L’esperienza di uno studio di architetti alla base di una startup innovativa basata su un’idea che potrebbe mettere fine all’enorme frattura che di solito si crea tra amministrazione e cittadini quando si parla di grandi progetti di trasformazione urbana e che potrebbe evitare flop clamorosi, derivanti da progetti iniziali con le buone intenzioni per migliorare una città. Il tutto sfruttando i dati georeferenziati che ormai sono a disposizione in formato open.
Colouree è stata fondata a Genova nel dicembre 2015 dall’architetto Nicola Pisani, 38 anni, professionista specializzato da anni in rigenerazione urbana e smart city. «La maturità tecnologica in altri settori mi ha fatto venire l’idea che potrebbe supportare la pianificazione urbana, il come si prendono le decisioni, soprattutto anche nell’ottica di evitare quelle che si chiamano occasioni perse, sondando se fosse credibile immaginare una struttura e un servizio in questo ambito».
L’idea piace ad alcuni advisor esterni come Franco Borasio (ex Selex), Filippo Delle Piane (imprenditore edile), Paolo Filauro (Federmanager). La bontà del progetto è confermata dai finanziamenti Smart & Start (Invitalia), dall’ingresso sia nel programma di mentoring e accelerazione per start up della Bocconi, sia nel cluster tecnologico nazionale per le Smart Communities a cura di Torino Wireless.
«Abbiamo iniziato a fare sul serio – racconta Pisani – tanto che abbiamo iniziato a domandarci come completare il team con le competenze che mancavano sul fronte software, visto che io e Giorgio Tena, con cui lavoro da 10 anni e che fa parte del progetto, siamo architetti».
Per essere profeta in patria, il team di Colouree (in questo caso arricchito dai contributi di Giulia Curletto, Giulio Dini, Andrea Quartara, Andrea Anselmo) ha elaborato una simulazione sugli impatti del BluePrint a Genova che mostra in effetti come sarebbe tutto più semplice se un programma di questo tipo venisse adottato per lo sviluppo del “disegno”. Il software è ovviamente applicabile a qualsiasi altro progetto che abbia la possibilità di utilizzo dei dati georeferenziati.
«Far visualizzare al cittadino, all’amministratore o all’investitore quello che potrebbe succedere – aggiunge Pisani – è più facile che parlare di un astratto ampliamento di 15 mila mq, per esempio».
Capita allora che attraverso la simulazione del programma (che sarà online entro fine anno) si capisce che per un investitore un negozio in zona Fiera non sarebbe un buon affare, perché tra l’area del Porto Antico e la Foce non c’è una sufficiente continuità commerciale, oppure che servirebbero accessi intermedi tra quelli di Ponente e Levante, perché altrimenti solo il 10% delle persone raggiungerebbe a piedi il centro del percorso, con conseguenze di isolamento e problematiche di sicurezza che riguardano le aree poco frequentate. Colouree permette quindi di ipotizzare nuovi punti di accesso e di collegamento da inserire nel progetto per creare un rapporto ottimale fra distanze percorse e quantità di persone, in modo da assicurare a tutti gli spazi le stesse opportunità di attrattività e utilizzo. (vedi fotogallery)
«L’obiettivo di Colouree è aiutare l’amministrazione a validare le idee migliori – sostiene Pisani – ma ci rivolgiamo anche ai progettisti per mostrare la bontà delle proprie idee, inoltre il cittadino potrà partecipare al débat publique con una maggiore consapevolezza di ciò che accadrà nel suo quartiere. Si è parlato del residenziale fronte mare? Con il nostro programma possiamo individuare dove sono più efficaci gli oneri di urbanizzazione e dove servono veramente per dare spazio ai cittadini».
E il Comune come ha reagito? «Probabilmente il nostro software potrebbe essere utile per giudicare i progetti in gara – risponde Pisani – l’accelerazione sul bando internazionale non ha consentito di proporre Colouree come strumento fondamentale per definire la gara stessa».
Intanto la startup si gode la vittoria di una gara europea sul tema della rinaturalizzazione dei contesti urbani in ottica tecnologica (con un consorzio che comprende anche D’Appolonia) e la partecipazione alla selezione finale del programma Sviluppo startup & pmi innovative della Fondazione Ricerca & Imprenditorialità, insieme all’Italian Innovation Hub-Genova. Un inizio che fa ben sperare che Colouree non diventi una delle 40 startup su 100 che muore nei primi 24 mesi di vita (dati Regione Liguria).