Le reti d’impresa sono forme di libera aggregazione, a natura contrattuale, fra due o più imprese, senza limiti territoriali (aziende dislocate in tutta Italia) e settoriali (aziende operanti in diversi settori). La rete si distingue dalle altre forme di aggregazione (consorzi, distretti, joint ventures e Ati) perché la condivisione non riguarda solo i rendimenti, ma soprattutto il perseguimento di uno scopo comune. Scopo deciso attraverso la stipula di un programma che prevede la realizzazione di obiettivi strategici in grado di accrescere, individualmente e collettivamente, la capacità innovativa e la competitività.
LIGURIA INDIETRO
Secondo il report di Unioncamere (su dati Infocamere) aggiornato ad aprile 2013, in Liguria i contratti di rete sono 21 per un totale di 59 aziende coinvolte. 15 contratti per 32 partecipanti in provincia di Genova, 6 per 9 in provincia della Spezia, 3 per 16 in provincia di Savona e 2 per 2 in provincia di Imperia. A livello nazionale sono 768 per un totale di 3.964 partecipanti alle reti. In soli tre mesi, tali contratti sono diventati oltre 100 rispetto al report precedente (fine 2012) coinvolgendo 600 imprese in più.
La Liguria è soltanto al tredicesimo posto, lontanissima dal podio (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto) dove il numero di contratti di rete supera i cento. Un ostacolo sarebbe la mentalità chiusa. Gli imprenditori liguri non allargano il loro orizzonte alle altre aziende, vedendole ciecamente come concorrenti. «È vero – dice Renzo Guccinelli, assessore regionale allo Sviluppo economico – c’è molto individualismo ma ci sono anche molti esempi positivi che dimostrano come la Liguria abbia la mentalità e le potenzialità per unire le sue forze». I 301 milioni di euro erogati dal Por-Fesr Liguria 2007-2013 per l’Asse su “Innovazione e Competitività” riguardano nove azioni tra cui la 1.2.6. sulle aggregazioni di imprese. «Il bando relativo a questa azione – annuncia Guccinelli – comprende le reti di imprese e uscirà a breve. La struttura è doppia: da un lato incentivare e sostenere le aziende che hanno già costituito una rete o interessate a farlo, dall’altro, informare gli imprenditori su tutta l’efficacia, spesso ignorata, del nuovo strumento aggregativo attraverso l’azione delle Associazioni di categoria».
MANCANZA DI VOLONTÀ
Confindustria Genova ha organizzato diversi incontri con imprenditori e consulenti per spiegare come funzionano le reti d’impresa. Affluenza imprenditoriale bassa e nessun riscontro. Non si sa se gli incontri abbiano favorito l’effettiva nascita di reti. Unica eccezione è Ribes, Rete di imprese biomedicali, la cui formazione è stata seguita, inizio e fine, da Confindustria Genova e soprattutto da Confindustria Firenze.
Il contratto di rete, firmato il 3 maggio 2011, è sottoscritto da 14 imprese di diverse regioni d’Italia tra cui cinque di Genova e una della Spezia. Capofila è Esaote spa. Economicità, qualità e innovazione: le tre parole chiave di Ribes. Si è dotata di un organo comune (Esaote) e di un fondo patrimoniale (con un valore simbolico iniziale di 10 mila euro di cui il 50% a carico di Esaote). «In Liguria – spiega Roberto Risso, responsabile servizio economico e finanziario di Confindustria Genova – la rete ha scarso successo per la mancata conoscenza delle opportunità che offre, per un’atavica concezione negativa del fare squadra, per l’assenza di un bando di agevolazione finanziaria, per la limitazione dell’oggetto del programma comune a un unico ambito. Le opportunità sono creare una forma aggregativa più snella rispetto alle altre, basta un semplice accordo formale tra i partecipanti, sveltire le pratiche amministrative, ottenere incentivi e agevolazioni creditizie, aprirsi ai mercati internazionali e innovarsi». La posizione di Confindustria Genova è quella di favorire l’aggregazione in tutte le sue forme, dal semplice contratto di rete al vero e proprio consorzio. Alla base deve esserci la volontà delle imprese ad aggregarsi.
CASE HISTORY
Tra coloro che hanno deciso di mettersi in gioco con le reti d’impresa c’è chi si occupa di un aspro frutto famoso in realtà come bevanda: «Il Chinotto nella rete – racconta Marco Abaton, coordinatore della rete – nasce in maniera atipica: durante una fiera dedicata alla profumeria artistica, viene presentato il profumo al chinotto, come omaggio i clienti assaggiano e bevono prodotti al chinotto». Un successo di pubblico, giovane e maturo: il chinotto, conosciuto solo come bevanda, risulta simpatico per la storia che cela, per il legame intenso con il territorio di Savona e per la varietà di prodotti che si ottengono dalla sua trasformazione. Sulla scia del successo si organizzano altre due manifestazioni, a NewYork e Mosca. Il chinotto e il suo concept spopolano anche all’estero. A luglio 2012 nasce la rete con lo scopo di promuovere la storia, la cultura e i prodotti legati al chinotto a 360°, sia i prodotti in sé, sia la città del chinotto: Savona. Le aziende, quattro, tutte in provincia di Savona, partono con l’idea di fare delle manifestazioni comuni. Risultati oltre ogni aspettativa. Dalle cinque manifestazioni pensate, la rete si è trovata coinvolta in 25, travolta dall’entusiasmo e dall’ottima risposta del pubblico. Dopo i primi sei mesi, si stende un programma di rete ben strutturato ed entrano altre tre imprese, tutte di Savona tranne Lurisia, scelta strategica perché rappresenta il maggior produttore della bibita al chinotto. «La creazione della rete – rivela Abaton – è facilitata dal fascino del chinotto, “il brutto anatroccolo degli agrumi”, un vero e proprio cult, con addirittura quattro associazioni di fan con siti dedicati, sono consumatori ammaliati dall’inconfondibile sapore amaro dell’agrume. La sua versatilità crea una rete diversificata: dal settore cosmetico e alimentare, a quello vivaista e turistico». A fine 2013 si uniranno un’agenzia di viaggi e un gruppo di hotel per lanciare delle escursioni tematiche da Varazze a Finale. Il tema: conoscere il territorio e le sue eccellenze attraverso il chinotto. Presentate al Biteg, Borsa internazionale del turismo enogastronomico, attraverso un laboratorio dove il chinotto è stato servito in anfore realizzate da ceramisti e vetrai savonesi. La sinergia delle eccellenze. La rete ha contribuito alla scoperta di documenti storici sul chinotto, alla certificazione scientifica che attesta la diversità della pianta savonese 15 volte superiore alle altre e alle analisi nutrizionali che fanno emergere le molte proprietà benefiche del frutto. L’impegnativa attività di rete si è tramutata in maggiori vendite per le singole imprese. «La rete – è convinto Abaton – una volta superato il limite della scarsa cooperazione, dà risultati che coinvolgono e convincono». Anche i carrozzieri si sono messi in rete: «Oggi – esordisce Giuseppe Pace, uno dei cinque fondatori della rete Evolgo e presidente Confartigianato carrozzieri Liguria – si vive una crisi senza precedenti, soprattutto nel settore automotive. A livello regionale sulle 680 carrozzerie ne chiuderanno il 10% nei primi mesi del 2014. Nella provincia di Genova, su 330 carrozzerie, 20 hanno cessato l’attività e altre stanno per farlo, causa la mancanza dei soldi per pagare le tasse». Proprio per combattere la crisi nasce Evolgo, prima rete in Italia di carrozzieri, partita il 14 marzo scorso, grazie alla volontà, all’impegno e al forte investimento iniziale dei cinque soci fondatori. Solo la consulenza per costituire il contratto di rete è costata 10 mila euro.
Le 25 aziende di Evolgo, tutte in provincia di Genova, sono state selezionate su precisi requisiti previsti dal contratto di rete. Centrati sulla regolarità contributiva e amministrativa e sulla disponibilità a fornire diversi dati, quali quelli di bilancio. Scopo combattere l’illegalità e l’abusivismo per certificare la serietà di ogni singolo partecipante. Ammesse anche imprese non legate all’automotive: un ente di formazione, un’azienda informatica e una di telefonia.
Unico limite i fornitori di materie prime. «L’obiettivo della rete – annuncia Pace – è dare una mano alle aziende sostenibili per evitare il rischio che chiudano aziende sane e ne rimangono altre non meritevoli solo perché dispongono di liquidità. Con la rete si ha la possibilità di aumentare la qualità delle singole imprese e creare un marchio di professionalità che le accrediti sul mercato». Evolgo ha organizzato anche il convegno “Una rete tra le reti”, aperto a tutte le reti nate in Liguria per sensibilizzare le amministrazioni locali. «L’azione di coinvolgimento aggregativa svolta da Evolgo – interviene Renzo Guccinelli – è molto importante perché crea una cabina di regia tra le reti che potrebbe diventare un nuovo interlocutore della Regione». Quest’ultima ha incentivato l’aggregazione con i poli d’innovazione, i distretti industriali e svariati bandi per presentare progetti comuni che coinvolgessero più imprese. «Il nuovo bando – dice Guccinelli – è sperimentale, creato seguendo le indicazioni di Unioncamere e delle associazioni di categoria, una sonda sul grado di coinvolgimento degli imprenditori. Segue la strada di una politica studiata per imprese che pur rimanendo piccole possono crescere unendosi con altre in una rete che introduce un nuovo concetto di gestione del lavoro».
I suggerimenti che i componenti delle reti darebbero a chi compone il bando sono a sostegno dei finanziamenti alle startup e una maggiore partecipazione delle istituzioni. Fare squadra attraverso una rete comporta un ritorno sia in termini di fatturato sia in benefici, maggiore rispetto all’investimento iniziale (soldi, tempo, risorse) solo nel lungo periodo. Occorre non limitarsi a finanziare la consulenza per costituire il contratto di rete, ma accompagnare i progetti fino alla realizzazione.