La guerra tra Nautica Italiana e Ucina continua a colpi di lettere. Questa volta Paolo Vitelli (Nautica Italiana) replica alle dichiarazioni di Carla Demaria, annunciando querele e azioni penali.
Vitelli, alla guida di Azimut Benetti, il più grande cantiere di barche a motore del mondo, rimarca un impegno di 46 anni nel settore con 20 anni di attività associativa (di cui 8 come presidente di Ucina).
“Durante la mia presidenza abbiamo ottenuto l’abolizione della tassa di stazionamento, il leasing nautico agevolato, l’immatricolazione solo oltre i 10 metri, la patente solo oltre i 40 cavalli, la legge 172, testo unico della nautica, il primo Codice della Nautica. Assieme a tutti gli associati abbiamo così creato le migliori condizioni per il boom della nautica italiana durato fino al 2007, aiutato anche dal più bel Salone del mondo”.
Oggi Vitelli dice di combattere, come tutti gli operatori del settore, per la sopravvivenza delle aziende italiane e perché la nautica agganci finalmente la piccola ripresa economica internazionale.
“Nella mia esperienza di Parlamentare sono stato principalmente assorbito dal mio ruolo nel Copasir, l’esclusivo comitato per il controllo dei servizi segreti, ma ho anche sviluppato decine di proposte che poco per volta vengono adottate; l’attuale legge di stabilità ne contiene qualcuna. Inoltre ho proseguito il mio impegno per il settore, battendomi in Parlamento per portare avanti le istanze del comparto evitando fra l’altro che la commissione Trasporti congelasse la legge delega per il Codice. Ho organizzato personalmente un tavolo con i ministri Lupi e Alfano e tutte le istituzioni legate al mare, fra cui Ucina, da cui è scaturita la Direttiva che ha permesso la riduzione del 40% dei controlli in mare”.
E sulla legge delega puntualizza: “Non mi sono mai sognato di tardare l’approvazione della, pur debole, legge delega per la riforma del Codice. Anzi, ho presentato, come molti colleghi, degli emendamenti migliorativi, peraltro concordati con associazioni facenti capo a Ucina, tuttavia prontamente ritirati perché l’approvazione della legge non avesse ritardi. A questo proposito ho raccomandato di ridurre il tempo di 24 mesi per la pubblicazione del Codice e questa raccomandazione è stata raccolta dal mio partito e accolta dal governo come ordine del giorno pochissimi giorni dopo le mie dimissioni”.
Vitelli, quale fondatore e presidente della più grande azienda nautica italiana, dice di sentirsi impegnato a difendere gli interessi dell’intero settore e dell’impresa di famiglia. Interessi che di fatto coincidono: “Ho aderito a Nautica Italiana per unire le forze con i colleghi virtuosi, per poter vincere la crisi contrastando l’immobilismo, la mancanza di capacità di fare squadra; perché il settore possa beneficiare di una vera attenzione del governo e di quella promozione e credibilità internazionale che i nostri meravigliosi prodotti meritano. A mio avviso, tutte mancanze gravi di Ucina di questi ultimi anni.
Denuncio con forza e sdegno i continui attacchi alla mia persona, infondati e falsi. Mi auguro che un giorno, spero molto presto, la nautica italiana possa ritrovare la coesione necessaria per essere vincente. Ma per farlo, occorre abbandonare la falsità e sostituirla con il rispetto, l’unità e la collaborazione”.