Lo scalpello di questo scultore è la siringa, adoperata per applicare il silicone, come fa il pasticciere con la crema. Autore di opere a tre dimensioni, ma anche di altorilievi, l’artista genovese-astigiano Vittorio Valente (è nato ad Asti, vive a Genova dall’età di due anni ma nella città piemontese ha uno studio e un deposito) dal 1985 per le sue creazioni usa esclusivamente silicone, e rappresenta l’uomo nella parte più piccola, infinitesima, le cellule, quegli elementi che noi diamo spesso per scontati ma che sono costitutivi del nostro
organismo.
Un modo di vedere l’uomo, e di rappresentarlo, che nasce da un’esperienza di vita e suggerisce un nuovo modo di osservare la realtà.
«Ho lavorato – spiega – per 42 anni nel laboratorio centrale del Gaslini di Genova e guardando nel microscopio, dove mi occupavo esclusivamente di microbiologia, ho elaborato queste immagini». Chi guarda l’opera non capisce che si tratta di cellule e di corpo umano ed è quello che vuole Valente: «creo dubbio, faccio vedere un contenitore diverso dal contenuto, mostrando il contrasto tra l’essere e l’apparire».
A Genova Valente ha lavorato con diverse gallerie, ora collabora con Spazio Liquido, uno spazio di architetti che propongono diverse opere interessanti. Una delle altre gallerie più importanti in cui possiamo trovarlo è la Globart di Acqui.
Ecco la nostra intervista