Un richiamo al consiglio comunale (che per ben due volte aveva dato l’assenso alla ricerca di un partner industriale per Amiu) di valutare la delibera nel merito e non politicamente «visto che ormai è chiaro che non mi ricandido, ma da questo documento dipenderà il futuro non solo di Amiu, ma della città di Genova», dice il sindaco di Genova Marco Doria.
Definiti gli impianti che consentiranno di realizzare il piano industriale, definite le condizioni di tutela dei 31 precari, definite le modalità di raccolta della differenziata, definite le prospettive sulla Tari e le possibilità di copertura.
Andando con ordine: la delibera ha l’obiettivo di dare un futuro ad Amiu, che oggi si trova in crisi finanziaria, senza impianti e con il contratto di servizio in scadenza nel 2020 senza avere la forza per provare a vincere la nuova gara.
Tutto dovrà essere fatto nell’ottica di realizzare il piano industriale di Amiu, che diventa parte integrante dell’accordo (le cui modifiche dovranno ottenere il voto favorevole del Comune).
Tari, aumento in ogni caso
Partendo da ciò che interessa maggiormente gli utenti, ossia la Tari, è inevitabile in ogni caso l’aumento della tariffa, anche se non si realizzasse il “matrimonio”. Gli scenari per il 2017 sono tre: con l’aggregazione l’aumento medio sarebbe del 6,89%, senza l’aggregazione si può ipotizzare o un +18% con rateizzazione sino al 2020 oppure un +46,2% ossia un recupero in unica soluzione degli extracosti 2015 e 2016.
Il Comune ha comunque previsto 400 mila euro provenienti da un fondo perequativo locale non utilizzato completamente per ridurre il carico sulle famiglie numerose e in difficoltà, mentre altri 500 mila euro finanzieranno agevolazioni per le utenze non domestiche.
In caso di aggregazione la tariffa aumenterà ulteriormente sino al 2020, per raggiungere una percentuale del 30% circa rispetto a quella attuale. Dal 2020 al 2028 la tariffa dimiuirà sino a raggiungere la quota di costo di copertura del servizio.
Nella delibera è previsto che gli utili del Comune possano essere investiti nella riduzione dell’impatto della Tari (mentre gli utili di Iren saranno reinvestiti sul territorio sino al completamento degli impianti, niente dividendi quindi).
L’impatto della Tari è più alto rispetto alla previsione iniziale perché non può essere spalmata sui 30 anni, ma solo sui 10 in cui c’è la certezza che sarà quel soggetto a lavorare sulla messa in sicurezza e la bonifica di Scarpino. I costi sono 101 milioni più 83 per gli oneri di trasporto e smaltimento in impianti terzi tra il 2015 e il 2017.
In ogni caso la Tari 2017 dovrà essere approvata entro il 31 marzo.
Quanto vale Amiu?
La perizia degli advisor ha stabilito che attualmente Amiu vale 5.570.000, con l’ingresso di Iren al 2028 varrebbe 17.850.000. Il valore è sceso a causa della chiusura di Scarpino, degli oneri della messa in sicurezza e della gestione della discarica, del credito verso il Comune per lo smaltimento dei rifiuti e dell’avvicinamento alla scadenza del contratto di servizio.
La proroga del contratto di servizio è possibile soltanto in caso di aggregazione industriale. La prospettiva è quindi non sarebbe più al 2020, ma al 2028. Si parte con un’acquisizione (cash) del 49% della società da parte di Iren Ambiente, che consente un aumento di capitale. Questa fase durerà fino all’approvazione della proroga del contratto di servizio e al completamento dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) per l’apertura di Scarpino 3, tempi comunque molto stretti. Per la seconda fase si prevede un aumento della partecipazione sino al massimo di un 69%, non comprando azioni, ma attraverso o il conferimento di impianti o di denaro.
Dopo il primo aumento di capitale sociale è previsto un finanziamento “ponte” di circa 8 milioni, mentre dalla seconda fase ci sarà un finanziamento a medio termine di 25 milioni.
Il Comune si impegna a sostenere l’azienda nel 2017 con un’anticipazione di cassa di al massimo 25 milioni. Iren ha inoltre il divieto di cedere azioni per tutta la durata del contratto di servizio.
Nella delibera viene scritto esplicitamente che l’operazione non comporta nessuna modifica dei livelli occupazionali attuali, dei contratti applicati da Amiu e dalle società partecipate. I 31 precari saranno stabilizzati entro tre mesi dalla prima fase. Con l’uscita di Amiu dalle società cosiddette “in house”, si aprirebbero inoltre prospettive per nuove assunzioni. In caso di mancata aggregazione, i dipendenti impiegati nello spazzamento passerebbero alle dipendenze della società che vincerebbe nel 2020, alle condizioni della nuova azienda.
Capitolo impianti: entro il 2017 si realizzerà l’impianto di smaltimento di Scarpino 3 (13 milioni), entro il 2019 l’impianto di trattamento meccanico-biologico, anch’esso previsto a Scarpino (55 milioni), entro il 2020 l’impianto di biodigestione anaerobica dei rifiuti organici, con priorità a costruirlo in un luogo di proprietà pubblica (si sta valutando Scarpino stesso) con una spesa di 25 milioni.
La sede resta a Genova
Tra i timori espressi più volte nel corso di questi mesi, c’era anche l’ipotesi di un graduale trasferimento della sede altrove. Doria e l’assessore al Bilancio Francesco Miceli smentiscono: «Sede legale, direzionale e operativa resteranno a Genova». Inoltre lo statuto (che è parte integrante della delibera), assegna ad Iren la nomina dell’amministratore delegato, al Comune di Genova la nomina del presidente e di parte del cda. Il presidente avrà un potere di veto che determinerà una sorta di co-decisione su tutte le scelte strategiche. Sarà inoltre il Comune a indicare le modalità di raccolta differenziata. Marco Castagna, presidente di Amiu, puntualizza: «Per i primi anni, sino al 2020 la raccolta sarà puntuale per quanto riguarda la frazione organica, con porta a porta o stradale con accesso controllato. Il modello è definito e sarà in linea con il piano industriale di Amiu», quindi (BizJournal Liguria deve ancora leggere i dettagli della delibera) sembra riprendere vigore il progetto del Conai.
«L’apporto di capitali sarà garanzia di solidità aziendale e consentirà di presentarsi meglio di fronte alle banche», evidenzia Doria.
Castagna: «In 4 anni sarebbe rivoluzione epocale»
Marco Castagna è entrato in Amiu nel 2013, quasi un anno dopo l’insediamento della giunta Doria. Subito dopo sono cominciati gli sversamenti di una discarica che sino al giorno prima era “dipinta” come un gioiello dai vertici precedenti e su cui Amiu ha guadagnato molto in passato. La chiusura di Scarpino non è stata l’unica tegola. Nel 2014 sono partite anche le inchieste che hanno mostrato tutte le opacità, per usare un eufemismo, delle vecchia gestione.
L’azienda ha ottenuto l’Aia per l’invaso di Scarpino 3 e ha realizzato le modifiche progettuali alla fabbrica della materia (la variante con lo scenario del combustibile solido secondario ipotizzato dalla Regione), che dovrebbero dare il via all’altra autorizzazione in conferenza dei servizi ad aprile. Sono state anche ottenute le autorizzazioni per la bonifica e messa in sicurezza di Scarpino 1 e 2, con la gara per l’impianto di trattamento del percolato, «non solo una risposta all’emergenza, ma interventi che ridurranno quasi a zero il rischio che quello che è accaduto possa succedere di nuovo. Non possiamo lasciare il territorio in queste condizioni», sottolinea l’assessore all’Ambiente Italo Porcile.
Un dato su tutti: nel 2014 le garanzie finanziarie (fidejussioni) sul post-mortem di Scarpino si basavano su una polizza di una compagnia rumena «oggi, annuncia Castagna, sono coperte da Generali, segno che stiamo lavorando nella direzione giusta».
«Siamo arrivati a governare che c’era il progetto di un gassificatore da 200 milioni – dice Doria – chi lo finanziava? Non si sapeva. Abbiamo fatto il piano industriale e definito il percorso per arrivare a un partner. Era uno dei punti del mio programma elettorale.
Non abbiamo chiamato un singolo a fare il progetto, ma abbiamo dato il via a una procedura a evidenza pubblica, così poi si è discusso nel merito».
Comune “chiama” Regione
Non è un mistero che il Comune di Genova abbia provato a chiedere aiuto su Scarpino attraverso il programma Italia sicura. «Ci hanno detto di no, perché si trattava di un progetto strettamente legato alle alluvioni – dice Doria – ma ci proveremo ancora».
Doria auspica che la Regione Liguria faccia una legge che contribusca al risanamento delle di scariche su tutto il territorio regionale: «Non pretendo che copra tutti costi, ci mancherebbe, ma sarebbe bello perché consentirebbe misure di mitigazione dei danni ambientali dietro la presentazione di progetti».