Nel 2015 3 regioni superano il 10% di suolo consumato, con il valore percentuale più elevato in Lombardia, Veneto e Campania. In Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Puglia, Piemonte, Toscana, Marche si trovano valori compresi tra il 7 e il 10%. La regione più virtuosa è la Valle d’Aosta (3%).
Sono solo alcuni dei dati pubblicati sul corposo rapporto Ispra dedicato al consumo di suolo pubblicato ogni anno e che riguarda la progressiva trasformazione di superfici naturali o agricole con la realizzazione di costruzioni e infrastrutture. In Liguria la stima oscilla tra il 5,9 e l’8,1% per il 2015 (vedi immagine sottostante), un incremento dello 0,3% rispetto al 2012. La regione ha registrato sostanzialmente un rallentamento del consumo di suolo, con la maggioranza dei comuni che hanno incrementato questo dato con una percentuale inferiore allo 0,3%. Poche le eccezioni: Brugnato (nell’immagine di apertura), a causa anche della costruzione del controverso outlet, ha incrementato rispetto al 2012 del 6,9% la percentuale di suolo consumato, arrivando al 9,6%; seguono Terzorio con una variazione del +3,4% e Uscio con un +3% rispetto al 2012 (vedi scheda in fondo all’articolo). I Comuni con una superficie di suolo maggiore sono i grandi centri: Genova (57 kmq), La Spezia (15 kmq) e Albenga (11 kmq). I Comuni che invece hanno la percentuale di consumo di suolo maggiore sono nell’imperiese: San Lorenzo al Mare (41,9%), Santo Stefano al Mare (40,2%) e Vallecrosia (38%).

A livello comunale, i maggiori valori di superficie consumata si riscontrano a Roma (oltre 31.000 ettari), con una crescita di ulteriori 160 ettari tra il 2012 e il 2015 (lo 0,5% in più) e in molti comuni capoluoghi di provincia: Milano (oltre 10.000 ettari), Torino (8.200), Napoli (7.300), mentre Genova (5.750) è in “buona” compagnia insieme a Venezia, Ravenna, Palermo, Parma, Verona, Ferrara, Taranto, Perugia e Catania con una superficie tra i 5.000 e i 7.000 ettari di suolo consumato.
Il capoluogo ligure è comunque al nono posto in Italia per estensione di suolo consumato.

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A livello provinciale, nel genovese sono 15.516 gli ettari consumati nel 2015, pari all’8,5% del territorio, con un incremento dello 0,3% rispetto al 2012. Lo spezzino arriva a 7.839 ettari (8,9%) con un incremento dello 0,3%. La provincia di Imperia ha 8.692 ettari di suolo consumato (7,5%), sostanzialmente pari al 2012 (+0,1%). 12.139 sono gli ettari consumati nella provincia di Savona (7,8%), lo 0,2% in più rispetto al 2012.
Il rapporto analizza anche la superficie impattata dal consumo di suolo, cioè quanto impatta il consumo di suolo sulla superficie circostante. Se si considera una distanza di 200 metri, in Liguria si arriva al 77,5%.
Entrando nel dettaglio delle fasce costiere, a livello nazionale
più di un quinto della fascia compresa entro i 300 metri dal mare è ormai consumato. Tra le regioni con valori più alti entro i 300 metri dalla linea di costa c’è proprio la Liguria (insieme alle Marche) con oltre il 45% di suolo consumato.

L’incremento percentuale rispetto alla distanza dalla linea di costa è stato comunque contenuto allo 0,1% entro i 300 metri e allo 0,3% tra i 300 e i mille metri. In pratica, guardando maggiormente al passato, si vede un netto decremento dello sfruttamento del territorio (forse perché ne rimane anche poco ormai): nel periodo 2006-2012 l’incremento era stato dell’1%, tra il 2012 e il 2015 dello 0,2%, uno dei valori più bassi rispetto alle altre regioni.
Passando ad analizzare il suolo consumato in relazione all’altimetria, la Liguria ha i valori più elevati di suolo consumato tra lo 0 e il 10% di pendenza: 24,3%. Oltre il 10% ancora la Liguria al primo posto tra le regioni: 5,8%.
Anche nelle aree protette la Liguria è ai primi posti: il Parco Nazionale delle Cinque Terre è terzo per percentuale di suolo consumato (5,1%) dopo quello della Maddalena e del Circeo.
Parlando della fascia di suolo dei corpi idrici permanenti (laghi e corsi d’acqua) la Liguria ha un altro primato: quasi un quarto di suolo consumato entro i 150 metri, il 23,8% entro 150 metri e l’8% oltre. Confrontando con il 2012 un incremento rispettivamente dello 0,4 (pari a 5 ettari) e 0,2%.
L’analisi sul suolo consumato in aree a pericolosità da frana conferma il rischio presente nel territorio ligure: il 5,4% di suolo consumato si trova in aree a pericolosità 4 ossia la più elevata (solo l’Umbra è peggio con 7,9%), il 5,2% è in aree con pericolosità elevata, il 7,1% in pericolosità media e il 10,4% in pericolosità moderata. Il 10,4% in aree di attenzione. Nonostante una maggiore sensibilità negli ultimi anni, l’incremento è stato comunque tra lo 0,1 e lo 0,4% rispetto al 2012.
Analizzando le aree a pericolosità idraulica la situazione è ancora peggiore: il 22,4% di suolo consumato è in aree a pericolosità elevata (P3), il 28,7% in aree a pericolosità media e il 32,7% in aree a pericolosità bassa. Anche in questo caso c’è stato un incremento tra lo 0,3 e lo 0,4%.
Per approfondire: Consumo di suolo, tutti i dati divisi per Comune, Province e Regioni
