Rispetto alle aziende nelle altre città, le imprese genovesi pagano circa 14 mila euro medi di maggiori costi sulle utenze, il 12% in più rispetto alla media nazionale. A pesare è soprattutto la tassa sui rifiuti, che per alcune categorie ha registrato picchi del 100%. Il tavolo delle pmi lancia un grido d’allarme e una serie di proposte, chiedendo di essere coinvolto dalle istituzioni.
Ascom, Coldiretti, Cna, Confartigianato e Confesercenti Genova lanciano una serie di appelli alle istituzioni: la richiesta dello stato di dissesto idrogeologico e dell’emergenza ambientale per la discarica di Scarpino, la riduzione della Tari per le imprese con smaltimenti speciali (già a proprio carico) dal 30 al 50%, l’avvio dei nuovi impianti, l’incremento del fondo per la differenziata che la Regione assegna ai Comuni che si impegnano in questo senso: da 1 milione a 10 milioni. Inoltre le pmi auspicano che si faccia in fretta a costruire il bacino unico di servizio, visto che la parcellizzazione delle aziende che si occupano della raccolta dei rifiuti è sinonimo di aumento delle tariffe a causa della mancanza di economie di scala.
«Siamo ancora alla preistoria del ciclo dei rifiuti – sostiene Massimo Giacchetta, presidente di Cna Genova – la bonifica di Scarpino non deve ricadere “sulla schiena” dei genovesi. Per la prima volta abbiamo avuto la disponibilità da parte del presidente di Amiu e degli assessori comunali e metropolitani, è un buon inizio. Da parte nostra siamo disponibili a fare emergere l’evasione tariffaria».
«La problematica si è trascinata da troppo tempo – ricorda Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti Genova – la Liguria paga le tariffe più alte, vogliamo proporci per lavorare e collaborare insieme, il fatto che la Regione abbia stanziato solo un milione per i Comuni che si impegnano sulla differenziata è un rischio che possa diventare un’ulteriore tassa».
Felice Negri, presidente di Confartigianato Genova, aggiunge: «Il rischio è che diventi impossibile fare impresa. Oggi la Cooperativa artigiana di garanzia, che è estesa anche ai commercianti, eroga finanziamenti per consentire alle aziende di pagare le tasse, invece che per gli investimenti nella produzione e nei servizi».
«Speriamo che arrivi presto la tariffazione puntuale che si basa sulla reale produzione dei rifiuti e non sui metri quadrati dei negozi», auspica Ilaria Mussini di Ascom Genova.
Che le scelte politiche e tecniche del passato in tema di rifiuti siano state completamente sbagliate è un dato di fatto, Enrico Pignone, consigliere metropolitano con delega all’Ambiente, ha una bella gatta da pelare: «Abbiamo definito il piano metropolitano dei rifiuti che è una transizione per il superamento della parcellizzazione, stiamo procedendo con un adeguamento delle gare per arrivare a quella unica del 2020. Il piano definitivo arriverà ai primi di maggio e lo condivideremo con le imprese. Scarpino 3 non sarà una discarica, ma un polo industriale di rifiuti, inoltre la differenziata non sarà da considerare come una semplice percentuale, ma come una risorsa vendibile ai consorzi».
Proprio sui fondi per la differenziata Alice Salvatore del Movimento Cinque Stelle ha rilevato che nel bilancio 2016 la Regione avrebbe previsto solo 1,3 milioni, mentre in origine avrebbero dovuto essere 4,6: «Riteniamo sia una svista, faremo a breve un’interrogazione per capire meglio».
«La prossima settimana – annuncia l’assessore all’Ambiente del Comune di Genova Italo Porcile – inizieranno gli incontri con le categorie per definire la Tari di quest’anno. In quelle occasioni spiegheremo meglio gli esiti della conferenza dei servizi legata all’area di Scarpino, per le valutazioni sugli aumenti occorre dire che alcuni passaggi sono stati comunque condivisi con le associazioni di categoria».
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