Un esercito di persone che vivono sotto la soglia di povertà e a rischio di esclusione sociale. I dati Istat sul tessuto sociale ligure consegnano un ritratto preoccupante del territorio ligure che registra solo un unico dato positivo perché in riduzione, quello dell’abbandono formativo: la percentuale della popolazione 18-24 anni con al più la licenza media, che non ha concluso un corso di formazione professionale riconosciuto dalla Regione (di 2 anni), che non frequenta corsi scolastici o svolge attività formative è passata dal 17,8% del 2004 al 13,6% del 2014. Una percentuale comunque molto alta se confrontata con quella del Nord Italia (12%) e non lontana da quella nazionale, in cui incidono molto le regioni del Sud: 15% Sono più i maschi (15,7%) che le femmine (11,5%).
Il 10% della popolazione ligure vive al di sotto della soglia di povertà (nel 2014 la soglia era stata fissata a 1041.91 euro), penultimo posto nel Nord Italia dopo il Friuli Venezia Giulia (11,1%). Nel 2013 la percentuale era più alta: l’11,3% della popolazione. A livello di famiglie la percentuale del 2014 è del 7,8% (nel 2007 si era arrivati a un picco negativo del 15,5%), un valore comunque sempre più alto rispetto alla media del Nord (4,9%).
Tuttavia le percentuali rendono poco l’idea, i numeri fanno capire la dimensione del problema: in Liguria nel 2013 erano 395.647 le persone a rischio povertà ed esclusione sociale. L’indicatore somma le persone a rischio di povertà, le persone in situazione di grave deprivazione materiale e le persone che vivono in famiglie a intensità lavorativa molto bassa.
Le persone a rischio povertà vivono in famiglie a intensità lavorativa molto bassa, sono individui con meno di 60 anni che vivono in famiglie dove gli adulti, nell’anno precedente, hanno lavorato per meno del 20% del loro potenziale. Nel 2004 erano 303.566. Dopo una flessione nel 2009-2010, una nuova impennata. Sono le femmine a stare peggio (201.009) rispetto ai maschi (194.638). I minori sono 68.441.
Le persone in condizioni di grave deprivazione materiale sono coloro vivono in famiglie che dichiarano almeno quattro deprivazioni su nove tra il non riuscire a sostenere spese impreviste, avere arretrati nei pagamenti (mutuo, affitto, bollette, debiti diversi dal mutuo) e non potersi permettere qualcosa come una settimana di ferie lontano da casa in un anno, un pasto adeguato (proteico) almeno ogni due giorni, il riscaldare adeguatamente l’abitazione; oppure persone che non possono permettersi l’acquisto di una lavatrice, un televisione a colori, un telefono o un’automobile.
Oltre 151 mila sono le persone che nel 2013 vivevano in condizioni di grave deprivazione materiale. Nel 2004 erano 49.308. I minori sono 27.256 rispetto ai 7393 del 2004.
Il 9,1% della popolazione residente inoltre, vive in situazioni di sovraffollamento abitativo, in case prive di alcuni servizi e con problemi strutturali. Nel 2004 erano 5,5%.