Una riapertura attesa da tutta la val Graveglia, che farà sistema per rilanciare le attività legate all’indotto turistico di quella che era la seconda struttura ligure per numero di visitatori dopo l’Acquario, prima della chiusura per problemi tecnici ormai cinque anni fa.
La miniera di Gambatesa riapre parzialmente, in attesa di altri fondi per rendere nuovamente visitabile anche il secondo lotto, quello che sovrasta la parte percorribile oggi con il trenino e resa nuovamente accessibile grazie a uno sforzo di oltre 600 mila euro di fondi europei e i 50 mila impegnati ulteriormente dalla Regione attraverso l’assestamento di bilancio per la riapertura entro Natale.
Il viaggio è un tuffo nel passato, riesce difficile immaginare la durezza dello scavare nel cuore della montagna per molte ore di fila, ogni giorno, tirando fuori rocce che – lo abbiamo “toccato con mano” – avevano un peso specifico notevole. Con il trenino, che passa nello stretto tunnel che serviva agli operai per portare fuori il materiale, si percorrono circa 1500 metri, con una sosta per una spiegazione su come funzionava la miniera e il tipo di materiale estratto (segue dopo il video)
Un’inaugurazione tra vecchi ricordi – erano presenti alcuni anziani ex minatori (la videointervista alla fine di questo paragrafo) – e nuove speranze, con i bambini della scuola di Ne, che hanno inaugurato la struttura con il primo viaggio insieme a politici ed esponenti della comunità locale, parco dell’Aveto compreso. La miniera ha dato tanto al territorio, ma ha anche tolto. Il sindaco di Ne Cesare Pesce ricorda che erano centinaia le persone a lavorare lì dentro, non vedendo mai la luce del sole perché partivano e tornavano con buio, a piedi. In tanti sono morti giovani a causa della silicosi, la malattia polmonare provocata dall’inalazione delle polveri della miniera, prima che arrivasse la lavorazione a umido.
Claudia Chiappino è l’ingegnere minerario che ha riportato in sicurezza la miniera e quasi non ci crede: «Sono stata chiamata nel maggio 2014. Il 30 giugno il primo sopralluogo. Devo dire grazie al parco, nella figura del suo direttore Paolo Cresta, grazie ai minatori che mi hanno aiutato con le loro competenze e i loro ricordi, la fase uno era nata come lavori urgenti, ma poi si sono trasformati e abbiamo lavorato pancia a terra. Non credevo di arrivare all’inaugurazione sinceramente».
Questo è solo l’inizio però: «Di idee ne abbiamo tante – svela Chiappino – tra possibilità di stagionare prodotti enogastronomici e la speleoterapia».
La nuova gestione è affidata alla società Ski Mine di Bergamo, specializzata in operazioni di questo tipo, uno dei soci Anselmo Agoni spiega nel video le peculiarità della visita (segue dopo il video)
Proprio perché considerata elemento fondamentale per la ripartenza di tutto il territorio, sono stati coinvolti ristoratori e agriturismi per pacchetti turistici e serate a tema.
La Regione era presente in forze tra consiglieri di maggioranza e opposizione, e giunta: «Non dobbiamo dimenticare che questo era un sito produttivo – evidenzia l’assessore allo Sviluppo economico Edoardo Rixi – di importanza nazionale e internazionale. Dentro quella miniera ci sono storie di famiglie intere, è un’emozione essere qui, dove si respira cultura del fare, dove è evidente la testimonianza di laboriosità dei liguri ed è bello che la storia continui». Per Stefano Mai, assessore con delega all’Entroterra «tutta la Liguria è una miniera d’oro da valorizzare e recuperare». Gianni Berrino, assessore regionale al Turismo ne sottolinea il punto di forza: «L’autenticità. Altrove costruiscono miniere finte per farne attrazioni turistiche, sono sicuro che supererà il numero di turisti raggiunti in precedenza».
«La miniera è vincolata come bene culturale – aggiunge Ilaria Cavo, assessore alla Cultura e alla Formazione – ma la sua marcia in più saranno le visite dei gruppi scolastici, con la possibilità di partecipare a dei laboratori didattici».
«Questo è uno degli esempi del modello di sviluppo che vogliamo applicare a tutta la Liguria – evidenzia il presidente della Regione Giovanni Toti – recuperare archeologia industriale in chiave turistica. Oggi è anche un’occasione per ricordare la fatica che c’è stata qui dentro, come pilastro dell’industrializzazione del nostro Paese».
Il sito minerario da cui si estraeva il manganese già nel 1876, è diventato una delle miniere più grandi d’Europa, dal punto di vista occupazionale, facendo registrare fino a 200 minatori a metà del 1900. È rimasta in attività, anche se in forma ridotta, fino al 2011, affiancando il Museo della Miniera che nel frattempo era stato aperto nel 2001.
L’inaugurazione della miniera di Gambatesa, fotogallery
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