzo).
Colpiscono perché in un’epoca in cui tutti chiedono un abbassamento delle tasse, una volta che ciò sta succedendo, la diffidenza supera l’opportunità. Senza stare a fare grandi sottolineature sulla paura di controlli fiscali, sul timore della fregatura in ogni caso, nonostante sia il proprio commercialista a proporlo, è proprio la mancanza di fiducia nello Stato e nell’ente pubblico uno degli aspetti su cui chi lavora nel settore e in politica, dovrebbe riflettere molto, al di là di ogni propaganda elettorale.
La misura è uno dei pilastri del Growth act, la legge regionale per la crescita, varata dalla giunta Toti per rendere la Liguria più attrattiva per le imprese. Un’iniziativa che pare sia piaciuta anche ad altre amministrazioni: «La Campania sta per presentare una legge simile – dice Rixi – un modo per evitare che le nuove imprese valutino l’estero come possibilità per iniziare e crescere».
Proprio per superare questa iniziale diffidenza è stato necessario un surplus di iniziative promozionali (vedi immagine qui sotto) e le risposte sono arrivate quasi tutte in extremis, vicino alla data di scadenza del 31 marzo 2017.
«Gli uffici hanno avuto un accumulo di lavoro, ritardando la chiusura delle pratiche per tutte le verifiche necessarie – puntualizza Rixi – tanto che pensiamo di digitalizzare la procedura, nel caso ritenessimo di ripetere questa agevolazione in futuro». L’assessore si sbilancia dicendo che l’esenzione potrebbe diventare uno dei vantaggi delle cosiddette aree di crisi industriale complesse e non complesse, proprio per attrarre ulteriormente capitali.
La cancellazione dell’aliquota ha un peso del 3,9% sui ricavi delle imprese. L’esenzione ha durata di 5 anni e riguarda le nuove imprese nate nel 2016 (a partire dal primo gennaio) dei settori manifatturiero, edilizia, agroalimentare, artigianato in tutte le sue declinazioni, turismo, ristorazione, ricettività, nautica da diporto, informatica, alta tecnologia, servizi alla persona e altre attività inserite sul sito della Regione Liguria, sezione tasse e tributi.
«Riteniamo che sia utile fare a meno del gettito iniziale – sostiene Rixi – per dare tempo alle imprese di consolidarsi e contiamo di ottenere un gettito maggiore a partire dal sesto anno.
I settori che hanno registrato percentuali maggiori di esenzione Irap sono: la ristorazione (29%), l’edilizia (23%), i servizi alla persona (8%) in particolare parrucchieri, estetisti e centri benessere.
Il numero maggiore di domande (i dati si basano ancora su poco meno di 500 pratiche) è concentrato a Genova (291), seguono La Spezia (33), Rapallo e Sarzana (17), Savona (15) e Imperia (14).
«Nonostante 8,5 miliardi di tagli per Regioni ed enti locali a livello nazionale – dice Toti – siamo riusciti a fare un’operazione di questo tipo, oltre che utilizzare le accise sui carburanti per gli interventi sulle strade provinciali non di nostra competenza, se si lavorasse anche sulle tasse comunali, più malleabili, si potrebbe davvero far ripartire il tessuto imprenditoriale. Invece si aumenta ancora l’iva. Il problema è che la spesa pubblica è ancora troppo onerosa».