Con 350 situazioni registrate nel 2012, Genova è tra i Comuni italiani con il maggior numero di affidi familiari. Numero ancora più rilevante se rapportato a quello della popolazione (a Milano, nel 2012, sono stati 250) e in crescita costante: nel 2011 erano 332 i genovesi che hanno preso in affidamento un minore. «Genova è da tanti anni molto sensibile a questo tema – spiega Paola Dameri, assessore comunale alle Politiche socio sanitarie – e non solo: in Italia le prime esperienze legislative sull’affido sono proprio genovesi, con l’emanazione, nel 1978, di un regolamento comunale per l’affidamento familiare. In Italia, la prima legge è entrata in vigore nel 1983».
Il tema si inserisce in un duplice percorso avviato da circa un anno: «Se da una parte – dice Dameri – stiamo cercando di intercettare il disagio con tempestività, aiutando così le famiglie a risolvere il problema e mantenere il bambino nel proprio nucleo, dall’altra parte, nei casi in cui è necessario l’allontanamento, vogliamo ridurre il ricorso agli istituti: stiamo lavorando per renderli sempre più confortevoli, ma diamo priorità all’affido, per il quale i genovesi si dimostrano sempre aperti e molto sensibili». Ancora paura e diffidenza nei confronti invece dei servizi sociali: «Vengono visti molto spesso come un ostacolo e addirittura un nemico. Non a caso è molto difficile che una situazione di sofferenza venga segnalata direttamente dalla famiglia: i primi disagi vengono intercettati dalle scuole, in altri casi dalla questura o dal tribunale». L’allontanamento dalla famiglia viene predisposto proprio dal Tribunale dei minori e, una volta concesso, l’affido può durare al massimo quattro anni: a differenza dell’adozione, l’affidamento prevede un reinserimento nella famiglia di origine. Oltre ad avere un limite temporale, sono possibili tre diverse situazioni di affido: diurno semiresidenziale, se il bambino trascorre solo parte della giornata con gli affidatari; tempo parziale, previsto solo per alcuni periodi dell’anno (per esempio i fine settimana o l’estate); residenziale, se il minore vive stabilmente, ogni giorno, con il nuovo (provvisorio) nucleo familiare. «Prima di trasferire il bambino in un nuovo ambiente – afferma l’assessore – costituito non necessariamente da una famiglia al completo, ma anche da una coppia con o senza figli o da una persona single, il nucleo affidatario viene sottoposto a una valutazione attenta soprattutto al profilo psicologico: non sono richiesti vincoli di età, istruzione o reddito, ma è fondamentale che il “nuovo tetto” possa garantire serenità al minore. La sua tutela resta sempre di competenza della civica amministrazione». Durante l’affidamento è mantenuto un contatto continuo con la famiglia di origine, seguita da un’unità multidisciplinare composta da educatori, servizi sociali e psicologi: «Considerando le difficoltà che sta attraversando oggi la sanità – precisa Dameri – c’è carenza di personale Asl: per questo il Comune fatica a trovare abbastanza psicologi per seguire tutte le situazioni di disagio». Sull’altro versante, la famiglia affidataria, anche in questo caso mai lasciata sola, ha diritto a un contributo economico ha diritto a un contributo economico di 340,86 euro al mese per i minori con più di 3 anni e poco più di 369 euro per quelli con meno di 3 anni. Prevista anche una serie di esenzioni, tra cui la retta per i nidi comunali e la mensa scolastica, come spiega l’assessore: «Da diverso tempo stiamo chiedendo alla Regione Liguria l’esenzione dal ticket per i bambini in affido, ma vista la difficoltà a reperire risorse, non è ancora stata concessa».
Oltre a rivestire un ruolo “pionieristico” sull’affidamento di minori, Genova ha anche sviluppato molte forme innovative su questa realtà (come l’affido di neonati e quello di stranieri senza genitori in Italia), e avviato molti progetti. Tra i promotori, dal 1996, del Coordinamento nazionale dei servizi affido e componente della Cabina di regia, Genova è stata tra gli enti che hanno curato il primo progetto nazionale “Un percorso nell’affido”, che ha consentito di sviluppare le linee d’indirizzo nazionali per l’affidamento familiare. Linee guida successivamente promosse e diffuse dal progetto “Parole nuove per l’affido”, da cui è nato un “sussidiario” sull’argomento. Per entrambi i progetti, Genova ha curato gli aspetti organizzativi ed economici. «Tra i nuovi progetti – ricorda l’assessore Dameri – anche “Pippi”, Programma di intervento per la prevenzione dell’istituzionalizzazione, e “Ho trovato un nuovo nonno” che, in collaborazione con Auser, coinvolge in questa esperienza anche gli over 60, consentendo loro di diventare, appunto, nonni affidatari».