Una produzione che non a caso viene definita eroica. La viticoltura delle Cinque Terre è una tradizione che si concilia male con la redditività: costi molto più alti del normale per coltivare quelle montagne a picco sul mare. La produzione più famosa è quella dello Sciacchetrà, il celebre passito, di cui una bottiglia può costare dai 30 ai 100 euro.
Proprio per far conoscere le delizie vinicole delle Cinque Terre, nello spazio Expo in piazza De Ferrari a Genova, è stata organizzata una degustazione.
Il vicepresidente del Consorzio dello Sciacchetrà (nato l’anno scorso), che conta 16 produttori è Giacomo Forlini Cappellini (dell’omonima azienda agricola): «Il Consorzio è attivo da poco – spiega – ma sarebbe bello se aderissero tutti i viticoltori, perché poi quando ci si riunisce attorno a un tavolo le esigenze sono le stesse».
I problemi di chi fa viticoltura nelle Cinque Terre riguardano la raccolta (le famose monorotaie non arrivano dappertutto), ma anche la semplice irrigazione. «Sono tradizioni che non si coniugano con il fare impresa – sottolinea Forlini Cappellini – chi arriva da fuori resta affascinato ma si scontra con un territorio difficilissimo».
Un aiuto per sostenere la viticoltura delle Cinque Terre passa attraverso manifestazioni sportive di richiamo come lo Sciacchetrail, organizzato con il sostegno dello stesso Consorzio, e che ha rappresentato uno strumento utile per la manutenzione dei sentieri d’altura.
Altro aspetto che sembra essere diventato imprescindibile è l’unione tra la ricezione turistica e l’impresa agricola per rendere sostenibile l’attività di coltivazione di terre così difficili: «Il turismo è un validissimo aiuto – conferma Loredana Domenichini dell’azienda agrituristica Buranco – ma per noi è ancora difficile far capire anche ai ristoratori l’importanza di scegliere il vino delle Cinque Terre. In ogni caso il 70% della nostra produzione riusciamo a venderlo in Liguria».