Nel 2015 l’economia ligure è tornata a crescere, anche se in misura limitata. Secondo la rilevazione condotta su 300 imprese liguri dalla Banca d’Italia, che questa mattina ha presentato lo studio nella centenaria sede genovese di via Dante, il fatturato in termini reali delle imprese è aumentato del 2,2%. I risultati reddituali si sono rafforzati: la quota di bilanci in utile si è portata dal 72 al 78 per cento, a fronte di un calo di quelli in pareggio (9 per cento) o in perdita (13 per cento). Pesa ancora la spesa per investimenti fissi, che si è ridotta: sull’accumulazione di capitale resta l’incertezza ancora elevata del contesto macroeconomico e gli alti margini inutilizzati della capacità produttiva.
Arrancano ancora le costruzioni: l’attività del settore edile è nuovamente diminuita, ma in misura attenuata rispetto all’anno precedente. Sulla base delle stime Prometeia, il valore aggiunto nelle costruzioni ha subito una contrazione dello 0,5 per cento, «ma fanno ben sperare i bandi di gara, aumentati del 30%», precisa il direttore della sede genovese Mario Venturi. Si riprende anche il mercato immobiliare: il numero delle compravendite è cresciuto del 2,9 per cento.
Per ciò che riguarda il terziario, per la prima volta Banca d’Italia ha incluso nella propria analisi anche le società di persone che hanno rapporti con le banche: questo è il settore con il maggior peso in Liguria, ma del quale si hanno a disposizione meno informazioni statistiche. Nel complesso, commercio e turismo hanno riportato risultati positivi, trainati da una ripresa della domanda interna e dagli ottimi flussi di visitatori (ma anche dalla crescita della spesa dei turisti stranieri). Gli acquisti di beni durevoli da parte delle famiglie sono cresciuti del 7,7 per cento, grazie ai veicoli (le immatricolazioni sono aumentate del 13,8 per cento) e agli elettrodomestici. Le presenze presso le strutture ricettive liguri si sono incrementate sia per i turisti italiani (5,4 per cento), sia per quelli stranieri (7,7 per cento).
Il sistema portuale ligure ha registrato una sostanziale stabilità dei traffici complessivi, riuscendo comunque a incrementare la movimentazione di container (2,1 per cento). È proseguita la lunga fase di contrazione dei noli dovuta all’eccesso di offerta.
Le condizioni sul mercato del lavoro sono migliorate, interrompendo la fase negativa avviatasi nel 2012. Il numero di occupati è aumentato del 2,1 per cento, grazie soprattutto ai lavoratori autonomi (8 per cento). Tra gli occupati alle dipendenze, rimasti sostanzialmente stabili, sono cresciuti i contratti a tempo indeterminato. Il tasso di disoccupazione si è ridotto dal 10,8 al 9,2 per cento; il calo ha riguardato per la prima volta dopo anni anche la componente più giovane (tra i 15 e i 24 anni; 34,5 per cento), allineatasi al livello medio del Nord Ovest e scesa al di sotto di quello nazionale.
Le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni (Cig) sono calate del 21,6 per cento, con una riduzione in tutte le tipologie di intervento: ordinaria, straordinaria e in deroga. Sulla prima ha inciso il blocco delle autorizzazioni connesso alla riforma degli ammortizzatori sociali; sulla Cig in deroga hanno influito i tempi e la disponibilità dei relativi stanziamenti.
Per ciò che riguarda l’intermediazione finanziaria, in un contesto di miglioramento delle condizioni di offerta di credito, favorito dall’azione marcatamente espansiva di politica monetaria, nel 2015 la riduzione dei prestiti bancari, iniziata nel 2012, si è fatta meno intensa e si è limitata alle sole imprese (-2,4%, -2,8 nel 2014). I finanziamenti alle famiglie hanno ripreso a crescere (1%), trainati dal credito al consumo. La contrazione dello stock di mutui per l’acquisto di abitazioni si è arrestata; le nuove erogazioni sono aumentate di un terzo. La domanda di credito da parte delle imprese liguri, malgrado l’innalzamento dei volumi operativi, ha registrato una crescita limitata: sul fabbisogno finanziario del settore produttivo agiscono in diminuzione l’ancora ridotta attività di investimento, le contenute esigenze di sostegno del capitale circolante, i flussi di autofinanziamento generati dai migliorati margini reddituali.
Stabile la qualità del credito: i tassi di ingresso in sofferenza dei prestiti sono rimasti sui livelli del 2014, sia per le imprese (al 3,5 per cento), sia per le famiglie (1,2 per cento); l’incidenza delle posizioni che presentano difficoltà meno gravi rispetto alle sofferenze è cresciuta leggermente (dal 10,1 al 10,3 per cento).
Per la prima volta dall’inizio della crisi, il numero di procedure fallimentari si è ridotto (di circa il 15 per cento); vi si è aggiunto il calo delle uscite dal mercato per liquidazione volontaria. Nei dodici mesi terminanti a dicembre del 2015 i depositi bancari delle famiglie consumatrici sono rimasti invariati: la loro detenzione è favorita dal livello storicamente contenuto dei tassi di interesse riconosciuti sui titoli di debito. A ciò si aggiunge l’ulteriore aumento del risparmio impiegato in quote di fondi comuni (10,7 per cento) e il calo degli strumenti obbligazionari pubblici e privati.
«Per il 2016 le imprese si aspettano un aumento del fatturato, mentre per ciò che riguarda occupazione e investimenti le previsioni sono di una sostanziale stabilità», afferma Venturi.