Tutelare i pescatori italiani, eventualmente rivedendo gli accordi bilaterali, prima di che il trattato Italia-Francia sui confini marittimi venga approvato dal Parlamento. È la richiesta contenuta nell’ordine del giorno presentata da Mario Tullo (Pd) come primo firmatario e approvata dalla Camera.
Il 14 gennaio scorso la Guardia Costiera francese ha sequestrato il peschereccio italiano “Mina” a largo tra Ventimiglia e Mentone trainandolo nel porto di Nizza con l’accusa di aver pescato gamberi in acque territoriali francesi. Le autorità italiane non sono state preventivamente avvertite e all’equipaggio sarebbe stato impedito anche di comunicare con le rispettive famiglie, mentre la barca veniva requisita; secondo l’equipaggio della “Mina” e le autorità portuali italiane, in particolare la Direzione marittima della Liguria, il peschereccio avrebbe condotto l’attività della pesca in acque territoriali italiane;
Secondo Tullo e gli altri due firmatari (Angelo Capodicasa e Francesco Sanna) dell’odg «è emerso che l’azione della Guardia Costiera francese sarebbe stata intrapresa a seguito all’accordo bilaterale Italia e Francia del 21 marzo 2015 dove sono stati rivisti i confini marittimi delle due nazioni; tale accordo non è comunque ancora in vigore perché non ancora ratificato dal Parlamento italiano, in assenza della rettifica le autorità francesi hanno ammesso che il sequestro del “Mina” è stato un errore».
«Tale accordo – prosegue l’odg – secondo le amministrazioni territoriali e le associazioni di categoria, sarebbe notevolmente peggiorativo per l’intero sistema della pesca italiana, ed in particolare della Liguria, in quanto cederebbe allo stato francese la celebre “fossa del cimitero” attualmente in acque italiane ricchissima di pesce pregiato e gamberi rossi,il tratto di mare interessato vede coinvolte, anche in altre attività di pesca ad esempio ai grandi pelagici(principalmente pesce spada) praticata con il sistema dei”palangari”,non solo la marineria ligure ma anche quelle siciliana,sarda e Toscana. le aziende interessate hanno sostenuto pesanti investimenti per ottenere l’abilitazione alla pesca entro le 40 miglia dalla costa andando di fatto ad operare in acque internazionali, se il trattato fosse approvato tali zone di pesca ricadrebbero sotto la giurisdizione e francese e quindi risulterebbero precluse ai pescatori italiani».
L’odg impegna il Governo, «prima dell’approvazione del trattato da parte del Parlamento, attraverso i ministeri competenti ad intraprendere tutte le iniziative, nelle sedi comunitarie ed internazionali, per tutelare le imprese italiane che esercitano l’attività della pesca, con l’obiettivo di tutelare il futuro delle nostre marinerie»