«Sulla diga foranea c’è la necessità che il ministero dell’Ambiente vada un po’ più veloce. Questa situazione di “freno a mano tirato” non va bene, per il Paese e per la sua immagine. Spero che il ministero possa intervenire e adottare dei provvedimenti per non far perdere soldi e tempo agli italiani. Se su un’opera così non si riesce ad accelerare non credo sia una bella partenza, anche se in questo caso non si tratta di fondi del Pnrr. Ma anche su questo piano vedo che siamo a rilento». Lo ha detto questa mattina il deputato Edoardo Rixi, a margine del Blue economy summit in corso a Genova fino al 16 ottobre, in riferimento alla lettera arrivata la scorsa settimana dal ministero dell’Ambiente, in cui si spiega che per l’analisi di impatto ambientale per la diga foranea di Genova si dovranno attendere oltre sei mesi. I lavori per la nuova diga, secondo il cronoprogramma, dovrebbero partire tra il primo e il secondo trimestre del 2022, ma così si rischia di non stare nei tempi.
«Per la diga sono già state applicate due modifiche legislative − spiega Rixi − Ma non si è potuto fare a meno del passaggio al ministero dell’Ambiente, che si era ripromesso di fare in tempi record l’analisi di impatto ambientale. Ma la commissione di valutazione non è ancora stata costituita e poi ci vorranno ancora 180 giorni. Mi sembra che i tempi record che abbiamo in Italia siano paragonabili a quelli di una corsa tra una tartaruga e una lumaca. Credo che non si possa lavorare così se pensiamo di crescere e di agguantare quel +6% di Pil previsto l’anno prossimo, una crescita che bisogna guadagnarsi, non è scritta sul Vangelo o sulla Bibbia. Se le opere non vengono completate e non si danno prospettive sugli investimenti, il rischio è che poi le previsioni non si avverino. E sono fortemente preoccupato che, soprattutto sul nodo infrastrutturale ligure, quindi su tutta l’industria del Nordovest incontreremo problemi crescenti se non ci saranno norme ad hoc che consentano di accelerare moltissimo sui cantieri. Ciò vale per il Terzo Valico, per la Genova-Milano. E la Genova-Ventimiglia: pensare che si questa opera si farà nel 2029 non è un gran risultato per un Paese civile».
«Siamo in un Paese di folli − rimarca Rixi − Quando tutti dovrebbero lavorare per accelerare cose, per investire le risorse che abbiamo preso in buona parte a debito, e usare quelle ferme da anni nel bilancio dello Stato, mi sembra invece che ci siano ancora forze e resistenze della burocrazia nazionale che pongono veti e mezze misure che non consentano di andare a quella velocità necessaria, anche nell’ottica di spendere tutte le risorse e collaudare le opere prima del 2026».
Parte della responsabilità, per Rixi, è anche dei commissari: «Credo che i commissari vadano valutati per il mantenimento della tempistica sulle opere e per la qualità delle opere realizzate e in base a quello devono essere remunerati. Devono avere delle strutture in grado di agire su opere commissariate e che non siano le stesse strutture che Rfi e Anas usano per altre opere. abbiamo bisogno di un pool per completare le pere entro il 2026».