Sono quasi mille i cani che passano la loro vita nelle gabbie dei canili della Liguria. Mille animali da sfamare, da tenere puliti, da far visitare periodicamente dai veterinari. Tanta gioia per i volontari che si prendono cura di loro, ma anche una mole di lavoro enorme, che le soddisfazioni bilanciano solo in parte. E una spesa non indifferente per le amministrazioni comunali, che mantengono le strutture con fondi assegnati attraverso convenzioni.
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Alcuni Comuni hanno stabilito una quota giornaliera per ogni cane ospitato dietro le sbarre (di solito varia da 2 a 5 euro). Altri invece hanno fissato un ammontare annuale, con cui le associazioni che gestiscono i canili devono poi pagarsi tutto: le vivande, le bollette, gli interventi dei veterinari. Se si guarda ai numeri nudi e crudi, la Liguria sembra essere una delle regioni più virtuose d’Italia, in cui l’emergenza del randagismo è meno cronica. Ma oggi, da una parte a causa del contingentamento dei fondi a disposizione delle strutture, dall’altra con la crisi economica che costringe molti cittadini a rinunciare al loro amico a quattro zampe, secondo i volontari animalisti il rischio è quello di fare un balzo indietro di vent’anni. «Vorrei lanciare un appello perché la situazione è di non ritorno – dice Antonietta Zarrelli, responsabile per la tutela dei diritti degli animali della provincia della Spezia – fino agli anni Novanta si sopprimevano i cani nei canili. Da quel periodo a oggi si sono fatti passi da gigante sul tema della civiltà, ma ora il rischio è quello di tornare indietro nel tempo. Lo dico perché nel frattempo non si è portata avanti un’adeguata politica di prevenzione per contenere il numero delle nascite e ci troviamo a non poter più mantenere i cani nelle nostre strutture».
È un tema, quello del contenimento delle nascite, che pesa sulla tutela dei diritti degli animali ma anche sulla spesa, non indifferente, che grava sulle spalle dei contribuenti italiani in un momento in cui la nazione ha un disperato bisogno di fondi in tutti i settori. «Si parla di miliardi di euro spesi in Italia per mantenere i cani nei canili – sottolinea Zarrelli – solo nella provincia della Spezia le amministrazioni spendono complessivamente almeno 500 mila euro all’anno. Soldi bruciati, con tutte le necessità che ci sono in Italia in questo momento. Ma c’è chi guadagna sul numero di cani presenti sul territorio. Da una parte le grandi aziende che vendono prodotti specifici per gli animali, ma anche alcuni medici veterinari che non consigliano la sterilizzazione ma, anzi, invogliano a generare nuove cucciolate. Sostengono che dar vita ad almeno una cucciolata sia un bene per il cane femmina, ma si tratta di una falsità».
Negli anni è calato di molto il numero degli abbandoni. È invece aumentato sensibilmente quello delle rinunce di proprietà: persone che, per ragioni di salute o economiche, non possono permettersi di prendersi cura del loro amico a quattro zampe o della sua cucciolata. Ma quanti sono effettivamente i cani nei canili liguri e quante le strutture che li ospitano?
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A GENOVA
Il canile più capiente e affollato della provincia di Genova è quello di Monte Contessa. Si trova sulle alture di Sestri Ponente, sulla strada per la località Gneo, un chilometro e mezzo dopo il capolinea dell’autobus 51. Si chiama “Casa degli animali” ed è sempre stato gestito dall’associazione di volontariato Una (Uomo natura animali). Nella struttura vivono in media 170 cani, per una capienza totale di circa 200 elementi. Oggi però c’è il rischio che, dopo tanti anni di attività in prima linea (Una è attiva dal 2003) l’associazione non riesca ad aggiudicarsi il nuovo bando per la gestione della struttura, valido per i prossimi due anni. «Solo per partecipare alla gara la spesa è intorno ai 6500 euro, che per un associazione onlus è davvero tanto», scrivono i volontari sul loro sito. «La gara d’appalto è il 30 di giugno – spiega Clara Buongiorno, responsabile del canile – chi la vince deve gestire tutti i cani e i gatti in difficoltà sul territorio del Comune di Genova. C’è un pacchetto stanziato con una gara al ribasso; con la somma pattuita bisogna pagarsi tutto: le utenze, gli interventi veterinari, la manutenzione ordinaria». Oltre ai cani, nella struttura stazionano anche circa una trentina di gatti ogni giorno e altre piccole creature da soccorrere.
Non distante dal canile di Monte Contessa c’è quello di Monte Gazzo, gestito dall’associazione Amici del cane, con una capienza di circa un centinaio di elementi. I fondi per la gestione di questa struttura sono assegnati in modo diverso: «Abbiamo una convenzione con l’Asl di Chiavari e con alcuni Comuni dell’entroterra – dicono Gloria Mariotti, referente del canile, e Sandra Trentin, presidente dell’associazione – che ci pagano quote giornaliere per ogni cane che ospitiamo: da 2 a 4 euro al giorno. Per il resto ci sosteniamo con donazioni e lasciti, tra cui quello storico di Rina Gaioni, moglie di Gilberto Govi. Oggi l’affluenza è bassa rispetto alla media: abbiamo circa 70 ospiti». Poi ci sono strutture più piccole che, oltre a dedicare la loro attività a cani svantaggiati, vittima di maltrattamenti o di situazioni di disagio, operano anche come pensione. I padroni che vanno in vacanza possono farvi soggiornare il loro amico a quattro zampe con un costo che varia a seconda dal periodo prenotato. Indicativamente 250 euro per un mese, 100 per una settimana, 20 per il giorno singolo. Una di queste si trova a Prato in alta Val Bisagno, sulla statale per Bargagli. «È un canile privato, con un contratto con l’associazione Buon canile della durata di quattro anni, terminato a ottobre – spiega la volontaria Micol Chiari – collaboriamo con associazioni, con gruppi di privati, offriamo servizio di pensione per i cani di chi va in vacanza e, per il resto, ci sosteniamo anche attraverso l’organizzazione di eventi e raccolte fondi».
Una struttura simile, che si gestisce sia attraverso le convenzioni sia attraverso il servizio di pensione, è il canile di Arenzano. «Abbiamo circa 22 ospiti – dice il volontario Carlo Bovi – due soli cani, per ora, sono mantenuti dal Comune di Arenzano con 5 euro al giorno. Per il resto ospitiamo cani abbandonati o in arrivo da zone disastrate del Sud Italia, che ci impegniamo per adottare il prima possibile».
A SAVONA
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Se si guarda ai numeri nudi e crudi delle altre province, quella di Savona sembra essere una vera e propria isola felice. Sommando gli ospiti a quattro zampe di tutti i canili del savonese, compresi quelli dell’entroterra e della Val Bormida, si arriva a stento a pareggiare i conti con la più affollata delle strutture di Genova. Pochi cani abbandonati e tante adozioni quindi, ma la situazione non è delle più rosee: le associazioni hanno i loro grattacapi. Ad esempio l’Enpa di Savona sta cercando da anni di ristrutturare il canile di Cadibona ma si sta trovando di fronte a continui ostacoli di carattere burocratico. Il canile di Finale invece ha gli ingressi contingentati, perché ritenuto inadeguato dall’Asl, e sta aspettando che il Comune vari il progetto per una nuova struttura, più accogliente. Eppure alcune iniziative del passato hanno riscosso talmente successo da avere positive ripercussioni anche nel presente. «Per il randagismo la nostra provincia è un’isola felice – ammette Simonetta Sarcinella, del canile comunale di Cairo Montenotte, gestito in convenzione con quasi tutti i Comuni della Val Bormida – in parte bisogna dire grazie a una campagna di sterilizzazione che si è conclusa qualche anno fa, finanziata con contributi ministeriali e provinciali, dedicata alle famiglie a basso reddito. Ma il merito va anche al servizio veterinario dell’Asl 2, che ha creato un valido regime di collaborazione con le associazioni del territorio».
A IMPERIA
A Sanremo, nel canile gestito dalla sezione locale dell’Ente nazionale protezione animali, sono ospitati circa un centinaio di esemplari di cani abbandonati o che hanno subito rinunce di proprietà. Se ne contano almeno altri cento tra la pensione per cani e gatti “Gli Ulivi” di Imperia e il canile di Dolceacqua. Nel rifugio “La Cuccia” di Imperia invece gli ospiti sono circa 45. «Siamo convenzionati “a forfait” con il solo Comune di Imperia», spiega Maria Luisa Novaro, la responsabile, affiliata all’Ente nazionale per la difesa del cane.
ALLA SPEZIA
Sono quasi 400 i cani abbandonati e ospitati nei canili della Spezia: un numero pesante, in particolare se considerato nel rapporto con quelli delle altre province. Circa 130 vivono nel canile municipale della Spezia, che ospita i cani e i gatti abbandonati in città e nei suoi dintorni. Il canile di Monte Pezzino dà rifugio a un numero che varia tra 160 e 180 esemplari. Si tratta di una struttura del Demanio, un vecchio forte militare che si sostiene attraverso l’appoggio di 21 diversi piccoli Comuni. Intorno al canile dei Pioppi argentati di Tavolara invece gravitano quattro Comuni, tra cui quello di Sarzana, ma la struttura è nell’occhio del ciclone. L’amministrazione di Sarzana vuole portare i suoi cani a San Prospero, tra le proteste delle associazioni locali. «Dobbiamo porci come obiettivo quello di facilitare le operazioni di sterilizzazione – sostiene Zarrelli, responsabile provinciale dei diritti per gli animali – anche attraverso contribuzioni rivolte a chi ha maggiori difficoltà economiche. È l’unica via per non costringere così tante creature a una vita da recluse. Dobbiamo metterci in testa che il nostro territorio non può permettersi di gestire oltre a un determinato numero di cani».